Bloody Beetroots presenta Hide: “Che sogno suonare con Paul McCartney”

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The Bloody Beetroots - HIDE - Artwork

Sir Bob Cornelius Rifo, l’uomo che si nasconde dietro i Bloody Beetroots, è rilassato. È uno dei più venerati artisti della scena elettronica mondiale, eppure è sorridente quando arriva in sala stampa. In Italia non è molto conosciuto, mentre all’estero è venerato.

Devo dire la verità, viste le premesse, mi aspettavo un deejay spocchioso, tiratissimo in palestra e con un finto accento americano nonostante provenga da Bassano del Grappa, probabilmente vestito con la stessa maschera che mette ai concerti e con la quale deve essere sempre fotografato “per contratto”, e invece mi sono trovato davanti un musicista nato nel 1977, nello stesso anno del punk, che crede moltissimo in quello che fa e che ha voglia di confrontarsi con gli altri. Racconta di quando gli hanno chiesto con chi gli sarebbe piaciuto duettare e quasi senza pensarci ha risposto Paul McCartney. Caso vuole che ci fosse un amico in comune, e alla fine Sir Paul si è ritrovato a urlare come un matto su “Out of sight”, primo singolo e uno dei pezzi migliori dell’album “Hide” che esce oggi 17 Settembre.

The Bloody Beetroots - HIDE - Artwork
The Bloody Beetroots – HIDE – Artwork

Un disco pieno di collaborazioni: oltre all’ex Beatles ci sono Tommy Lee dei Motley Crue, il cantante australiano Sam Sparro, il chitarrista Peter Frampton, Youth dei Killing Joke, insomma, non ci si annoia. Musicisti diversi, con influenze diverse, perché a Sir Bob piace “circondarsi di musica” e bisogna “recuperare il passato per costruire il suono del futuro, unire l’analogico con il digitale“. Aldilà dell’apparente banalità della frase, la passione che Sir Bob ci mette, l’entusiasmo, la voglia di far conoscere la propria musica sono, senza giri di parole, fantastici.

Rispetto a “Romborama, il disco d’esordio, “Hide” suona ancora più adatto a essere suonato live. L’unico concerto italiano sarà all’Alcatraz di Milano l’11 Novembre, e bisogna prepararsi a un vero e proprio spettacolo anche se, ammette, “devo calcolare perfettamente ogni movimento perché con la maschera e le luci sono quasi cieco sopra il palco“. Un concerto nel quale il progetto Bloody Beetroots diventa Bloody Beetroots Death Crew 77, allargando la formazione dal solo Sir Bob a Battle, ex batterista degli Zu, e Tea, il mago degli effetti sonori.  Per far capire ancora meglio la portata internazionale del progetto, a Ottobre sarà headliner a un festival a Los Angeles e poi a Parigi, ma quando gli si fa notare che in Italia i suoi concerti sono sempre sold out risponde “Si, ma perché spesso in Italia mi fanno fare una data unica. Purtroppo, devo ammetterlo, sono ancora di nicchia“.

Alla fine gli abbiamo chiesto con chi gli piacerebbe duettare nel prossimo disco. Anche qui, la risposta è stata abbastanza sorprendente: “Stevie Wonder, sarebbe fantastico averlo come ospite“. Beh, non ci resta che attendere che torni in sala di registrazione, chissà che il buon vecchio Stevie non risponda all’appello.

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