“People try to put us d-down (Talkin’ ‘bout my generation)/Just because we g-g-get around (Talkin’ ‘bout my generation)/Things they do look awful c-c-cold (Talkin’ ‘bout my generation)/I hope I die before I get old (Talkin’ ‘bout my generation)”: quanti, leggendo queste parole, si saranno messi a canticchiare “My Generation“, brano contenuto nell’omonimo album di debutto del gruppo rock britannico The Who? Spero in tanti.
“My generation” è stata per molti anni l’inno del movimento conosciuto come Mod e da pochi giorni ha compiuto la bellezza di 51 anni. Il brano, uscito il 5 novembre del 1965 come terzo singolo del disco “My generation”, è caratterizzato da un riff d’introduzione di due note, seguito da un’alternanza di voce e coro con un testo ai tempi considerato a dir poco eversivo (“Spero di morire prima di diventare vecchio” era una frase impossibile da ascoltare ai quei tempi). La canzone, oltre ad essere molto orecchiabile, è passata alla storia della musica per l’assolo di basso di John Entwistle, uno dei primi della storia del rock a cui si sono poi ispirati molti bassisti dei decenni successivi. La canzone dei Who (Pete Townshend, Roger Daltrey, John Entwistle e Keith Moon) è considerata dalla rivista Rolling Stone l’undicesima canzone migliore di tutti i tempi e quando fu pubblicata raggiunse la seconda posizione in Gran Bretagna e la 74esima posizione in America.
La storia narra che Pete Townshend scrisse la canzone durante un viaggio in treno, si dice ispirato dalla Regina che aveva ordinato di rimuovere il carro funebre Packard del 1935 di sua proprietà da una strada di Belgravia perché si era sentita offesa dalla vista di esso durante la sua passeggiata quotidiana attraverso il quartiere. Lo stesso Townshend disse che fu il brano “Young Man Blues” di Mose Allison ad ispirarlo. Oltre alle parole del testo passate alla storia come una delle più forti dichiarazioni di ribellione giovanile di sempre, è famoso anche il cantato di Roger Daltrey, un urlo arrabbiato e nervoso carico di rabbia adolescenziale fedele allo “stutter“, questo particolare stile canoro che sembra quasi un balbettio: su questo particolare questa è la versione più accreditata, quella di Keith Moon: “Pete aveva scritto le parole della canzone su un foglio di carta e lo diede a Roger, che non le aveva mai lette prima. Così, mentre le leggeva per la prima volta, balbettò. In studio c’era Kit Lambert, che disse a Roger: “Quando canti continua a balbettare”. Così fu, e il risultato lasciò tutti senza fiato. E pensare che tutto accadde solo perché Roger quel giorno aveva il raffreddore”.
Il singolo andò molto bene in patria piazzandosi alla seconda posizione in classifica in Gran Bretagna, vendendo circa 300,000 copie nonostante l’iniziale messa al bando da parte della BBC che ritenne il cantato del brano potenzialmente offensivo per chi era realmente affetto da balbuzie. Con il passare degli anni, il pezzo è diventato un classico, tanto da far affermare nel 1995 al giornalista Chris Charlesworth che “Se anche gli Who avessero fatto un’unica canzone, My Generation, e niente altro, sarebbero comunque passati alla storia“.
Ma ora basta con le parole e partiamo con la musica.