Roma (e non solo Roma) piange Lando Fiorini, popolare interprete di canzoni che hanno fatto storia e insieme volto affermato del cabaret e del teatro musicale come “Cento campane”, “Chitarra romana” e “Barcarolo romano”, la sua preferita.
Lando Fiorini (all’anagrafe Leopoldo Fiorini) era un romano verace e autentico, nato nel popolarissimo quartiere Trastevere il 27 gennaio 1938 da una famiglia umile e numerosa. Prima affidato ad una famiglia di Modena, Fiorini tornò quattordicenne a Roma ma rimase a 14 anni orfano di madre e per sbarcare il lunario si diede ai mestieri più disparati, dal barbiere al meccanico di biciclette fino ai lavori di fatica ai Mercati Generali. La svolta avvenne alla fine degli anni Cinquanta quando esordì al Cantagiro e la definitiva consacrazione nel 1962 quando interpretò Serenante nella prima edizione del celeberrimo Rugantino di Garinei e Giovannini al Teatro Sistina. Da lì il successo con i passaggi in radio e la prima televisione con spettacoli e anche sigle per programmi (come “Cento Campane” sigla dello sceneggiato “Il segno del comando“). Negli anni Settanta e Ottanta la sua carriera prende il volo con la partecipazione a Canzonissima e a Un disco per l’estate, recitando anche come attore in uno spettacolo di Erminio Macario.
Tifoso sfegatato della Roma (per la quale aveva composto l’inno “Forza Roma, Forza Lupi”), è sempre stato un testimone autentico e appassionato della canzone romana, raccontando senza remore di una infanzia difficile vissuta nell’Italia povera del secondo dopoguerra. Nel suo locale, il Puff, aperto a Roma nel 1968, sono stati lanciati tanti talenti tra cui Enrico Montesano, Lino Banfi e Leo Gullotta. Già da qualche anno era malato di cuore.
L’ultimo abbraccio dei romani a Fiorini c’è stato in una Santa Maria in Trastevere stracolma di gente. Sono intervenute la moglie Anna, i figli Carola e Francesco, celebrità e gente comune, come la sindaca di Roma Vittoria Raggi (“La chiesa è piena ma lo è anche tutta Roma per Lando, perché lui di questa città ha saputo cantare l’anima, i vicoli, le persone, la passione, le sue parole, la sua musica, i suoi versi, continuano a risuonare nelle nostre orecchie”), tanti attori e colleghi come Edoardo Vianello, Leo Gullotta e Maurizio Mattioli, ex calciatori come Bruno Conti e Bruno Giordano, una rappresentanza della Roma con lo stendardo della squadra, il rugbista Andrea Lo Cicero. Commosso il ricordo del figlio Francesco: “Era amato da tutti, oggi prima di venire qui ho deciso di mettere il suo cappotto e lo ringrazio perché come uomo, come padre, ci ha trasmesso tanti principi, tanti valori, un’umiltà giusta. E’ stato sempre una persona schietta, una persona sincera, umile, un grande uomo. Era innamorato di Roma, della romanità in generale, quella giusta, quella buona, non coatta, bonacciona, ha sempre avuto un grande amore per questa città. Mio padre era affezionato a “Il barcarolo”, io le le ho amate tutte, sono un po’ tutte mie sorelle, ce n’è una che mi ha fatto piangere, “Così è la vita”, ma poi non c’è una graduatoria, come i fratelli le canzoni sue per me sono tutte belle“. Nel corso della cerimonia, officiata da monsignor Marco Gnavi insieme ad altri sacerdoti, è risuonata l’Ave Maria in una versione incisa dall’artista. Sulla bara due maglie della Roma, la prima con il numero 1 e il nome Lando, la seconda con il 10 di Totti.
Intanto allo stadio, i tifosi della Roma si sono alzati in piedi per salutarlo e il gruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio ha annunciato una mozione con la quale chiederà che gli venga intitolata “una strada o una piazza nel Giardino degli Aranci, dove ci sono già altri interpreti della romanità”. Anche sul web si sono susseguiti i messaggi di cordoglio degli amici e dei colleghi di una vita, da Enrico Brignano a Enrico Montesano per finire con il saluto commosso del governatore del Lazio Nicola Zingaretti: “Ciao Lando Fiorini, artista dal ‘core grosso’, con te se ne va una delle grandi voci di Roma“.