Inaugurata il 3 luglio al Jewish Museum di Camden Town a Londra, la mostra su Amy Winehouse “A family portrait” svela un’inedita versione della cantante scomparsa due anni fa. Il progetto vuole mettere in luce gli aspetti più intimi della vita di Amy attraverso l’esposizione di oggetti e testimonianze di tutta la sua vita: si potranno ammirare la sua prima chitarra, la sua collezione di dischi, i pass per i concerti, uno dei cinque premi Grammy vinti nella sua breve ma splendente carriera, foto di famiglia inedite, i suoi libri (da Dostoevskij alle lettere tra Vladimir Nabokov ed Edmund Wilson), l’abito che indossò all’edizione 2008 del festival di Glastonbury; oggetti che celebrano la sua passione per la musica, la moda, la letteratura, la sua città e la sua famiglia.
“Lei parlava di quanto volesse recitare nel West End, voleva cantare e che la gente ascoltasse la sua voce per dimenticare i problemi. Per essere una ragazza di 14 anni era molto ambiziosa, ma anche molto onesta sui suoi difetti: diceva di essere chiassosa a scuola e di voler imparare a cantare senza diventare per forza accademica” spiega la curatrice Elizabeth Selby,commentando la domanda di ammissione che Amy presentò alla Sylvia Young Theatre School, tra gli oggetti esposti.
La famiglia ha dato il suo importantissimo contributo, in particolare il fratello, Alex, che ha scritto le descrizioni delle foto e degli oggetti esposti. La curatrice Elizabeth Selby ha spiegato al quotidiano The Guardian come i commenti di Alex “abbiano dato un contributo fondamentale all’unità alla mostra. Percepisci davvero la forza della relazione fratello-sorella – ha aggiunto – un rapporto molto affettuoso anche se qualche volta forse non andavano d’accordo”. Al Jewish Museum il fratello dell’artista ha detto: “Amy era incredibilmente orgogliosa delle sue radici ebraico-londinesi. Mentre altre famiglie con una giornata di sole prendevano e andavano al mare, noi invece andavamo nell’East End. Ecco chi eravamo e cosa eravamo. Non eravamo religiosi, però eravamo tradizionali“.
L’obiettivo della mostra quindi, è quello di raccontare un Amy in maniera diversa da come è stata percepita attraverso i media, che hanno troppe volte insistito esclusivamente sui suoi problemi e sui suoi difetti, dimenticando l’estrema sensibilità dell’artista e il contributo imprescindibile che ha impresso sulla scena musicale contemporanea.