Amy Winehouse, due anni dopo quel tragico 23 Luglio 2011

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La maledizione dei 27 ha colpito Amy Winehouse il 23 Luglio 2011, quando è stata trovata priva di vita all’interno del suo appartamento a Camden Square a Londra.

Una preziosa perdita per la musica internazionale, perché per quanto avesse potuto colonizzare la musica “pop”olare, Amy ha sempre avuto sangue soul misto a quella passione per l’ R&B e il jazz che tanto l’aveva fatta apprezzare anche dalle personalità più alte della musica internazionale.

Seppur breve la sua esistenza ha regalato al mondo della musica l’inestimabile patrimonio di una figura tanto emotivamente debole quanto visivamente forte, la sua fragilità l’ha portata però a piegarsi per lasciarsi andare alla morte a soli 27 anni. Sono state tante le notizie che sono circolate in questi due ultimi anni circa le cause di una morte così tragica, ma solo chi veramente le è stato accanto e chi ha fatto parte della sua vita sa quale sono stati i tormenti di una figura così emotivamente complessa. Vittima di una vita di eccessi Amy Winehouse si è ritrovata sola con la sua celebrità, un insostenibile peso che può farti entrare nell’olimpo degli artisti con consensi e grande orgoglio, tanto può privarti della privacy personale lanciandoti in un vortice pubblico, da non poterti più farti godere della tranquillità che ogni essere umano sa di avere.

Amy WInehouse - Miss Bug © Facebook
Amy WInehouse – Miss Bug © Facebook

Amy era una persona generosa e leale, una persona fragile e tanto appassionata della sua musica. Amy era una persona tormentata dai disturbi dell’alimentazione, tanto che, a distanza di due anni si pensa siano stati quelli a spegnerla quel caldo luglio del 2011. I disordini alimentari hanno portato Amy a trovare conforto negli eccessi di una vita, nell’uso di sostanze stupefacenti e nell’abuso di alcol, che pian piano hanno preso possesso delle sue energie e delle sue forze per riconsegnarla ormai esanime e vittima delle stesse sue debolezze. Il 23 Luglio 2011 scompariva una cantante dalla grande dote, dalla grande personalità e dalla singolare figura che puntualmente meravigliava e incantava tutti, a partire dagli intimi club, fino ad arrivare ai grandi palchi per esibirsi live dinanzi a fiumi di persone. Le sue ultime performance lasciavano capire che in fondo Amy Winehouse aveva bisogno di un aiuto, di un sostegno che ormai la musica sapeva di non potergli dare. Nel ’99 la Winehouse entra a far parte dell’esclusiva National Youth Jazz Orchestra, dopo quest’esclusiva occasione Amy pubblica Frank nel 2003 e Back To Black nel 2006, disco con il quale ha scalato le classifiche di tutto il mondo, raggiungendo l’apice del successo con singoli come Rehab e Tears Dry On Their Own.

La sua figura, il suo canto e il suo stile di vita sopra le righe sono stati ricordati da numerosissimi artisti, verranno ricordati nella biografia che uscirà a breve, e saranno esposti a Londra in una mostra esclusiva che racchiude tutti gli oggetti di culto di Amy. In occasione della sua scomparsa un gruppo di artisti ha ben pensato di realizzare un’opera fatta interamente di pillole (foto), per mostrare il lato tormentato legato all’abuso di droghe della cantante. Il ricordo di Amy Winehouse rimarrà sempre vivo nella musica, e servirà d’esempio a tutti coloro i quali, approcciandosi in giovane età al lato “celebre” della musica, sentirà il bisogno di avere la propria privacy e la propria abitudine di vita. Un nucleo intimo e intoccabile non deve essere assolutamente compromesso dalle luci dello showbiz, e la debolezza artistica deve essere massima espressione dell’estro creativo, non bersaglio di facili conforti e rifugi fittizi.

Noi ti ricorderemo sempre con quella buffa acconciatura, i tuoi tatuaggi e il tuo essere inconfondibilmente unica durante la camminata in Tears Dry On Their Own.

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