L’edizione 2011 del Bestival, manifestazione di cui vi abbiamo parlato qualche giorno fa, si contraddistingue per due grandi nomi che hanno presenziato e presenzieranno durante queste giornate della kermesse che si concluderà proprio questa notte.
Ieri, 10 settembre, sul palco, come headline della serata sono saliti i The Cure, capitanati dal leggendario Robert Smith. Dopo un’assenza dalle scene musicali di circa due anni, il gruppo dark per eccellenza, ha proposto uno show davvero imperdibile. I numerosi fan accorsi all’evento l’hanno definito un momento di pura magia ed, ascoltando i pareri e leggendo le prime recensioni, si può proprio dire che i The Cure abbiano emozionato molto.
Sul Main Stage, le luci si sono offuscate e il palco ha iniziato a prendere vita all’uscita di Robert Smith e soci che hanno intrattenuto il pubblico con ben trentadue canzoni facenti parte del loro repertorio più che ventennale. Il Bestival si conclude proprio quest’oggi con un’altra grandiosa esibizione, quella di Bjork insieme ad altri live degni di menzione come Kelis e The Maccabees ma, in questo articolo vogliamo donare a chi legge e purtroppo non è potuto andare, un po’ di quello spirito così particolare che i The Cure, nella loro lunga carriera, hanno costruito.
La scaletta dell’esibizione è stata la seguente:
- ‘Plainsong’
- ‘Open’
- ‘Fascination Street’
- ‘A Night Like This’
- ‘The End Of The World’
- ‘Lovesong’
- ‘Just Like Heaven’
- ‘The Only One’
- ‘The Walk’
- ‘Push’
- ‘Friday I’m In Love’
- ‘In Between Days’
- ‘Play For Today’
- ‘A Forest’
- ‘Primary’
- ‘Shake Dog Shake’
- ‘The Hungry Ghost’
- ‘One Hundred Years’
- ‘End’
- ‘Disintegration’
- ‘Lullaby’
- ‘The Lovecats’
- ‘The Caterpillar’
- ‘Close To Me’
- ‘Hot Hot Hot!!!’
- ‘Let’s Go To Bed’
- ‘Why Can’t I Be You?’
- ‘Boys Don’t Cry’
- ‘Jumping Someone Else’s Train’
- ‘Grinding Halt’
- ’10:15 Saturday Night’
- ‘Killing An Arab’
Splendida ed azzeccata apertura con “Plainsong” da sempre uno dei cavalli di battaglia della formazione che, non ha mancato di proporre al pubblico le canzoni più ammirate ed amate come “Boys Don’t Cry”, “Lullaby”, “Disintegration” senza dimenticare “Lovesong”.
Prima dell’esibizione, Robert Smith non ha potuto sottrarsi ai giornalisti del The Guardian, inviato speciale dell’evento. Il leader della formazione ha spiegato il bisogno di allontanarsi dal business intorno ai concerti, live e apparizioni pubbliche e, con parole come sempre molto caute ma nello stesso tempo decise ha detto che i The Cure hanno seriamente pensato di non ritornare mai più su un palco.
A due anni di distanza, i The Cure hanno fortunatamente cambiato idea ma alcune delle opinioni espresse da Robert Smith dimostrano il bisogno della formazione di mantenersi il più possibile lontano dalla zona di luce e dei riflettori. La band in quest’ultimo periodo ha partecipato ad alcune collaborazioni ad esempio quella con il gruppo rivelazione Crystel Castles.
Al momento Robert Smith non ha lasciato trapelare nulla del futuro della band e neanche della possibilità di poterli rivedere presto live. Ecco quali sono state le parole più importanti dette dal leader dei The Cure: “I hated the idea of sliding into the twilight zone, going through the motions. My whole life I’ve played music for my own personal enjoyment and the idea of it becoming a machine or a business is just horrible” e ancora “Very few of them [political musicians] are clever enough to do it; if they’re good at the political side, the music side suffers, and vice versa. As a character, a public persona, I’m not perceived in that way; I don’t think I have the gravitas, the way I look, to pull it off”.
Come si può apprendere dalle parole di Robert Smith, la volontà di mantenersi lontano dai riflettori è un bisogno nascente proprio dal fatto di non voler entrare nei meccanismi distruttivi del mondo musicale, di non diventare delle “macchine da business”. Robert Smith poi ha chiarito anche la sua opinione riguardo ai cosiddetti “musicisti politici” dicendo che questo atteggiamento non è nel suo carattere e, per difendere a tutti i costi il lato della politica, inevitabilmente quello della musica ne soffrirebbe e questo, non è fra le sue prerogative.
Il gruppo che vede Robert Smith come unica figura centrale ed insostituibile ha sempre manifestato il bisogno di non entrare in compromessi promiscui e, qualche anno fa, a parlarne era stato proprio il leader affermando “Sono sempre io la guida di questa band e se tutti sono contenti di quello che voglio fare, allora la band è contenta, se non lo sono la band non lo è. Non sono molto bravo nei compromessi quando si parla di musica e di arte. Trovo semplicemente ridicolo che io debba fare qualcosa che non ho voglia di fare, quindi questo lascia tutti gli altri con un’opzione, andarsene”. Seppur queste frasi erano state pronunciate da Smith riguardo all’allontanamento di alcuni membri della formazione, il pensiero sembra adattarsi alla perfezione anche al senso del business espresso da Smith proprio in questi giorni.
Onore ad uno dei più grandi personaggi musicali da almeno trent’anni a questa parte che ci ha regalato delle canzoni immense e che, si spera, ritornerà ancora a suonare e regalarci brani targati “The Cure world”.