Lighea: “Temeraria”. La recensione

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Lighea - Temeraria - Artwork

Molti di voi ricorderanno una ragazzina dai capelli a caschetto neri che in una serata di Sanremo cantò una canzone dal titolo “Rivoglio la mia vita“. Ebbene, quella ragazzina marchigiana, che si faceva chiamare Lighea (ed il cui vero nome è Tania Montelpore), è tornata sulle scene musicali con un nuovo disco dal titolo “Temeraria” (che è disponibile da lunedì 26 marzo nei negozi tradizionali e nei principali digital store) e con una nuova canzone nelle radio dal titolo “Le Viole“.

Il disco, prodotto da Anteros Produzioni e distribuito da Edel, contiene sei inediti e le versioni riarrangiate di quattro brani che hanno segnato la carriera musicale di Lighea, tra cui il successo sanremese “Rivoglio la mia vita” di cui vi parlavamo prima. La stessa Lighea parla del suo disco come di una rinascita:

Questo album segna i passi più importanti del mio percorso discografico e della mia vita. Rappresenta il frutto di pensieri, riflessioni, incontri, condivisioni, avvenimenti che hanno intriso, a volte investito, la mia vita; è un album che scandisce i miei anni, che pulsa, respira, esplode, pensa, gode.

Cover Temeraria
Lighea - Temeraria - Artwork

L’album, il cui booklet contiene una serie di immagini realizzate da alcuni studenti di arte, contiene 10 tracce, come già detto, ed apre con il pezzo inedito “L’attesa“, che sembra vivere di qualche reminiscenza sanremese. Il secondo brano inedito, “Un giorno qualunque“, è uno dei migliori brani del disco e si muove su di una atmosfera sospesa che ben si sposa con il testo: vedo bene una sua scelta come secondo singolo.

Il terzo brano è anche il primo singolo, “Le viole“, un brano che si muove tra i violini e lo xylofono per descrivere la voglia di cambiare il tempo in cui stiamo vivendo per tornare alle cose semplici. “Senza garanzie” spiazza un attimo per la sua base elettronica molto interessante e ci riporta la vecchia Lighea (almeno a livello vocale) mentre il testo sembra un pò troppo complesso.

Siamo quasi alla fine dei brani inediti (è stato scelto infatti di mettere tutte le canzoni note in fondo al disco) e arriviamo alla quinta canzone, “In un angolo“, brano delicato la cui musica ricorda in alcuni passaggi quella dei Negramaro. L’ultimo brano inedito, “Mario è una rivoluzione“, è un brano rock molto ritmato che parla di rivoluzione interiore e di rinascita personale.

La prima delle canzoni scelte dal vasto repertorio di Lighea è “Non riusciamo a terminare mai“, brano portato a Festivalbar nel 1995 e che colpisce con la sua magia. La sensazione di magia prosegue con l’ottavo brano del disco, “Ho“, tratto dal disco “Tania” del 2006, un brano molto autobiografico che viene qui proposto nella sua prima versione e non in quella definitiva che vide l’apporto di Beppe Dati.

Il penultimo brano del disco è la celeberrima “Rivoglio la mia vita“, che portò allora Lighea al successo e che anche a distanza di anni non perde nulla del suo fascino. Il disco, dopo questa carrellata, si chiude con il bellissimo brano “Miele e veleno“, una canzone che parla della violenza familiare e che è stata scelta dalla Regione Marche per la campagna contro la violenza sulle donne, campagna di cui Lighea è stata anche testimonial.

Il disco deve essere ascoltato più volte per essere apprezzato del tutto e viaggia troppo per alti e bassi, con il recupero delle canzoni famose che secondo me sbilancia il disco impoverendo le canzoni nuove di una valutazione del tutto oggettiva. In tal senso la scelta di avere messo tutti i brani noti in fondo all’album potrebbe rivelarsi un boomerang.

Voto: Dite la vostra!

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