Bat for Lashes: “The bride”. La recensione

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A distanza di un anno dal precedente “The haunted man” e mentre era intenta a promuovere il suo side project Sexwitch formato da lei, da Don Carey e dalla band indie Toy, la cantante e compositrice inglese Natasha Khan, meglio conosciuta come Bat for Lashes, ben ha pensato di comporre il suo quarto disco in carriera, “The bride“.

L’autrice stessa ha detto che il tutto è nato da un suo cortometraggio che aveva come protagonista una donna che vive una tragedia nel giorno del suo matrimonio, la morte del suo futuro sposo in un incidente stradale: da qui il nome del disco, “The bride” (“La sposa”) e l’inizio dei lavori che doveva portare alla release del disco nella primavera del 2016 ma che ha subito qualche slittamento fino all’uscita del disco in questa estate anticipato dai singoli “In God’s House” e “Sunday Love”. Per questo lavoro la Khan si è avvalsa della collaborazione di sei persone, Ben Christophers, Simone Felice, David Baron, Dan Carey, Jacknife Lee e Matt “Aqualung” Hales.

Come detto prima, questo disco è un concept album sulla storia di questa donna che vede il suo futuro marito morire in un incidente stradale proprio il giorno del suo matrimonio: il disco segue la tragedia, come lei decida di andare lo stesso in luna di miele da sola e di come le sue emozioni si mescolino al dolore. Una narrazione dell’amore e della morte che ha a che fare da vicino con la vita, come dice la stessa Khan: “Il trauma e il dolore per la perdita di Joe, la malinconia, sono più di una metafora e mi hanno permesso di esplorare il concetto dell’amore in generale, e per fare questo avevo bisogno della morte.” La promozione del disco è stata molto legata al tema del disco e altrettanto inconsueta: Bat for Lashes si è imbarcata in una serie di piccoli concerti che si sono tenuti in delle chiese (questo per adeguarsi al tema del matrimonio) e agli ascoltatori è stato chiesto di vestirsi in maniera formale, proprio come se andassero alla cerimonia.

Dopo che abbiamo esplorato la costruzione del disco, parliamo della musica: “The bride” è composto da 12 canzoni e si apre con “I Do“, perfetta canzone da cerimonia con cui la sposa pensa all’indomani, il giorno del suo matrimonio, il tutto impreziosito dalla celesta e dalla voce di Khan. Subito dopo sentiamo il baroque pop di “Joe’s Dream“, con i tuoni in lontananza e la musica che fa presagire la tragedia che di lì a poco succederà, e sembra quasi di risentire un sentore di Kate Bush e delle sue atmosfere dilatate ed eteree eppure così pop e accattivanti.

bat for lashes the bride Cover
Bat for Lashes – “The bride” – