Andrea Battistoni, 24 anni, e’ l’alfiere italiano della nuova ondata dei direttori d’orchestra trentenni, giovani ai quali in questi ultimi anni le istituzioni musicali stanno guardando con grande attenzione.
Un’avanzata che sembra inarrestabile da parte di queste giovani bacchette che anche in Italia stanno prendendo il sopravvento portando con sè una ventata di freschezza e di novità in un settore, quello della musica classica, considerato, soprattutto in Italia, un settore musicale da “terza età”. Questi giovani, oltre a portare una nuova ondata di energia, portano anche una carica di entusiasmo che “nella musica serve quanto la perizia tecnica”, come ha sottolineato Bruno Cagli, sovrintendente/presidente dell’Accademia di Santa Cecilia, istituzione che insieme alla Scala ha scommesso sui giovani talenti.
Ma sentiamo dalla viva voce di Battistoni cosa ne pensa lui della cosa: “E’ un fenomeno che si sta cercando di comprendere. In un momento come questo in cui l’attenzione nei confronti dell’opera lirica si è abbassata molto, l’iniezione dei direttori trentenni serve a fare capire che la meraviglia di questa musica ha ragion d’essere ancora oggi, visto che noi giovani ce ne interessiamo. E’ una musica che non muore.
Noi giovani possiamo attirare in teatro le nuove generazioni, quelle più restie a frequentare la musica classica. Spero che sia così, e del resto quando ho fatto lezioni concerto o prove aperte ai giovani, ho notato in loro un certo interesse, soprattutto se si fa percepire la musica classica come musica e basta e non si vuole fare una lezione su come si ascolta o come si sta a un concerto. Quello che voglio far capire è che questa musica, scritta anche secoli e secoli fa, parla delle stesse sensazioni e degli stessi temi, magari in modo diverso, di cui parlano le musiche di oggi’‘.