Per chi conosce la musica, il nome Anthrax è stato sinonimo di heavy metal per gli ultimi quarant’anni. La formazione, storica appartenente al gruppo dei “Big 4” insieme a Megadeth, Slayer e Metallica, dopo tantissimi anni di concerti e cinque anni di assenza dalle scene musicali torna con un nuovo disco, “For all Kings“, prodotto dalla Nuclear Blast Records. La formazione è un po’ quella dei bei tempi andati, con il ritorno di Joey Belladonna come cantante, la presenza inossidabile di Scott Ian alla chitarra ritmica, le certezze di Frank Bello al basso e Charlie Benante alla batteria e la novità di Jonathan Donais alle chitarre, chiamato a sostituire Rob Caggiano che ha lasciato il gruppo nel 2013 e si è unito ai Volbeat.
“For all Kings” è l’undicesimo album in studio della band americana, la cui copertina è stata disegnata da Alex Ross, ed è illustrato così da Scott Ian: “Per me, il significato del titolo è che ognuno di noi può essere un re. Ognuno di noi può avere il controllo sulla propria vita e il controllo sul proprio destino semplicemente crescendo e diventando un essere umano responsabile. Non sto dicendo che essere un re significa essere chi comanda nelle tue relazioni, essere un re significa essere il re di te stesso, prenderti le tue responsabilità e il comando sulle tue cose.”
Il disco, che dura circa un’ora, si apre con una traccia strumentale che sembra presa dritta dritta dalla serie TV “Game of Thrones”, prima di trovarci di fronte la prima traccia vera e propria, “You Gotta Believe“, e qui signori giù il cappello. Tutto, dai riff ai cori, dalla produzione alla voce di Belladonna, dal suono alla melodia suonano in maniera incredibile e potente, riportando indietro di molti anni, ai favolosi anni ’90 del metal. Subito dopo troviamo “Monsters at the End“, più melodiosa e attenta agli intrecci tra voce e chitarre ma non per questo di minore fattura rispetto alla canzone precedente. La terza canzone del disco è la title-track, che si apre con la voce di Belladonna e un organo in sottofondo per poi spingersi nel terreno del metal più classico senza compromessi o vie di mezzo.
“Breathing Lightning“, il secondo singolo, è forse la canzone migliore del disco, con il suo arpeggiare iniziale quasi celeste come suono per poi aggrapparsi alla voce di Belladonna e spaziare tra suoni duri, ritornelli più ariosi e melodici e fino al finale strumentale quasi struggente. Un drumming serrato e pesante apre invece “Suzerain” dove il lavoro delle chitarre di Scott Ian e Jonathan Donais si apprezza a pieno, con l’ex Shadow Fall perfettamente a suo agio: la velocità la fa invece da padrona in “Evil Twin“, pezzo scelto come singolo di lancio del disco e ispirato ai fatti di Charlie Hebdo e più in generale a tutte le sparatorie di massa che vedono persone sentirsi giudici, giuria e boia di altri esseri umani, diventando quasi il “gemello cattivo” di tutta l’umanità.
Nella traccia “Blood Eagle Wings” si respira epicità allo stato puro, con momenti più serrati che si combinano a parti più di ampio respiro senza mai perdere di vita la storia insita nella canzone, sia dal punto di vita melodico che scritturale, per chiudere con un bridge finale triste che introduce “Defend Average“, introdotto dall’organo hammond e le cui chitarre distorte partono da lontano per portarci lontano, verso “All of them Thieves“, un pezzo che ricorda quasi i Sepultura di “Roots” per la batteria al suo interno e che non mostra soluzione di continuità con il pezzo precedente.
Il disco si avvia verso la fine ma si concede ancora due momenti di bellezza: il primo con “This Battle Chose Us“, hymn metal dove è il basso a farla da padrona ed a dettare i tempi della chitarra e dove il ritornello sfiora la melodia tranne poi aver un bridge violentissimo ed accelerato che mostra forse la reale natura della canzone, il secondo con “Zero Tolerance“, pezzo finale molto anni ’90 con chitarra a dir poco impazzita e Belladonna sugli scudi che trascina il gruppo fino al climax finale.
“For all kings” è un disco che sa dosare momenti più leggeri e momenti più violenti, parti degli Anthrax che sanno fondersi in questo disco in una combinazione quasi perfetta e che colpisce l’ascoltatore. Rispetto al precedente lavoro “Worship Music” del 2011, dove si enfatizzava un ritorno agli anni ’80 del trash metal, “For All Kings” porta la band più avanti e mostra un Joey Belladonna in splendida formache niente ha da invidiare al suo predecessore John Bush. “For All Kings” trasuda grandezza da ogni nota ed è molto meglio di quanto moltissimi fan si aspettavano e questo album mostra come gli Anthrax abbiano ancora molta benzina nel loro serbatoio e come già a fine febbraio abbiamo un serio contendente al titolo di miglior disco dell’anno (“Breathing Lightning” insegna). Statuario.