Bruno Santori a MelodicaMente: “Ho dedicato tutta la vita alla musica”

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Bruno Santori

Direttore d’orchestra dalle mille risorse con un occhio sempre puntato alla musica leggera, di cui è stato protagonista da ragazzo: stiamo parlando di Bruno Santori, attuale direttore stabile ed artistico della Orchestra Sinfonica di Sanremo, la stessa che presenzia al Festival della Canzone Italiana e per l’occasione modifica il proprio nome in Sanremo Festival Orchestra. Questa sera 14 Maggio a partire dalle ore 20 il Maestro Santori guiderà proprio questi 43 elementi nel corso di “Radio Italia Live – Il Concerto”, manifestazione con cui vengono festeggiati i 30 anni in onda dell’emittente radiofonica.

Noi di MelodicaMente lo abbiamo contattato ed abbiamo parlato un po’ con lui, facendoci raccontare la strada fatta per arrivare fino a questo punto, una strada lunga e complessa, ma ricca di soddisfazioni. Per il Maestro Bruno Santori tutto ha avuto inizio da bambino e da allora è stata una vita votata alla musica.

Stasera 14 Maggio dirigerà la Sanremo Festival Orchestra, di cui è direttore stabile ed artistico, nella serata dei 30 anni di Radio Italia in diretta da Piazza Duomo a Milano. Aveva già diretto la stessa orchestra nel corso dei festeggiamenti per i 25 anni dell’emittente nel 2007, per Lei si tratterà sicuramente di un piacevole deju-vu.

Nel corso dei festeggiamenti per i 25 anni di Radio Italia al Filaforum di Assago diressi la Omnia Simphony Orchestra, della quale a quel tempo ero direttore musicale, si trattava a quel tempo di far crescere un nuovo organismo orchestrale con il quale tra l’altro ho potuto realizzare anche il disco sinfonico e DVD dei Nomadi. Questa volta invece si tratta di un’orchestra che ha piu’ di cento anni di attività ed è una delle 13 ICO, ovvero orchestre sinfoniche ministeriali che hanno attività concertistica nell’ambito della musica classica e che nel caso di quella di Sanremo , subisce trasformazione verso la musica Pop attraverso il marchio “Sanremo Festival Orchestra” che utilizza anche durante il Festival della canzone di Sanremo.

Bruno Santori m
Bruno Santori

 

Rivedendo i vari passaggi della Sua lunga carriera, subito risalta una Sua natura dicotomica, potremmo dire: musica classica e leggera l’hanno impegnata in progetti paralleli, arrivando anche a produrre musica etnica ed elettronica. Come riesce a coniugare Se stesso in generi così diversi tra loro?

La mia insaziabile curiosità nei confronti della musica, che negli anni mi ha portato a studiare molti strumenti musicali, in modo inarrestabile mi conduce anche verso tutti quei generi musicali dei quali non ho ancora conoscenza. Tutto ciò che è musica mi coinvolge senza tregua e senza che io possa non esserne travolto. Amo tutto quello che genera energia in musica e non riesco mai a limitare, o a delimitare, classificando in generi musicali, questa mia immensa fame di emozioni e conoscenza.

Il Suo esordio nella musica è avvenuto da bambino, all’età di appena una decina di anni, quando Suo padre la portò a formare un gruppo con altri coetanei. E’ un po’ ciò che accade anche oggi con i talent show dedicati al canto con bambini e teenagers. In base alla Sua personale, crede che queste siano esperienze positive per i protagonisti in causa?

Di certo lo sono positive, bisogna capire pero’ dove si pone l’accento, la musica viaggia anche su dinamiche di esposizione pubblica e mediatica e se questa prende il sopravvento, allora i danni possono rimanere nella persona o nel bambino esposto, in maniera permanente e irrimediabile.

Mi ha molto sorpresa ed incuirosita leggere che attorno ai 20 anni ha abbandonato la band di cui faceva parte ed il successo ottenuto per dedicarsi agli studi in conservatorio e successivamente alla direzione d’orchestra. Un percorso inverso rispetto a quelli di molti della sua stessa età. Cosa l’ha spinta a prendere quella decisione? L’ha mai rimpianta?

