L’anticiclone dei Senatore e i loro “Bisogni primari”

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Per questa puntata di The Passenger – La musica nuova passa da qui MelodicaMente è testimone di una rinascita: infatti in questa puntata parleremo di un gruppo che ha deciso di abbandonare il suo precedente percorso musicale per rinascere con una nuova forma e un nuovo spirito. Signori, ecco a voi i Senatore.

I Senatore, ovvero Vladimiro Orengo (Chitarra e voce), Stefano Dughera (Chitarra e voce), Andrea Dutto (Basso) e Giacomo Felicioli (Batteria e voce) nascono nel 2014 a Bruxelles delle ceneri di un altro gruppo, i Garden of Alibis, con un corposo passato alle spalle che ha visto la pubblicazione del disco “Colours” nel 2012 e l’aver fatto da gruppo spalla ai Kasabian nel 2014 e aver partecipato al Bacardi Homeless Tour nel 2015. Il gruppo decide di abbandonare la lingua inglese e affrontare la lingua italiana delle loro origini sabaude. Il gruppo firma un contratto con la INRI e dà alle stampe il loro primo album, “Bisogni primari“, un disco in cui si mescolano suoni indie pop anglofoni ma in chiave italiana. Il gruppo riesce a mescolare con abilità e intelligenza pop, rock ed elettronica con il giusto mix senza risultare stucchevoli e cercando sempre la melodia e il belcanto. Il nuovo disco è stato anticipato dal singolo “L’Anticiclone del Nord” e noi abbiamo colto l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con loro.

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I Senatore | Foto fornita dall’artista

A tu per tu con i Senatore

Bisogni Primari segna la vostra nascita come Senatore dalle ceneri dei Garden of Alibis, come una moderna araba fenice musicale. Come mai questa scelta? Come mai questo nome?

Bella la figura della fenice. Ci piace. La scelta deriva dall’esigenza di confrontarsi con la scrittura in italiano, operazione affascinante, stimolante e piuttosto impervia. Non è sbagliato partire dall’inglese, ma è necessario maturare, altrimenti si finisce per rimanere in una dimensione imitativa. Nel nostro caso c’è anche un po‘ il gusto per la sfida, quella di trasportare nella nostra lingua una musica i cui schemi metrici erano (e in parte sono ancora) di natura tipicamente anglosassone. Abbiamo limato qua e là, forzato a volte, e a volte siamo scesi a compromessi. Senatore è nato per gioco e poi è rimasto perché ci siamo affezionati in fretta. Volevamo qualcosa di semplice, corto e impattante.

Il vostro sound può definirsi un pop moderno con varie influenze che pescano dall’alternative rock al synth rock. Come siete arrivati a questa sintesi musicale?

Abbiamo miscelato le cose che abbiamo ascoltato nel corso degli ultimi anni. Prima gli americani, Kings of Leon e Killers, poi gli inglesi, Two Door Cinema Club, Vaccines, Fratellis, Maccabees e Alt J. Molti sentono ancora una componente elettronica forte, noi non più. L’album è ricco di suoni, è vero, ma è fondamentalmente rock, o almeno così noi lo vediamo. Abbiamo passato ore e ore a cercare di sviluppare un’identità musicale riconoscibile, e piaccia o non piaccia, secondo noi “Bisogni Primari” ce l’ha.

Il disco “Bisogni primari” è nato per essere cantato in inglese ma avete deciso alla fine di virare verso l’italiano per la scrittura dei testi. Come mai questa scelta? Siete stati influenzati da altri musicisti?

Abbiamo accettato la proposta di un vecchio saggio di provare a scrivere in italiano. Un po’ per gioco, un po’ perché non potevamo rifiutare. E ci è piaciuto molto il risultato. A quel punto, tanto per non farci mancare niente, ci siamo trasferiti a Bruxelles, dove sono nati i Senatore. Lì abbiamo tenuto in piedi, per qualche tempo, sia la versione in italiano sia quella in inglese. Poi siamo tornati in Italia, abbiamo proposto l’album a INRI e da lì in poi ci siamo concentrati solo più su “Bisogni Primari”.

“Bisogni primari”: la recensione e l’ascolto

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Senatore – “Bisogni primari” – Cover

L’album dei Senatore “Bisogni primari“, uscito per la INRI per le Edizioni Metatron srl / Edizioni Musicali Curci, è stato prodotto e registrato da Senatore e mixato da Vladimiro Orengo, masterizzato da Marco Cipo Calliari ad eccezione di “L’Anticiclone del Nord”, mixato da Max Casacci dei Subsonica all’Andromeda Studio. Il disco vede anche la partecipazione di Carola Rovito dei 10135 nei brani “Shampoo” e “La Casa del Popolo”.
L’album vede una intro musicale molto pop che da il là al primo brano “A sangue caldo” che è il secondo singolo estratto dall’album e che vede un pianoforte ipnotico e una ritmica dimezzata che ricorda vagamente l’hip hop. Senza soluzione di continuità imbocchiamo la strada per il terzo singolo estratto dall’album, “Gli avvocati“, dalla ritmica veloce e spedita (molto anni ’80) fino alla title-track del disco che si rivela una insospettabile ballata dall’aria nostalgica e ironica. Subito dopo troviamo il primo singolo del disco, “L’anticiclone del Nord”, brano intenso e carico che rimane in testa soprattutto con il suo ritornello che si aggrappa al cervello e non va via. Il disco prende anche strade strane come dimostrano pezzi come “Shampoo” (una sorta di country alternativo) e “Disciplina Zen” (un brano alla The XX all’italiana) prima di trovare la canzone che segna il passaggio dai Garden of Alibis ai Senatore, ovvero “Un crollo mistico“. Il disco nel finale vira verso l’esplorazione musicale, come testimoniano i brani “Qualche scintilla“, un elettro-pop dalle influenze molto più americane che britanniche, e “La casa del popolo“, brano da club serale con un misto italiano-inglese molto efficace, fino alla chiusura con “Tipi classici“, un pezzo rock molto scarno composto senza elettronica e solo con gli strumenti “classici”, giusto per dimostrare che i Senatore non sono solo ritmi strani ed elettronica a tutto spiano.

Con l’ultimo pezzo i Senatore dimostrano che nonostante siano un gruppo pop che strizza l’occhio all’elettronica, sanno come si suonano gli strumenti e sanno anche suonarli bene. Il loro esordio discografico può definirsi alla fine dei conti pop ma il suono (e i testi) sono molto graffianti e articolati e li rendono riconoscibili in una marea di gruppi tutti uguali. Ci sono tracce di America e di Gran Bretagna nelle loro canzoni ma il prodotto finale è italianissimo sia nelle situazioni descritte nelle canzoni sia nella maniera di rileggere gli stilemi e riproporli secondo una propria chiave di lettura. “Bisogni primari” è un disco nato per l’estate ma non solo. Ed è un gran bel disco.

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