A ridosso delle elezioni Silvio Berlusconi gode di un grande momento di popolarità anche su Spotify.
Apri la Viral 50 di Spotify e ti ritrovi ai primi posti un trionfo dell’indie: posizione numero 1 per “Migliore di me” di Frenetik&Orang3 e Coez; posizione numero 2 per “Martelli” di Gazzelle; posizione numero 3 per “Hype” dei Voina. Continui a scorrere e tre posizioni più in là strizzi gli occhi. Dev’esserci qualcosa che non va. Tra “Pim Pao” e “Want you back” leggi “Meno male che Silvio c’è“. La campagna elettorale ti è entrata in testa e hai le allucinazioni? No, è tutto vero. Nella Viral 50 di Spotify alla posizione numero 6 c’è “Meno male che Silvio c’è” di Andrea Vantini. Che un po’, leggendo titoli come “La cassa che ti stende” e “Tamarro vero” forse non è la cosa peggiore che sia finita in classifica ma sì, è un fatto strano.
L’inno dedicato a Silvio Berlusconi è stato scritto nel 2002, di tempo ne è passato, la sola campagna elettorale è sufficiente a giustificare questo insolito successo? Probabilmente no. Un motivo in più mi verrebbe in mente. Nei giorni scorsi, prima ancora che “Meno male che Silvio c’è” è diventato virale un video. Si tratta di un estratto di “Last Week Tonight with John Oliver“, andato in onda sulla HBO. Il noto comico americano si è soffermato a lungo sulle elezioni italiane, facendo un ritratto impietoso del nostro Paese senza risparmiare nessuno. Ce lo meritiamo tutto, ma questa è un’altra storia. Nel video, che è stato condiviso da tantissime persone, John Oliver ironizzava anche sul suddetto inno scritto da Andrea Vantini. “Sì, è vero, è tornato!” dice il comico “e i sondaggi danno la sua coalizione in testa”. Oliver prosegue raccontando il “culto della personalità” instaurato da Silvio Berlusconi citando proprio il brano che fu poi utilizzato nella campagna delle elezioni del 2008. Probabilmente il video ha scatenato la curiosità del pubblico statunitense oppure dei vecchi nostalgici berlusconiani, in ogni caso possiamo considerarlo il tormentone del giorno.