Artista dalla storia quanto mai unica e particolare, uomo dai mille interessi, che rappresenta il mondo occidentale pur mantenendo sempre lo sguardo fisso sull’estremo oriente. Stiamo parlando di Andrea Romano, cantautore bresciano, ma anche pittore di successo, scrittore e sceneggiatore, è da poco uscito con il suo ultimo album “Disco Bianco e Disco Nero”, in cui affronta temi tanto complessi quanto attuali. Noi di MelodicaMente lo abbiamo contattato ed abbiamo cercato di capire qualcosa in più di questo personaggio così particolare.
E’ uscito da poco il Suo terzo album “Disco Bianco e Disco Nero”, che si compone di due parti, una Bianca ed una Nera appunto, nelle quale vengono presi in esame rispettivamente la condizione attuale della società e l’amore verso se stessi ed il mondo. In che modo secondo lei queste tematiche apparentemente distanti possono trovare un punto di unione?
Essenzialmente nulla è separato dal resto. Il punto di Unione è nella visione evolutiva del tutto. Non potendo descrivere a parole, ovvero nella forma, ciò che tutto contiene, ci vediamo costretti a rappresentare e commentare un determinato fatto, evento o periodo storico. Separiamo l’insieme descrivendolo, forzatamente, in un fotogramma. Non c’è nulla di male nel far questo. Il problema nasce, appunto, quando rendiamo assoluto, nelle nostre menti, un dato frammento di realtà. Tutto invece muta e determinate situazioni, anche quelle più estreme, non sono altro che il preludio all’opposto aggiustamento di rotta (reazione) che verrà dopo. Così, oscillando tra gli opposti, seguiamo in realtà una sola direzione già tracciata da quel che determina la nostra psiche ed il nostro mondo. Chi lo chiama sistema, chi lo chiama natura, chi lo chiama Dio o caos organizzato… Si chiami come si vuole insomma, personalmente non sono interessato ai nomi, ma in ogni caso non se può uscire. L’uomo (visto come insieme – umanità) è “costretto” ad evolvere e a migliorarsi. Prima di tutto perché, anche egoisticamente parlando, se l’approccio alla vita è più intelligente sta meglio, e poi perchè, superato il piacere primario, subentra naturalmente un piacere più ampio detto altruistico: il bene comune. Non sono cose che si possono imporre dall’alto o dal basso, sono cose che naturalmente accadono. Per questo il socialismo reale “accadrà” quando sarà il momento. Per adesso restiamo ad osservare il divenire del consumismo estremo. È sbagliato forse? No, in quanto passaggio necessario. Per questo una forma è corretta e scorretta al tempo stesso.
Il riferimento alla cultura orientale dello Ying e Yang è palese e, d’altra parte, Lei ha sempre fatto riferimento a questo tipo di influenze nella sua vita personale ed artistica. Cos’è che in particolare Lei sente vicino alla sua sensibilità di “uomo occidentale”?
Oriente ed occidente sono due facce della stessa medaglia. Ci siamo divisi i compiti evolutivi. L’occidente si è occupato di sviluppare la razionalità (nelle sue virtù e nei suoi limiti) e l’oriente ha da sempre curato l’ascolto interiore e l’intuizione. Tutte e due gli aspetti sono comunque virtù che non possono viaggiare separate. Sembra un paradosso ma bisogna giungere ad avere una mente che funzioni bene per poterla poi trascendere. Si costruisce per distruggere.
“Disco bianco e disco nero” è stato anticipato da due singoli, “Sciappa” e “Sabbia Bagnata”, estratti entrambi dal Disco Bianco. In particolare in questo secondo colpisce la Sua riflessione sul modo in cui la globalizzazione e l’uso della tecnologia abbiano contribuito a unire non solo le persone, ma anche i loro pensieri, fino alla conseguenza estrema dell’omologazione. Come si riesce, secondo Lei, a mediare tra il pensiero personale e quello comune? Cos’è che ci permette di essere singoli in una collettività?
È una questione di maturità personale che sfocia nella capacità critica. Le masse tendono ad eleggere a paladini determinate persone e poi a distruggerle. La “gente”, intesa non in senso dispregiativo, ha il bisogno di nutrire ammirazione per potersi identificare. L’identificazione però acceca. Non ci consente di vedere il lato oscuro dell’amico ed il lato buono del nemico. Non esistono amici o nemici in realtà. Esistono solo persone che stanno più o meno inconsciamente interpretando un ruolo o una funzione. Quando nella massa si accende un’esigenza, ecco che compare, tra i più visibili, chi la incarna e che “passava di lì per caso”. Dovremmo essere più liberi si dice: l’unica vera libertà è quella da noi stessi.
