Nero: “Welcome Reality”. La recensione

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Ecco un album che in Inghilterra ha dato una scossa importante alle classifiche musicali, seppur di un genere che di solito bazzica piuttosto lontano dal successo discografico. Stiamo parlando della rivelazione dell’anno, il duo inglese Nero. Genere: dubstep, drum and bass. Ma vediamo come siano riusciti in questo piccolo miracolo. Uscito il 15 Agosto scorso, “Welcome Reality” ha già dato alla luce finora 5 singoli. Il sesto è previsto per la fine di dicembre. Il successo di questi brani in realtà è semplice come il pane: i Nero hanno creato melodie orecchiabili, le hanno fatte cantare dalla suadente voce femminile di Alana Watson e poi hanno costruito una solida piattaforma ritmica in stile dubstep, capace di sostenere e potenziare il tutto.

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Nero - Welcome Reality - Artwork

L’esempio più lampante di questa formula è la canzone “Promises“, che è arrivata, pensate, ad occupare la posizione numero 1 dei singoli più venduti nel Regno Unito. Della serie in Italia cose del genere non potrebbero mai succedere. Ma si sa che il dubstep e il drum and bass nel Regno Unito hanno una tradizione forte e saldamente radicata nell’animo britannico. Andiamo, dunque, a scoprire questo fantastico album, che, alla faccia della crisi, è costituito da 14 tracce (che diventano 20 tracce, ben 20 tracce complete, se si considera la versione di iTunes): tracce tutte da ascoltare, tutte con un loro perché. Per questo vi invitiamo a imbarcarvi su questo viaggio virtuale e dare il benvenuto a una nuova realtà musicale. O almeno, se dubitate sul genere, abbiate la voglia di rischiare.

 

Nero, “Welcome Reality”. Le Tracce

Il disco si apre con la solenne “2808“, una vera e propria introduzione orchestrale in grande stile. Ma è la seconda traccia a dichiarare guerra e a fare capire che non c’è da rilassarsi: “Doomsday” sembra un pezzo uscito dai sintetizzatori degli italiani Bloody Beetroots, e ne ricalca le tenebre e l’aggressività (d’altronde stiamo pur parlando del Giorno del Giudizio Universale, mica poco). Dopo questi quattro minuti abbondanti di fulmini e alluvioni, approdiamo alla più languida, ma sempre sospettosa, “My Eyes“, dove cominciamo a sentire le prime “voci” e ad abbandonare il campo minato strumentale d’apertura. Già in questo pezzo si evince lo spirito di Nero, ma è la traccia successiva a fornirne una definizione perfetta. “Guilt“, che ha raggiunto l’ottava posizione nelle classifiche inglesi, è il terzo singolo estratto dall’album e contiene tutto: melodia, ritmo, forza e sentimento. Un inizio scalpitante, che poi va a implodere con bassi che si attorcigliano e la sempre bellissima voce femminile di Alana che proclama il suo sfogo. Da sottolineare un ritornello con una schema di rime alternate. Non è da tutti i giorni, vi sfido io a soppiantare la ben più abusata rima baciata, come hanno fatto i Nero, e suonare in ogni caso correttamente. A nostro avviso, questo pezzo è la gemma più preziosa dell’album.

Detto questo, ritorna un po’ di cattiveria cupa e martellante con “Fugue State“, nella quale udiamo un carrilon ammiccante, che si ricarica solo per picchiare più duro. Arriviamo così a “Me and You“, secondo singolo estratto. Un vero e proprio invito a ingranare una super-marcia e prendere il volo insieme, con solo il cielo come destinazione, con qualche vertigine e tensione, ma molta, molta euforia. Noi vi invitiamo a dare un’occhiata al videoclip della canzone, non particolarmente ispirante, ma sicuramente affascinante per chi è cresciuto coi videogiochi dei primi anni ’90.

Innocence” è stato il primo singolo estratto, il vero biglietto da visita dei Nero. Premettiamo che è una canzone, senza mezzi termini, triste, ma la forza dei Nero sta nel creare da questa cupezza energia e liberazione, e aprire una valvola musicale di sfogo qualitativamente imbattibile. A passi felpati proseguiamo con “In The Way“, una canzone che sembra una strada su cui camminare coi propri pensieri e dubbi. In fondo alla strada troviamo alcuni scorpioni cattivi che ci aspettano. “Scorpions” sembra il preannunciare di una bufera a tinte molto fosche, che si avvicina inesorabile, o forse siamo noi ad andarle incontro. Passata la tempesta, il ritmo si fa più movimentato con il quinto singolo estratto: “Crush On You“, una versione accattivante dell’omonimo pezzo dei The Jets del 1985, che ne trae l’energia anni ’80. Poi ovviamente il ritornello è tempestato di cattivissima dubstep. Del tipo che prendersi una cotta non è solo saltellare felici per il parco, ma anche imprecare e correre nel vicolo. Rimaniamo con un piede negli anni ’80 con “Must Be The Feeling“, versione riproposta del pezzo datato 1984 di CarmenTime To Move“. In questo brano avvertiamo meno cattiveria e più voglia di lasciarsi andare, con un ritmo che fa l’occhiolino al genere indie – disco.

Atteso per il giorno di Santo Stefano, “Reaching Out” è il prossimo singolo che promette di guadagnare l’attenzione del pubblico perlomeno inglese. Si tratta di un’altra canzone piuttosto cupa e laboriosa, ma con qualche sporadica illuminazione. Da segnalare: qui la voce è maschile e non più femminile. Ma ci piaceva di più femminile, per cui ci rallegriamo quando inizia “Promises“. Il quarto singolo estratto, quello ad aver fatto il miracolo di piazzarsi al vertice della classifica inglese. Ciò che funziona nella canzone è un ritornello esplosivo, verso il quale siamo letteralmente condotti, da un ritmo spavaldo e incalzante che non ci molla la mano. Dopo questa botta di vigore, ritorna un momento di suoni orchestrali con “Departure“: una bellissima canzone di chiusura album, che ci permette di partire verso mete ignote e, per questo, fantastiche.

Finito il disco ufficiale, scorgiamo rapidamente cosa riservano le tracce bonus: si parte con molta ansia e angustia, in “Angst“; molta preparazione e impazienza in “Welcome Reality VIP“; interdizione e tremori nella stupenda “This Way“, che avrebbe meritato sicuramente la comparsa nel disco, invece che apparire come bonus track; riprendiamo quota nel nostro volo virtuale grazie a “New Life“. Anche questa  parte con qualche richiamo anni ’80, poi accelera a ritmi serrati, come quando si inseriva la monetina nel videogioco e tutto cominciava ad andare più veloce e frenetico; “Choices” è un altro pezzo molto interessante, carico di ossigeno, che mette in moto tutti i nostri muscoli e pensieri allo stesso tempo; infine “Symphony 2808” è una specie di riassunto del disco, ripercorrendo in chiave orchestrale tutto l’album nel giro di diciassette minuti abbondanti. Una vera e propria armoniosa dichiarazione di benvenuto a una nuova realtà, di un rinnovamento, che però porta con sè il disordine e l’inevitabilità  del Giorno del Giudizio.

Nero

Sui Nero non abbiamo molto da dire. Solo che sono inglesi e che sono una delle sorprese più belle del 2011. Recentemente hanno cominciato a remixare pezzi grossi, come La Roux, Deadmau5 e Calvin Harris. Siamo sicuri, più che sicuri che con un album d’esordio del genere c’è da aspettarsi ancora tanto da queste due “oscure”, ma geniali menti.

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