Non solo grandi nomi o personaggi già affermati da anni nel panorama della musica, MelodicaMente punta anche sui giovani emergenti: tra questi oggi vi parliamo degli Astenia, anzi parliamo con gli Astenia. Li abbiamo contattati ed abbiamo fatto quattro chiacchiere, che vi proponiamo. Band nata alle porte di Roma nel 2008, dopo molti festival e contest si sono sentiti pronti a pubblicare il loro primo EP “Fa che sia tutto diverso”, che vede la collaborazione dei Velvet.
Un mix di Pop con accenti rockeggianti e qualche punta di elettronica fanno di loro un gruppo da tenere d’occhio prossimamente, le premesse ci sono tutte. Eccovi le domande, ma soprattutto le risposte di questa intervista agli Astenia.
Cominciamo dal nome che avete scelto ormai sette anni fa, quando avete formato la band. Astenia è un termine medico che indica una lentezza dei movimenti, una sorta di apatia, apatia, però, che non si ritrova affatto nella vostra musica al contrario molto energica. Come mai la scelta proprio di questo nome?
Ci piaceva molto il suono della parola, era immediata e il fatto che rappresentasse il contrario di quello che esprimiamo con la nostra musica è stato un motivo in più a favore della scelta di questo nome.
Il 27 Aprile scorso è uscito “Fa che sia tutto diverso”, il vostro EP di esordio, che arriva al termine di un lungo percorso per riuscire ad entrare in maniera stabile nel panorama della musica italiana. L’esperienza maturata in questi anni vi ha aiutati nella lavorazione del disco?
Assolutamente sì, abbiamo avuto la fortuna negli anni di poterci confrontare con varie realtà che ci hanno fatto crescere. Crescendo abbiamo avuto la possibilità di capire anche dove stavamo andando con la nostra musica. “Fa Che Sia Tutto Diverso” per noi rappresenta un punto di partenza. Abbiamo levato l’ancora e adesso si parte.
L’EP è realizzato con la collaborazione artistica dei Velvet, di cui avete anche aperto i concerti in passato. Avere la fiducia di un gruppo del genere è sicuramente motivo di orgoglio, ma risentite anche di una certa pressione per ripagare, in un certo senso, la fiducia che loro hanno riposto in voi?
Lavorare con un gruppo che è sempre stato un tuo punto di riferimento all’interno del panorama musicale italiano è senz’altro motivo d’orgoglio e, per fortuna, non abbiamo mai sentito nessun tipo di pressione in questo, anzi… I Velvet si sono comportati con noi come fossero dei fratelli maggiori, ci hanno dato una rotta da seguire poi è sempre spettato a noi capire e mettere in pratica i loro consigli.
Oltre ai concerti dei Velvet, nel vostro curriculum potete vantare di aver aperto le performance di personaggi del calibro di Il Teatro degli Orrori, Tre Allegri Ragazzi Morti, Vanilla Sky. Com’è stato stare a contatto con loro? Avete avuto modo di imparare qualcosa da loro?
Quando si entra in contatto con dei professionisti bisogna stare sempre con gli occhi ben aperti. In questi casi c’è sempre da imparare qualcosa, sia prima che durante il live. Di ogni collaborazione e per ogni concerto insieme a grandi nomi manteniamo piacevoli aneddoti.
“Fa che sia tutto diverso” viene descritto come un mantra da ripetersi per non mollare mai, anche quando la situazione sembra portarci ad un vicolo cieco. Si potrebbe dire che è il vostro motto, la linea che avete seguito nel corso di questi anni per arrivare fino a qua?
Esattamente. È la linea che seguiamo ogni giorno, non solo nella musica. Non bisogna mai perdere la speranza nel cambiamento anche quando tutto ci sembra contro. Serve tanta passione e tanto coraggio per cambiare le cose ed ogni giorno è quello buono per iniziare. Non bisogna mai mollare, non bisogna mai smettere di credere nella possibilità che tutto possa migliorare.
L’EP si presenta come una summa di quattro brani sostanzialmente catalogabili come Pop, in realtà avete inserito spunti che li fanno spaziare tra molte sfumature diverse: troviamo sezioni orchestrali, grande lavoro di synth, molta elettronica e qualche accento rock. Un po’ l’esempio di come fare musica sia tanto impegnativo quanto qualcosa di estremamente giocoso e divertente.
Anche qui non posso che darti ragione. Ci piace molto mischiare le carte, spaziare e giocare con i suoni. C’è da dire poi che tutto diventa molto impegnativo quando si parla di riportare quello che abbiamo creato in studio all’interno della dimensione live, che è quella che ci piace di più. Ma anche questa è una sfida… una sfida che vuol dire stimoli e noi senza stimoli proprio non sappiamo stare.
Nel vostro curriculum si possono segnalare le partecipazioni a vari festival e contest cui avete preso parte non soltanto in Italia, ma anche all’estero. Spesso siete stati premiati direttamente dal pubblico: per voi ognuno di quei successi deve essere stata una vera iniezione di fiducia, che vi ha spinti a fare sempre meglio.
Certo, sapere che i nostri brani sono stati recepiti in un certo modo ci ha spinto, e ci spinge, a fare sempre meglio. Ci piace soprattutto credere che ogni nostra canzone possa essere interpretata e fatta propria da chi l’ascolta. La musica è bella proprio per questo, ognuno è libero di prendere un pezzo e di farlo suo adattandolo ai propri ricordi e alle proprie sensazioni. E’ come un sapore o un profumo che in un attimo riesce a ricordarti qualcosa della tua vita.
Sono passati sette anni da quando gli Astenia sono nati dalle idee di Gianluca ed Edoardo, gli altri membri si sono aggiunti nel tempo, creando questo incredibile sodalizio. Sette anni fa avreste mai immaginato dove sareste arrivati?
Posso dirti che il viaggio è ancora lungo… siamo appena all’inizio!