“Disco Bianco e Disco Nero” si fonda e gioca tutto sui contrasti, Lei stesso è una personalità molto complessa nata dall’incontro di culture ed ambiti molto lontani tra loro. La mediazione ed il successivo processo di sintesi sembrano essere per Lei naturali. Ma è effettivamente così, per Lei è spontaneo tutto ciò o dietro c’è uno studio profondo e meticoloso al fine di ottenere il meglio da sé?
Guardi, con grande sincerità, non mi considero arrivato da nessuna parte. Ogni essere umano fa quel che può in base a quel che è la sua spinta. Organizzare pensieri ed una visione non è un merito ma una necessità per ognuno di noi. Io continuo a farlo, mettendomi in discussione perché per me è naturale. Sarebbe uno sforzo non farlo. Lo studio è indispensabile ma nessuno ti potrà mai mostrare qualcosa che vada oltre il tuo orizzonte. Noi non scopriamo nulla, nessuno ci dà nulla se non quello che già contenevamo in potenza. Oltre non si va.
Guardando alla Sua biografia è sicuramente sorprendente il fatto che Lei per buona parte della Sua vita si sia dedicato a tutt’altro che alla musica. Il suo approccio a questo mondo è arrivato molto tardi, eppure i risultati non sono tardati ad arrivare. Innanzitutto che cosa l’ha spinta in questa direzione? Ma soprattutto, in base alla Sua esperienza si potrebbe dire che lo studio accademico fin dalla più tenera età talvolta non può niente contro una naturale inclinazione?
Ho risposto già in parte a questa domanda. Per quanto riguarda la musica, si, ho iniziato in età avanzata e certi limiti esecutivi restano tali. Non diventerò insomma mai un grande pianista perché certe sinapsi un po’ addormentate non lo consentono. Però suono quanto basta per poter comporre.
Lei rappresenta l’immagine di un artista d’altri tempi, nel senso che è molto trasversale ed attivo in più ambiti: dalla musica, di cui ci stiamo più strettamente occupando adesso, alla scrittura fino alla pittura, con mostre di notevole successo anche all’estero. La concezione di arte “settoriale” sembra non appartenerLe. Ma c’è una fusione o un collegamento per Lei tra tutte queste forme?
Siamo tutti artisti fondamentalmente. Quando parliamo e ci sappiamo spiegare, quando cuciniamo bene, quando sappiamo giocare con un bambino, quando facciamo quadrare i conti famigliari. L’arte è l’espressione equilibrata e Bella di una determinata attitudine. Quindi si possono esprimere in diverse forme gli stessi concetti. Questo è quello faccio: la fonte è la stessa e i fiumi sono variegati.
In “Disco Bianco e Disco Nero” c’è una distinzione nelle due parti sia da un punto di vista concettuale che stilistico. Nel Nero si ha la partecipazione di jazzisti che hanno registrato live in studio le tracce. Nell’album si fa anche riferimento alla fisica quantistica, a Dante Alighieri, ai Vangeli apocrifi. La Sua sembra essere un tipo di scrittura molto complessa, ricca di riferimenti e molti non subito riconoscibili da chi ascolta. Cosa risponderebbe a chi sottolineasse una componente fin troppo intellettuale dei suoi pezzi?
Che scrivo anche canzoni meno criptiche ed ironiche. Mi piace oscillare insomma… Se dovessero descrivermi come un intellettuale però non ne andrei fiero… Non amo molto la categoria. Insomma, quando vedo certi sapientoni citare a memoria questo o quello… mi viene l’orticaria.
Nel corso di tutte queste domande abbiamo affrontato da più punti di vista la complessità del Suo essere ed il modo in cui cerca di coniugare questi aspetti differenti di Lei. Ora, però, Le chiederei di risolvere il mistero: chi è Andrea Romano? Il mondo per lui è davvero così complesso?
Imparare a guidare un’automobile è abbastanza complesso all’inizio: il cambio e la frizione, il volante…. Il FRENO! E poi ancora: metti la freccia e poi i segnali stradali e le precedenze! Insomma, quando smettiamo di pensare a tutto quello che stiamo facendo e che abbiamo imparato, possiamo cominciare a guardarci attorno godendoci un po’ il panorama. Restando sempre però concentrati. Così è la vita.
Vivo una normalità proprio “normale”. Ho moltissimo da imparare e non cerco il sapere, quel poco che so mi basta. Parlo di rado di queste tematiche. Preferisco farlo con la musica e i quadri. Scherzo spesso e cerco di prendermi poco sul serio. A fine mese inizieremo le riprese di un film, di cui ho scritto il soggetto ed alcuni dialoghi, e penso che ci divertiremo molto. Tratterà proprio della situazione attuale e di tre “imbecilli” (tra cui modestamente io) che partono su un’ape Piaggio in missione per salvare il mondo… Un delirio insomma…
Ah, dimenticavo non sbaglio di rado… E di questo vado fiero.