Provengono dall’Emilia Romagna, culla del rock italiano, hanno partecipato al Festival di Sanremo 2013 nella sezione Giovani, ma la loro carriera parte da molto lontano nel panorama indipendente: i Blastema sono la rivelazione del momento e continuano a riscuotere successo. Alla kermesse della canzone più famosa d’Italia si sono presentati con “Dietro l’intima ragione”, un brano forte che ha portato una scarica di adrenalina sul palco del Teatro Ariston. Il pubblico e la sala stampa, così come la Giuria di Qualità, hanno apprezzato tanto da farli arrivare alla finale, in cui si sono classificati alla quarta posizione. Noi di MelodicaMente li abbiamo contattati nei giorni precedenti l’inizio della manifestazione ed abbiamo voluto parlare nuovamente con loro al suo termine, per capire cosa era cambiato e come i Blastema avessero vissuto l’intera esperienza. Ecco cosa ne è venuto fuori.
I Blastema prima dell’avventura sanremese
Siete stati selezionati direttamente da Mauro Pagani per essere tra i concorrenti della sezione Giovani del prossimo Festival di Sanremo. Come avete appreso la notizia? Ci avevate sempre creduto o qualche volta avete avuto dei tentennamenti?
Abbiamo accolto la notizia con incredulo entusiasmo, proprio perché privi d’aspettativa alcuna. Non era scontato né semplice per un gruppo come il nostro entrare a far parte del principale evento musicale e mediatico nazionale, per cui esserci e far sentire la nostra musica, in rappresentanza anche delle migliaia di artisti relegati al limbo del sottosuolo, è per noi un grande onore e una sentita responsabilità.
Manca ormai poco all’inizio della manifestazione, come vi state preparando? Che cosa vi aspettate?
Stiamo cercando di suonare il più possibile così da raggiungere lo stadio in cui il pezzo viene completamente interiorizzato ed esce da sé, privato dei lambicchi della coscienza, come gesto fisico e non come sforzo mentale. Inutile sottolineare che l’emozione sarà tanta ed è ovvio che stiamo facendo di tutto per controllare le variabili a noi assoggettate. In questo un grande plauso va alla nostra squadra tecnica che ci supporta e sopporta anche nei momenti più stressanti e un apprezzamento particolare lo merita Federico Galazzo, il nostro fonico (pessimo a calcino).
Quando una rock band come la vostra arriva sul palco del Teatro Ariston, la prima curiosità che viene in mente riguarda l’orchestra e al nuovo arrangiamento che il brano proposto avrà adattandosi ad essa. Avete già avuto modo di provare con l’orchestra? Quali impressioni avete avuto?
Abbiamo provato con l’orchestra tre volte, una a Roma e due all’Ariston di Sanremo e siamo molto soddisfatti del risultato. Il brano, per come è stato concepito in fase di arrangiamento, è un continuo flusso dialogico con l’orchestra e per questo è stato fondamentale trovare la corretta sinergia tra il gruppo e i maestri dell’orchestra. A tal proposito è stato determinante l’esperienza, il carattere e la bravura del nostro “bel” direttore, il maestro Enrico Cremonesi.
In occasione della partecipazione al Festival sarà pubblicato di nuovo il vostro secondo album “Lo stato in cui sono stato”, rispetto alla prima edizione conterrà il brano di Sanremo “Dietro l’intima ragione”. Avete anche pensato di riarrangiare gli altri pezzi della tracklist?
“Lo stato in cui sono stato” riedizione, conterrà oltre a “Dietro l’intima ragione” anche “Tira fuori le spine” versione acustica.
“Dietro l’intima ragione” è un brano tipicamente rock, un suono forte e duro che esplode nell’inciso dopo un inizio più calmo. Come è nato il brano e perché lo avete scelto per rappresentare il mondo dei Blastema al Festival?
Il brano è nato in un momento di passaggio, tra le ceneri del disco appena concluso e nuove idee impregnate di futuro prossimo. É un brano estemporaneo, che racchiude non tutte, ma molte, delle caratteristiche fondamentali del nostro modo di scrivere e suonare. Come abbiamo capito che era il brano ideale da presentare alle selezioni per il Festival? Semplice, in quel momento era l’unico.
Provenite dal panorama della musica indipendente italiana e all’Ariston ne sarete tra i rappresentati: qual è la chiave per far apprezzare al grande pubblico un genere, un mondo che spesso per snobismo viene tenuto lontano dai riflettori?
Chiaramente nessuno conosce la chiave per fare apprezzare sé stesso e ciò che gli sta a cuore. Noi abbiamo sempre creduto che il fondamento non fosse far apprezzare la propria musica, quanto capire se ciò che si sta facendo, suonando vivendo è giusto per se stessi e per gli altri. La musica è un dono prezioso che parla ai cuori e si fa sentire, anche se sommessa, quando la sua sostanza è veritiera.
Come credete che usciranno i Blastema da questo grande frullatore mediatico da cui state per essere travolti? Verrà mai tradita la vostra anima rock indipendente?
Sono sicuri che ne usciremo incolumi. La stessa garanzia non posso darla per il frullatore.
Blastema: il successo post Sanremo
Il Festival si è concluso, siete arrivati alla finale della sezione Giovani ed avete convinto buona parte del pubblico. Siete soddisfatti dei risultati ottenuti?
