L’Italia non è un paese per festival: il caso Rototom Sunsplash

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C’era una volta, nella piccola cittadina di Gaio di Spilimbergo, in provincia di Pordenone, un uomo che decise di creare un festival musicale europeo, il Rototom Sunsplash, che riprendeva il tradizionale Reggae Sunsplash giamaicano e che dal 1994 cominciò a richiamare da vari paesi europei migliaia di appassionati di musica reggae, grazie a concerti di musicisti da tutto il mondo. Col passare del tempo il numero delle persone che volevano venire al festival cresceva e quindi gli organizzatori del Rototom dovettero spostarsi prima a Lignano Sabbiadoro e poi a Osoppo, dove la rassegna divenne il più grande festival reggae europeo.

Nel 2009, però, il festival dovette lasciare il Friuli-Venezia Giulia per un “accanimento di sorveglianza” che aveva portato a “provvedimenti che rendono impossibile rimanere ad Osoppo”, come la violazione della legge Fini Giovanardi sul consumo e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Pochi anni dopo, uno degli uomini cattivi che aveva fatto spostare il festival, il Luogotenente dei Carabinieri Demetrio Condello, vicecomandante della Compagnia dei Tolmezzo e uno tra i principali artefici delle operazioni di repressione all’ultima edizione italiana del Rototom Sunsplash, venne arrestato con l’accusa di detenzione, spaccio di sostanze stupefacenti e concussione, e avrebbe patteggiato la pena a quattro anni di reclusione e 18.000 euro di multa.

In Spagna, nella piccola e soleggiata cittadina di Benicasim, la notizia che il più grande Festival Reggae d’Europa si sarebbe trasferito da loro dimostrò che il Signore aveva ascoltato le loro preghiere e gli organizzatori vennero ricevuti da una delegazione del Comune con tanto di Gonfalone. Nel 2011 il Sunsplash diventò la manifestazione dedicata al reggae più grande del mondo, con oltre 230.000 presenze in dieci giorni di festival, ed ora siamo arrivati al lieto fine (almeno per gli spagnoli) con oltre 250.000 persone, da ogni angolo del mondo, che arrivano a Benicasim non solo per partecipare al Rototom Sunsplash Festival ma anche per frequentare anche forum sociali (tra gli ospiti di questa edizione il premio Nobel per la Pace Mohamed Ben Cheikh) e laboratori di tessitura dell’African Village.

Chiudiamo questa favola moderna con le parole di Filippo Giunta, l’inventore del Rototom: “Tutto il festival si trasforma in un indotto che uno studio dell’Università di Castellón ha stimato in circa 25 milioni di euro. Una cifra impressionante per una manifestazione musicale organizzata senza sponsor. In Italia reggae è sinonimo di droga e andare a un concerto è considerato un comportamento quasi sospetto, sovversivo. Qui si svolge già un altro grande festival rock, il Festival Internacional de Benicasim. È grazie a iniziative del genere che la Spagna si è risollevata dalla crisi del 2011. Le autorità hanno capito che chi frequenta i festival ha un ruolo centrale nell’economia. Questo ha permesso che nascesse una lunga serie di figure professionali specializzate, dagli addetti alla sicurezza ai direttori di palco. Tutti ruoli in Italia praticamente inesistenti. Chi lavora nella musica deve fare i conti con approssimazione e improvvisazione perché si tratta di impieghi così precari da non consentire a chi volesse farli stabilmente una formazione adeguata. In Spagna, invece, visto che i festival si susseguono per tutto l’anno, si può attingere a un capitale di risorse umane praticamente infinito. Sono così grato alla Spagna e a Benicasim da non pensare a un ritorno in Italia. Certo, se poi cambiasse l’atteggiamento punitivo nei nostri riguardi….” Stretta è la foglia, larga la via, in Italia non resta che ascoltar “Romagna mia”.

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