Mancano pochi giorni all’uscita ufficiale di “Neighborhoods” e a parlarne è Mark Hoppus alla rivista NME. Quello che emerge è un quadro perfetto delle difficoltà che la band ha avuto in passato e la necessità di sperimentare in un ambito nuovo, ricercando il sound dei Blink 182 che, inevitabilmente non sono più quelli di dieci anni fa ma una formazione nuova nello spirito ma, soprattutto, musicalmente. Mark Hoppus ha spiegato che reputa salutare la tensione e ritiene che essa sia una caratteristica di cui i Blink 182 hanno bisogno. Addirittura, il musicista ha spiegato che pensa che sia proprio quella la via da seguire. In particolar modo ha sottolineato che trova positivo per la band non registrare tutto in una stessa stanza. Infatti, le registrazioni delle parti di batteria, ovviamente suonate da Travis Barker, sono avvenute a Los Angeles mentre il chitarrista Tom DeLonge ha registrato le sue parti nello studio di San Diego.
Hoppus, molto attivo anche sulla sua pagina Facebook dove continuamente propone aggiornamenti e fotografie della band, ha spiegato che reputa bello il fatto di avere idee diverse fra i membri della formazione. “Neighborhoods” viene definito come il disco più maturo e completo ma nello stesso tempo anche più buio. La parola maturità sembra non convincere molto Mark Hoppus che ha riferito quanto questo termine sia rimbombato nelle loro menti durante le registrazioni ma loro ne hanno preferito mantenersi lontani. Il nuovo lavoro viene definito come maggiormente complesso rispetto ai precedenti ma che riserverà piacevoli sorprese ai fan.
“Neighborhoods” verrà rilasciato il 26 settembre e a quanto pare s’inserisce fra i dischi assolutamente da ascoltare, sia per i fan dei Blink 182 ma anche per gli amanti della musica, che potranno così valutare il percorso svolto da questa formazione che, alcuni anni fa, ha avuto il potere d’incendiare migliaia di giovani fan. Il bassista ha infine concluso che, i Blink 182 non saranno più quelli di “What’s My Age Again?” ma che hanno ancora molto da dare al proprio pubblico. Non vediamo l’ora di poter ascoltare il nuovo lavoro e poterlo giudicare personalmente.