A quel tempo già studiavo pianoforte da molti anni e intorno ai vent’anni ha preso su di me il sopravvento per la musica classica, per quasi quindici anni ho suonato, fatto concerti e diretto solo musica classica, ma poi è tornata in me quella voglia di Pop che avevo solo accantonato e dall’età dei trentatré anni ho ripreso a fare Pop senza mai piu’ abbandonare la classica. Nessun rimpianto per avere lasciato alle mie spalle il successo, che non è, nei termini per i quali comunemente lo si considera, esattamente quello che mi coinvolge di più.

In questi anni ha avuto modo di affermarsi in un ambiente complesso come quello della direzione d’orchestra, grazie anche a grandi Maestri con cui ha avuto modo di esprimere le Sue qualità e talento, uno su tutti il Maestro Gianluigi Gelmetti. Si potrebbe dire che Lei è sempre stato l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto.

Mi diverto spesso con le orchestre che dirigo nel dire che io nemmeno lo volevo fare il direttore d’orchestra, e in questo, oltre al gioco che mi diverte fare per sorridere insieme ai professori d’orchestra, un po’ di verità ci sta anche. Ovvero, che quando intrapresi lo studio della direzione d’orchestra, prima con il grandissimo Maestro Franco Ferrara, maestro dei maestri, tra i quali anche Gianluigi Gelmetti, e poi con lo stesso Gelmetti dopo la morte di Franco Ferrara, suonavo il pianoforte studiando con il bravissimo pianista e concertista Paolo Bordoni e dopo il diploma, trasferendomi a Londra, andavo a perfezionarmi con il meraviglioso Arnaldo Cohen. Come dicevo, suonavo il pianoforte e sognavo una carriera da concertista, ma poi con una terribile infiammazione al nervo mediano, mentre mi preparavo per il concorso Busoni di Bolzano, venivo all’età di 23 anni messo ko da questa terribile realtà, che mandandomi in una crisi terribile mi vedeva risollevato solo all’ipotesi di potermi spostare verso la direzione d’orchestra. Cosi, oggi, finalmente,  posso godere di diverse infiammazioni alla spalla e al braccio, per via della mia assidua professione a volte persino pressante.

Come abbiamo avuto modo già di accennare, è direttore stabile e artistico della Orchestra Sinfonica di Sanremo, che nell’ambito pop sostituisce il proprio nome con quello di Sanremo Festival Orchestra. Il vostro impegno non è limitato alla sola settimana della kermesse musicale, ma si compone di progetti di respiro più ampio e molto variegati.

La Sinfonica di Sanremo che fa capo ad una Fondazione come dicevo sopra, è una delle tredici ICO italiane e svolge attività concertistica da oltre cento anni sul territorio di Sanremo e Ligure. La programmazione è di un minimo di 99 concerti annuali, che sono il numero imposto dal Ministero, e poi andiamo oltre attraverso quell’attivita pop sinfonica che ci vede allinearci al Festival, del quale il territorio è promotore e per il quale delinea il proprio e il nostro naturale DNA.

Nel 2008 Le è stato conferito il “Premio Giordaniello alla Carriera”: siamo soliti vedere questo genere di conferimenti assegnati a personalità che hanno dato molto in passato e stanno ormai per concludere la loro carriera. Un quadro che non La riguarda, considerati le esperienze ed i progetti che sta continuando a realizzare. Qual è la chiave per riuscire a reinventarsi e per trovare stimoli sempre nuovi?

Io la chiave non l’ho mai avuta ma neppure ho mai considerato il mio un impegno o una professione, ma il mio unico modo di vivere, vorrei che non finisse mai quel sentimento che mi porta a sentirmi parte della musica che faccio e amico fraterno di quei musicisti e professori con il quale spesso mi ritrovo a farla. In genere mi scelgo la musica che più mi piace e scelgo anche i musicisti con i quali condividerla. Spesso sono anche più forti quei sentimenti di affetto e di amicizia che da qui nascono che la musica stessa che andiamo a realizzare, e pertanto a questo punto della mia vita vivo la convinzione che anche la musica è un mezzo per raggiungere quell’amore universale che per tutti noi è il vero obiettivo da raggiungere.

Una vita intera dedicata alla musica in ogni suo genere ed in ogni sua forma. Ha mai pensato a come sarebbe stata se quel giorno di alcuni anni fa non si fosse accostato al pianoforte per suonare la Sua prima nota?

Devo tutto questo a mio padre, che amava la musica più della propria vita, in lui, che ho perso da giovane, io ancora trovo quella fonte di ispirazione che mi porta a pensare che non avrei potuto fare altro nella mia vita.

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