Belle&Sebastian: “Girls in Peacetime Want to Dance”. La Recensione

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“Girls in Peacetime Want to Dance” è il nono e nuovo album della band indie rock scozzese dei Belle and Sebastian: il disco è stato prodotto e mixato ai Maze Studios di Atlanta da Ben H. Allen III ed è stato pubblicato come doppio LP.

Anticipato dal singolo “The party line” nell’ottobre scorso, è stato annunciato dal video del singolo “Nobody’s Empire” che parla della Sindrome Cronica da Affaticamento, malattia con cui il songwriter Stuart Murdoch combatte dagli inizi della carriera: “E’ la canzone più personale che abbia mai scritto. Mi domando ora che piega avrebbero preso le cose se non mi fossi ammalato… …quel periodo è stato fondamentale per tutto ciò che è successo nella mia vita negli anni seguenti”.

Il nuovo lavoro, composto da 12 canzoni per 61 minuti di musica, si apre proprio con “Nobody’s Empire“, brano coinvolgente e intrigante che apre bene il disco: subito dopo troviamo “Allie“, pezzo aperto da un coro vocale e che mostra il lato rock (e politico) del gruppo mostrato dalla parte chi è dominato e sogna una vita diversa.

Con il basso elettrico si annuncia “The Party Line“, canzone coinvolgente e ritmata dal sapore di disco tropicale e che mostra quanto la natura dei BeS sia eclettica e variegata: nel brano successivo, “The Power of Three“, troviamo la presenza della tastierista Sarah Martin alla voce per una melodia guidata dalle tastiere elettroniche con vaghe reminiscenze della band post-punk scozzese Orange Juice and Josef K.

Con gli archi di “The Cat with the Cream” ed il pop semi-acustico di “Ever Had a Little Faith?” la band decide di fare un salto nel passato, visto che la seconda canzone è stata scritta prima dell’album di debutto “Tigermilk” del 1996. “Enter Sylvia Plath” spiazza per la sua natura disco a cavallo tra i Pet Shop Boys e i Saint Etienne e parla di una delle eroine di tutto il gruppo.

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Belle and Sebastian – “Girls in peacetime want to dance” – Artwork

The Everlasting Muse“, con il suo andamento jazz e il suo ritornello che sembra preso da un disco dei Cosacchi dell’Armata Russi, spiazza completamente l’ascolto, sfuggendo alle catalogazioni: subito dopo troviamo “Perfect Couples” cantata dal chitarrista Stevie Jackson con molti richiami agli anni ’70.

L’atmosfera caraibica e spensierata di “Play for Today” trova la presenza di Dee Dee Penny, frontwoman delle Dum Dum Girls, per una canzone allegra e piacevole: in “The Book of You” ritroviamo la voce di Sarah Martin per un brano dai ritmi molto Eighties. Il disco si chiude con “Today (This Army’s for Peace)“, ballad in controtempo dalle atmosphere sospese e dal ritornello in qualche modo rock.

Tutto il nuovo album dei Belle and Sebastian fluttua tra acustico e elettronico, calmo e disco: è un album di difficile lettura e porta quasi a pensare che la band abbia scelto le canzoni pescando bussolotti a caso da un’urna. L’intero lavoro (di cui segnaliamo “Ever Had a Little Faith?“e il pezzo di apertura “Nobody’s Empire“) lascia la sensazione che il gruppo scozzese abbia preso una strada ma che non sia ancora arrivata a destinazione. Un disco molto strano ma al contempo stesso molto intrigante.

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