Andrea Di Cesare: “Big Bang”. La recensione

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Andrea Di Cesare - Big Bang - Artwork

Più volte in diversi ambiti avrete sentito dire che nelle differenze risiede la forza delle cose, ma quando si tratta di musica forse più che differenze è adeguato fare uso della parola “contaminazioni“. L’ambientazione musicale postmoderna è piuttosto varia, e avanzando a brevi passi nella discografia attuale sono nette le distinzioni tra un genere musicale e un altro, ma ancora nessuno è riuscito a cogliere la sfumatura che risiede tra il vecchio modo di concepire la musica classica e la modernità con la quale essa può essere diffusa ai neofiti della scena musicale. Andrea Di Cesare è un violinista, arrangiatore, direttore d’orchestra, e sfrutta la sua giovinezza e la sua passione sfrenata per la musica per mettere insieme la modernità di strumenti elettronici con la delicatezza e la bellezza senza tempo della musica classica racchiusa nel suo violino.

Andrea Di Cesare - Big Bang - Artwork
Andrea Di Cesare – Big Bang – Artwork

Big Bang” è il suo album d’esordio solista ed è un tripudio di generi, di modulazioni di tonalità e di ricordi,  è un alternarsi di attimi pungenti e momenti più tranquilli. Andrea Di Cesare è la reincarnazione della giusta modernità, ha colto il modo adeguato di portare avanti un’innovazione volgendo continuamente uno sguardo al passato e alle radici della musica. Un album ricco di idee, straripante di momenti da esprimere e davvero eccezionale, “Big Bang” arriva ad accorciare la discrepanza che esiste tra la musica classica e la musica elettronica dimostrandoci che non si può parlare di differenti modi di concepire se l’ambito in cui ci troviamo appartiene alla musica, unica e sola. Completamente strumentale l’esordio solista di Andrea Di Cesare racchiude la verità, perché in fondo è la musica a non mentire mai, ed è indubbiamente concepito costruendo un’architettura melodica complessa ma che all’ascolto risulta essere facile, immediata e piacevole. Basi elettronicamente incalzanti vengono spiazzate e attenuate dalla solennità degli archi, in questo caso in solitario dal solo violino di Andrea. Controtempi, sincopi e armonizzazioni abbracciano nervose ripetizioni alternate a pause sintetiche che solo una modulazione inaspettata può riportare alla normalità, tutto questo è racchiuso nei brani di “Big Bang” tra i quali troviamo anche la splendida voce di Paola Turci e Niccolò Fabi con i brani “Stai Qui” e “Solo Un Uomo”. Perfettamente incastonate in uno scorrere di memorie sbiadite le tracce conosciute lasciano spazio alla variata espressione degli inediti come “The Sound“, “Two Voices“, “Londra“, “The Sun“, “My Memories” e “Claudia“, dalla trama tutt’altro che banale. Unire due universi paralleli è impresa impossibile, ma riportarli alla realtà per mescolarli e renderli unici è un’impresa nella quale solo la musica può riuscire.

La musica non ha limiti, niente può fermare il suo potere e nulla possono la divisione in battute o brani. Niente può annebbiare l’individualità di uno strumento come il violino, il quale riesce sempre a ritagliare un posto anche nella complessità di un insieme di archi. Sono tante le corrispondenze tra la vita e la musica, ma il suono e il tempo riescono ancora a mantenere paralleli i due universi nei quali puntualmente osserviamo le cosiddette “contaminazioni” anch’esse forza indissolubile del potere musicale.

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