Bersani sceglie “Inno” di Gianna Nannini come canzone del Pd

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Gianna Nannini - Inno - Artwork

Su tutte le tv impazza la campagna elettorale, su ogni giornale si scrivono fiumi di parole per commentare le notizie politiche quotidiane e ogni giorno si discute di un nuovo candidato a sorpresa.

In mezzo a tutto ciò arriva la notizia che il leader del Pd Pierluigi Bersani ha scelto come canzone simbolo del proprio partito “Inno” di Gianna Nannini,  brano che dà il titolo al nuovo album della cantautrice senese, uscito lo scorso 15 gennaio. L’annuncio della scelta è arrivato proprio dal candidato del Pd che su Twitter ha fatto i suoi complimenti alla Nannini e ha dichiarato la scelta della canzone: “Il nuovo disco di Gianna Nannini è bellissimo, ho scelto la sua canzone Inno e da domani accompagnerà il Pd“. La reazione della cantautrice toscana come previsto non si è fatta attendere e così con un pizzico di ironia ha risposto simpaticamente scrivendo:

Complimenti per la scelta! Finalmente qualcuno che si intende di musica! Inno è il pezzo più bello che ho scritto negli ultimi 20 anni!

Il segretario dei democratici è così rimasto fedele ad una tradizione proprio del partito di sinistra. Nel 1996, Romano Prodi infatti scelse la “Canzone popolare” di Ivano Fossati aggiudicandosi la vittoria su Silvio Berlusconi mentre nel 2001 la scelta di Francesco Rutelli ricade ancora una  volta su Fossati e sul brano “Una notte in Italia”.  Luciano Ligabue ha rappresentato il Pd nel 2006 con “Una vita da mediano” mentre nel 2008 Walter Veltroni ha scelto “Mi fido di te” di Lorenzo Jovanotti.

Gianna Nannini - Inno - Artwork
Gianna Nannini – Inno – Artwork

“Inno” avrà dunque il compito di sostenere la campagna del Pd che procede tra alti e bassi e si prepara ad affrontare settimane di fuoco. Alla Nannini di certo non sarà dispiaciuto essere stata chiamata in causa dalla politica dal momento che già nelle scorse settimane in occasione della presentazione del nuovo album aveva parlato anche di politica e aveva espresso l’augurio di una rinascita per l’Italia diventata negli ultimi anni un Paese  di uomini incivili, omofobi e persino inospitali.

 

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