Nelle scorse ore il Carroponte di Sesto San Giovanni, a due passi da Milano, si è animato della potenza musicale di una delle più grandi band italiane. Gli Afterhours hanno pubblicato a metà aprile “Padania“, decimo disco in studio, che ha immediatamente raccolto recensioni e pareri ottimi; anche a noi di MelodicaMente questo lavoro è piaciuto moltissimo, come potete leggere dalla recensione proposta e, sentirlo live è stato un grande onore e una grande gioia. La struttura del Carroponte ogni anno porta in Lombardia alcuni degli artisti più in vista del panorama musicale italiano e non ma, l’appuntamento con gli Afterhours è stato sicuramente fra i più attesi. La band di Manuel Agnelli e soci ha confezionato uno show inattaccabile, oltre due ore di pura immersione in “Padania” ma non solo, brani come “Male di Miele”, “Bye Bye Bombay” e “Il paese è reale” sono una miccia esplosiva per il pubblico che diventa un’unica voce appassionata. Iniziato con qualche decina di minuti di ritardo, attorno alle 21.50, il live si è concentrato inizialmente proprio sul nuovo disco della formazione, da “Metamorfosi” a “Terra di nessuno” passando per “Costruire per distruggere” e ovviamente la traccia “Padania”.
Manuel Agnelli varca i palchi musicali ormai da più di vent’anni e conosce alla perfezione il suo pubblico. Le prime file non si perdono neanche una strofa e “Il paese è reale” viene cantato proprio in uno scambio reciproco fra Manuel Agnelli e il pubblico. I personaggi che formano gli Afterhours sono fra i musicisti più prestigiosi che l’Italia e non solo può vantare, Rodrigo D’Erasmo ormai lo sappiamo, ha contribuito con il suo violino a rifinire “Survival” l’inno delle Olimpiadi a cura dei Muse, Roberto dell’Era dà quel tocco di magia e di energia ulteriore, il ritorno di Xabier Iriondo è stato fra i più acclamati e discussi degli scorsi anni. Gli Afterhours sono una band completa che, a distanza di decenni ha ancora un profondo messaggio da comunicare al pubblico che, dimostra di amarli a non finire.
La scaletta è praticamente perfetta, non manca davvero nulla da “Io so chi sono” che sembra divertire moltissimo Manuel Agnelli mentre la canta, passando per “Voglio una pelle splendida”, “Ballata Per La Mia Piccola Iena” e tutti i successi principali di una carriera gloriosa. Arrivati ad un certo punto del proprio percorso musicale, un assestamento, una piccola flessione può essere più che legittima, invece gli Afterhours non hanno mai sbagliato un colpo. Un amore per la musica che viene dimostrato anche mediante due grandi ospiti: Alberto Ferrari dei Verdena e Vasco Brondi, meglio conosciuto come Le Luci Della Centrale Elettrica. Lo show, infatti, si è tinto anche di queste due importanti presenze che hanno emozionato ancor più i presenti.
L’amicizia e la collaborazione fra i Verdena e gli Afterhours non è un segreto ma, vedere sul palco assieme alla storica band milanese, il cantante dei Verdena, può essere descritta solo come una grande emozione. Come è nel suo stile, Alberto si presenta quasi intimorito (e come dargli torto), sorride al pubblico e riceve una introduzione da incorniciare per le generazioni future. Manuel Agnelli, infatti, lo invita a salire sul palco con le seguenti parole: “Ora è qui per salutarci un nostro amico, anzi è quasi un figlio per me”. Alberto Ferrari inizia ad intonare 1.9.9.6 e il brano, già bello e suggestivo di per sé, non è mai sembrato così azzeccato. Un momento che gli amanti dei Verdena e degli Afterhours custodiranno ben saldo nella memoria ed esso viene sicuramente eletto come uno dei migliori dell’intero concerto.
Da menzionare anche la presenza di Vasco Brondi aka Le Luci Della Centrale Elettrica che sale sul palco nella curiosità generale, in quando gli Afterhours lo introdurranno solo alla fine. Il cantautore propone “Cara Catastrofe”, uno dei suoi brani più conosciuti e salirà sul palco successivamente nell’interpretazione di un passo del suo libro. Due presenze che sottolineano ulteriormente il “potere” e la voglia della band milanese di dare spazio a talenti “alternativi” che meritano. Gli Afterhours non hanno mai avuto paura della “concorrenza”, non si sono mai chiusi ermeticamente in se stessi ma sono una della band che può vantare prestigiose collaborazioni.
In conclusione il concerto merita un voto eccellente, se avessimo a disposizione le famose stelline di valutazione, esse sarebbero nove su dieci, con quel punto mancante che si dà solo a live-capolavori che verranno ricordati nei secoli a venire. Gli Afterhours ci vanno vicino, molto vicino, se non fosse che ormai, da parte loro, concerti che sfiorano la perfezione sono la consuetudine. L’Italia ha bisogno degli Afterhours come non mai, ha bisogno dei loro testi in grado di portare ad una immediata identificazione, ha bisogno di immergersi in un tappeto sonoro in grado di far esclamare per una volta “ecco la bellezza della musica italiana”.
Bellissima recensione! Rende perfettamente la magia che si è creata ieri sera al Carroponte, anche grazie agli amici Alberto, Vasco ed Elio.
Unica cosa: Tutto fa un po’ male ieri non era in scaletta. 🙂
Grazie Eleonora del commento e della segnalazione, nella foga post-concerto mi sono confusa, sistemo subito. Grazie di nuovo.