Alberto Ferrari dei Verdena racconta i Nirvana

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All’inizio della carriera, i Verdena furono continuamente etichettati come i “Nirvana italiani” e, ci sono voluti diversi album e altrettanti anni perché divenissero un’entità ben distinta e soprattutto senza quel bisogno continuo di essere paragonati a qualcuno. Alberto Ferrari, cantante dei Verdena, non ha mai nascosto il grande rispetto per la band di Kurt Cobain e soci e, proprio per celebrare l’anniversario di un disco così importante quale “Nevermind“, ne ha ampiamente parlato nel corso di un’intervista.

Come la maggior parte della popolazione, la prima canzone di cui Alberto si ricorda è “Smells Like Teen Spirit”, considerata, all’unanimità come l’inno dei Nirvana. A detta del chitarrista e cantante della band bergamasca, la scoperta risale all’estate 1991, quando vide la parodia proposta da “Weird Al” Yankovic proprio della celebre canzone contenuta in “Nevermind”. La presa in giro era evidente ma, a detta di Alberto, ciò che risaltava era comunque l’arrangiamento musicale del pezzo.

Ecco quali sono state le parole del cantante a riguardo: “Mi piaceva l’attitudine del brano, il suono. Così sono andato a cercarmi l’originale e ho comprato il disco. Quando l’ho messo nel lettore sono impazzito, mi ha cambiato la vita”.

Basta conoscere anche solo superficialmente Alberto e il fratello Luca per immaginarli emozionati e smaniosi di vedere e sentire il più possibile quella band dal suono particolare ma nello stesso tempo immediatamente capibile; ed è proprio così che Alberto ricorda l’inizio dell’amore per i Nirvana: “Di solito io e mio fratello Luca ci piazzavamo davanti alle televisione aspettando che lo passassero (il video di Smells Like Teen Spirit) e poi ci mettevamo a pogare in camera, una cosa infantile ma molto divertente”.

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L’influenza dei Nirvana sui Verdena è palese anche se, il gruppo bergamasco è stato fin troppo tacciato, all’inizio della carriera di esserne semplicemente una coppia. La formazione italiana ha dimostrato che i debiti musicali sono cosa comune nella musica e, soprattutto, un fattore necessario d’inizio e di sviluppo ma ci vuole ben altro per mantenersi sulla scena musicale per ben quindici anni.

Infatti, anche se dei Verdena si parla solo ultimamente, in particolar modo grazie al fulminante doppio disco “Wow”, da qualche giorno disponibile anche in versione deluxe con contenuti speciali e un dvd live, la band ha fatto davvero molta gavetta. Se si guarda la discografia del gruppo ci si accorge come, da un’impronta maggiormente grunge si è passati ad una sperimentazione verso altri ambiti musicali.

“Nevermind” fa parte di quella categoria di dischi intoccabili; quella manciata di canzoni che rimbombano ancora attuali e con una musicalità che, in seguito, è stata fra le più copiate della storia del rock. Ritornando all’intervista ad Alberto Ferrari, si scopre che il suo brano preferito del disco targato 1991 è “On a plain”, una canzone apparentemente più semplice e melodica rispetto agli altri brani ma che affascina il cantante dei Verdena proprio per la bella struttura ritmica e per quel cambiamento che strizza l’occhio ai Meat Puppets.

Quando si parla di un disco sulla quale si sono spesi litri d’inchiostro è sempre difficile trovare una nota d’originalità ma, la questione che continua ad essere più interessante è quella su una possibile attualità dei brani. Se si pensa che Kurt Cobain e soci hanno pubblicato “Nevermind” nel 1991 viene spontaneo chiedersi quanto e cosa sia cambiato in questi anni. La domanda viene posta al musicista italiano e la risposta è, forse, la più condivisibile e semplice possibile: “Ascoltando Nevermind a distanza di anni capisci quanto siano bestiali queste canzoni, funzionano ancora alla grande. Si sente il nastro. E poi i Nirvana usavano delle accordature particolari per gli strumenti, suonando sempre mezzo tono sotto o addirittura un tono sotto come in Lithium. E’ una cosa che facevamo anche noi agli inizi”.

Inevitabile il paragone ancora una volta fra le due formazioni e Alberto sottolinea il leggero fastidio provocato dal continuo confronto anche perché, secondo il suo parere i Verdena targati 1999 non avevano molto da spartire con i Nirvana ma se proprio, con i Placebo.

La conclusione è affidata ancora una volta ad un ricordo, perché, quando si parla di Kurt Cobain e degli altri membri dei Nirvana  viene spontaneo immergersi in quel clima anni ’90 e sprigionare tutti i ricordi dell’epoca. Lo fa anche Alberto Ferrari ricordando il concerto italiano dei Nirvana: “Ero al Palatrussardi nel 1994, un gran bel concerto. Come gruppo spalla c’erano i Melvins, che hanno fatto un grandissimo show. Cobain in realtà sul palco mi sembrava un pò per i fatti suoi, perso in chissà quali pensieri. A distanza di tempo, si può anche capire il perché purtroppo”.

Nevermind” rimarrà il disco che meglio descrive la psiche di Kurt Cobain e quell’assetto musicale che ha immediatamente convinto i discepoli del gruppo che, a distanza di decenni, continuano ad avere gli occhi lucidi alla vista di quella copertina dove Spencer Elden nuota ingenuamente nell’acqua, alla ricerca della felicità.

Concludiamo con la canzone preferita da Alberto Ferrari,  “On A Plain”:

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