Dopo un battage pubblicitario importante, che ha visto impegnati tra gli altri Enrico Ruggeri, Mara Maionchi, Caparezza, Marco Masini, Max Pezzali, Cristina D’Avena, Francesco Baccini e Sergio Caputo, è finalmente uscito “Bikinirama“, il disco di esordio del trio omonimo di ragazze di cui conosciamo solo il nome d’arte: Mariachiara, Scyana e Allegra. Il disco, prodotto da Michele Monina e arrangiato da Nicolò Fragile, si avvale dei featuring di tanti artisti ed è stato prodotto dalla Universal Music. E basta. Le informazioni in nostro possesso sono finite.
Una delle chiavi di presentazione di questo disco, infatti, è stata proprio la curiosità creata ad arte attorno a questo nuovo progetto musicale, con tanti nomi famosi per dare maggiore enfasi a questa release utilizzando il paradosso per caricare di attese un qualcosa che fino a poco tempo prima era a dir poco ignoto (la pagina Facebook del gruppo, a tutt’oggi, ha poco più di 1000 likes).
L’album, composto da dodici tracce per 41 minuti di musica, si apre con il brano “Vota Bikinirama“, un pezzo pop estivo e solare che sicuramente rimane in testa e colpisce parzialmente l’attenzione dell’ascoltatore. Ed è anche una delle poche canzoni senza nessun ospite, come vedremo più avanti e come notiamo subito con il secondo pezzo, “Quando si parte si parte“, una sorta di rap che richiama alla mente Fedez con la sua “Magnifico” e che vede la partecipazione di un sempiterno Enrico Ruggeri: il pezzo però non funziona tranne che nel ritornello e la metrica non è spesso legata alla musica. Troppo poco.
“Io so cos’è bruciare” profuma di synth pop e di anni ’80, di voci effettate e di robot, di batterie elettroniche e di socialità, con la presenza di Andrea Mirò che impreziosisce il brano con un ritornello estremamente rock: “Poco più in là” vede la partecipazione della cantautrice milanese Emanuela Bosone (in arte Manupuma) ed è un brano… come dire, MTV-style, dalla costruzione musicale semplice ma efficace che si inserisce bene nell’ultimo filone musicale del pop italiano. Con “Irraggiungibile” troviamo Matteo Gabbianelli dei Kutso e troviamo forse il pezzo migliore del disco, un brano lento e raffinato che parla di amore in maniera moderna e che è capace di colpire l’attenzione e di lasciare un ottimo ricordo di sè.
“Non ti sento” vede non uno, ma due ospiti: Romina Falconi e Federico Zampaglione dei Tiromancino, per un pezzo synth-pop dal ritmo nervoso e elettrico di relazioni giunte ormai alla fine; la chitarra presenta “La terra sotto i piedi” con la partecipazione di Claudia Magrè, buon pezzo pop-rock che potrebbe avere anche un buon successo radiofonico, vista la sua fruibilità quasi istantanea, mentre in “Quello che gli occhi” ritroviamo Andrea Mirò, la sua chitarra e la sua voce che ci regalano una delle canzoni migliori del disco.
Le Bikinirama con “Non chiedermi perchè” sfruttano la presenza di Garbo (e chi come me è vissuto negli anni ’80 avrà avuto un sobbalzo) e ci regalano un bel pezzo synth-pop cupo e minimale, dalle atmosfere ricercate e notevoli con un richiamo a “Children” di Robert Miles. “Una per una” vede l’ultima partecipazione del disco, Sara Mazo degli Scisma, per un brano country pop che parla di autostima e di certezze che crollano.
Il disco si avvia verso la fine e troviamo finalmente due canzoni senza nessun ospite: “Trovami sì” e “Le parole sono come i dischi“. La prima canzone richiama la disco alla Spagna e francamente non sembra avere molto senso con tutto la musica del disco, dato che sembra uscito fuori da un after di Tomorrowland. Non è un brano malvagio, anzi, ma è abbastanza fuori contesto rispetto al resto del disco. Anche il secondo brano è un synth-pop abbastanza da disco, ma dal gusto più elevato e con una maggiore sensibilità musicale, che mostra come forse tutti questi featuring forse hanno fatto danno più che altro, se questa è la vera natura delle Bikinirama.
Il disco di esordio delle Bikinirama è stato presentato in pompa magna come pop d’autore, con arrangiamenti curati e mirati, con dodici singoli capaci di diventare dodici potenziali singoli da presentare al disco. La missione è riuscita a metà. Ci sono davvero troppi, troppi ospiti in questo disco d’esordio (otto su dodici canzoni hanno dei featuring) per poter giudicare le Bikinirama “da sole”. Capisco le mosse pubblicitarie, capisco il battage misterioso e intrigante, ma se poi in mano hai un prodotto snaturato da troppe mani e voci il giudizio finale non può che esserne compromesso. Mi conservo di questo disco di esordio le due canzoni finali che mi hanno sinceramente stupito e altri tre brani come “Irraggiungibile“, “Quello che gli occhi” e “Non chiedermi perchè“, ma per il resto è tutto pop che lascia poca traccia di sè nella testa dell’ascoltatore. Bikinirama rimandate a settembre? Direi più promosse con qualche credito da recuperare e in attesa di un nuovo lavoro con maggiore autonomia.
Per come è stato pubblicizzato il prodotto fino ad oggi, ovvero tramite personaggi noti e meno che le incensavano come dovesse arrivare il nuovo Jimi Hendrix sulla terra, non è altro che fuffa degna del sottofondo del gioco della bottiglia a una festa di tredicenni.
Se si fossero presentate in modo meno arrogante, con un viral marketing meno 2005, ma più 2016, magari avremmo anche potuto apprezzarle.
Che si godano i 1400 like su Facebook