Era considerato uno dei dj più famosi al mondo Avicii, pseudonimo di Tim Bergling.
Una vera e propria istituzione, a soli 28 anni, nel mondo della musica dance elettronica. Tutti, almeno una volta, hanno ballato sulle note della sua “Wake me up“, uno dei suoi pezzi più noti.
Venerdì sera il giovane dj è stato trovato privo di vita. In quei giorni si trovava a Muscat, in Oman, e a confermare la notizia della sua morte è stata la sua agente, chiedendo rispetto per la privacy tramite un comunicato:
La famiglia è sconvolta e chiediamo a tutti, per favore, di rispettarne la privacy in questo momento difficile.
La carriera di Avicii
Tim Bergling era nato a Stoccolma l’8 settembre 1989. Aveva mostrato presto la sua grande passione per la musica, iniziando a mixare le canzoni nella sua camera da letto per poi passare ai più importanti djset del mondo. A 18 anni, era il 2007, firmò il suo primo contratto discografico e il suo primo brano a riscuotere successo fuori dalla Svezia fu “Seek Bromance“, uscito nel 2010. Il pezzo fu seguito da una serie di grandi successi come “Levels” e “Wake me up“. Nel 2016, dopo il clamoroso successo, Avicii aveva scelto di non esibirsi più dal vivo e dedicarsi solo alla produzione di album in studio. Ne aveva due all’attivo: “True“, del 2013, e “Stories“, del 2015. La sua vita è stata raccontata nel documentario “Avicii: True Stories” in cui Tim non aveva fatto segreto dei suoi problemi nel gestire la fama e il successo.
Il suo ultimo concerto dal vivo si è tenuto nell’agosto 2016 al Tennent’s Vital Festival di Belfast, in Irlanda del Nord. Avicii aveva dichiarato di volersi ritirare dalle scene per il troppo stress e anche perché aveva avuto diversi problemi di salute legati all’abuso di alcol. Di questo non aveva mai fatto segreto, lo aveva raccontato anche in un’intervista rilasciata al Time. Nel documentario, diretto dall’amico e collaboratore Levan Tsikurishvili, si parla appunto della forte pressione che il dj super-star ha dovuto affrontare per rimanere sempre al passo con le richieste di un mondo al quale non sentiva di appartenere del tutto. Nel settembre 2017, parlando del documentario, Tsikurishvili aveva dichiarato:
I giovani possono imparare molto da questo film. Che la vita può sembrare divertente e glamour su Instagram e sui social ma non hai davvero idea di cosa sta succedendo dietro tutto quello.
Parole che suonano più attuali e inquietanti che mai, alla luce dei fatti accaduti nei giorni scorsi.