Certo, questa domanda è quasi retorica. Siamo molto soddisfatti, perché c’erano delle indicazioni preventive che non ci davano tra i favoriti per l’accesso in finale, vuoi perché eravamo gli outsider che affrontavano artisti molto più conosciuti di noi e già affermati, vuoi perché siamo un gruppo ed essere un gruppo a Sanremo è sempre più difficile per questioni logistiche e di suono su un palco complesso. Invece siamo riusciti, attraverso un’esibizione non perfetta nell’esecuzione, ma che ha fatto trasparire esattamente la nostra essenza, a far vedere che i Blastema non si sono trasformati perché il palco era diverso, hanno fatto quello che fanno di solito. Mi accorgo dai commenti che stiamo ricevendo che questa cosa è passata, che è ciò che è più importante per noi, quindi siamo ancora più contenti.
Guardando i dati di voto, risulta che voi siete stati premiati molto dalla sala stampa, che nel corso della prima sera vi ha preferiti anche a Renzo Rubino, dai più dato come papabile vincitore. Ciò che vi ha penalizzato sembra essere stato il televoto da casa, quindi. Come spiegate questo aspetto e questi dati?
L’interpretazione è molto semplice: il nostro tipo di proposta è molto meno generalista rispetto ad altre che si incontrano a Sanremo. Noi abbiamo fatto quello che facciamo di solito, abbiamo scritto una canzone, le abbiamo dato i contenuti e ciò che ci interessava e l’abbiamo proposta. Certamente, la canzone di Antonio (Maggio, in gara con “Mi servirebbe sapere”, ndr) che è bella spigliata, era più adatta ad un palcoscenico del genere o per un pubblico, diciamo, più preparato per Sanremo. Però la cosa straordinaria è che quest’anno, nonostante ci fossero pezzi più sanremesi, per altro di grande qualità, soprattutto tra i giovani, c’è stata una specie di rivoluzione dell’auditel: oltre ai grandi dati di quest’anno, commentavamo con gli autori nel dietro le quinte che il numero di laureati che aveva guardato il Festival aveva superato quello delle persone che hanno una licenza superiore, mentre gli altri anni era al contrario.Questo vuol dire che c’è stato un bacino di 5-6 milioni di persone che Sanremo non lo aveva mai visto e quest’anno si sono messi a guardarlo. Forse questo spiega anche perché i Blastema sono arrivati in finale. Non si poteva andare oltre a ciò che è successo, altrimenti sarebbe stato veramente un miracolo dal punto di vista musicale e culturale. A noi è andata benissimo così e le persone da casa hanno premiato un tipo di proposta più consona ai loro gusti e a quelli della televisione generalista.
Come giudicate l’intera esperienza di questo Sanremo 2013? Ci sono stati retroscena che non vi aspettavate, sia in positivo che in negativo?
Ci siamo resi conto che Sanremo è una grande macchina di spettacolo, più che un format musicale: per quanto tu cerchi di incentrare tutto sulla musica, in realtà questa riveste un ruolo comprimario, perché la priorità è fare spettacolo. In tutto questo, i tecnici che sono dietro sono straordinari e capaci, ma mai abbastanza, perché alla fine ci siamo trovati due volte di essere saliti sul palco la sera, senza aver fatto le prove al pomeriggio, per i tempi strettissimi tra conferenze stampa e interviste. Per un musicista è improponibile, perché non sai che ascolti avrai, non sono sempre gli stessi della prova precedente ma non si può fare altrimenti: nel momento in cui accetti di salire su quel palco, che ti può dare tanto e togliere tutto in un secondo, sai già che dovrai essere preparato ad ogni evenienza. Altra cosa che abbiamo imparato è che non si è mai abbastanza pronti per salire sul palco: abbiamo visto le reazioni dei Big, o cosiddetti Big, che in realtà erano molto simili alle nostre, una tensione che si taglia con il coltello, puro terrore, anche perché arrivi nei camerini 40 minuti prima dello spettacolo, passi il tempo in giro a cercare di non pensare… In ogni caso è un’esperienza che sono felice di avere fatto. I gruppi solitamente snobbano Sanremo, ma tutti ci vorrebbero andare, non tutti ci riescono. Se mi chiedessi adesso se domani tornerei a Sanremo, ti direi di no, perché è un’esperienza talmente intensa, veloce e potente da sfinirti.
Facendo un bilancio, pensate che il Festival sia stato realmente così utile ai Blastema come avevate immaginato? Quali sono gli effetti che potete già riscontrare fin da adesso?
E’ stato utilissimo. Sanremo ha aperto una strada che prima esisteva ma era un sentiero. Per fare un esempio in numeri, i Blastema ci hanno messo due anni per avere 2500 “Mi piace” nella pagina di Facebook, adesso siamo a 7 mila, una portata mediatica incredibile. Poi, è ovvio che non si può prescindere dal fatto che è necessario ci sia un progetto dietro, perché desso tutti parlano di noi, facciamo interviste e ci chiamano a suonare, ma se non ci fosse niente dietro, tra due mesi sarebbe tutto finito. Siamo molto contenti perché riusciamo a fare quello che facevamo prima, con le stesse persone di prima, ma in maniera più agevole per tutti. Adesso sta a noi.
In questo periodo post sanremese di che cosa vi state occupando?
In questo momento stiamo facendo molta promozione, che ci porta via tempo perché dobbiamo muoverci tra Milano, Roma e varie città. E poi stiamo facendo concerti: giovedì saremo al teatro storico di Longiano per una data sold out ed abbiamo dovuto aggiungere una seconda date per la richiesta (che si terrà il 1° Marzo, ndr). Poi il 19 e 20 Marzo saremo, rispettivamente, a Milano alla Salumeria della Musica e al Circolo degli Artisti di Roma, da lì partirà il tour vero e proprio, di cui stiamo definendo ancora i dettagli. Si prospetta un’estate intensa, come giusto che sia e come ci piace che sia.