I Metallica anticipano il tour europeo: paura della crisi

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Metallica | © Valerie Macon/Getty Images

Nel caso in cui qualcuno di noi non si fosse accorto della crisi che sta investendo il nostro Paese e l’intera Europa, oggi a riportarci con i piedi per terra ci pensano niente meno che i Metallica i quali temendo un tracollo finanziario nel Vecchio Continente hanno pensato bene di velocizzare l’organizzazione del tour europeo suonando in Germania, Austria,Norvegia e Danimarca nel 2012 anzichè nel 2013.

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Metallica | © Valerie Macon/Getty Images

Colpa della crisi, si dice, e a spiegare le ragioni che stanno alla base di scelte di questo tipo ci ha pensato Cliff Burnstein, manager della band che vestendo i panni di economista  teme per la riuscita del tour nel caso di un aggravamento della crisi economica europea. Burnstein dalle pagine del Wall Street Journal ha dichiarato:

Non sono un economista, ma ho una laurea, cosa che aiuta… bisogna chiedersi, quale sia il  momento migliore per fare cosa, quando e dove. Nei prossimi anni, il dollaro sarà più forte e l’euro più debole, e se così sarà, voglio approfittarne effettuando ora gli show in programma, perché per noi sarà più redditizio

Il manager della band di Lars Ulrich sottolinea come l’attenzione rivolta ai mercati non voglia indicare  un attaccamento morboso ai guadagni  che un tour in Europa può garantire al gruppo, ma allo stesso tempo ammette di non voler fare la figura del perdente e di valutare con attenzione il lato finanziario nell’organizzazione di una tournée. Considerazioni degne di un economista che svelano come la musica live sia al momento, con il crollo delle vendite degli album, una grande fonte di reddito per gli artisti in generale e dunque non solo per i Metallica.

Del resto la stessa scelta è stata fatta anche dai Red Hot Chili Peppers che sono arrivati in Europa prima di quanto inizialmente previsto e hanno annunciato per il prossimo autunno una serie di date in America Latina, mercato che i manager di molti gruppi considerano terreno fertile per i guadagni così come  il Sud-Est asiatico e l’Australia.

In barba alla visione romantica di concerti e musicisti pragmaticamente il newyorkese Burnstein sentenzia: “Siamo un’esportazione degli Stati Uniti come la  Coca-Cola.Cerchiamo il miglior mercato dove andare”.

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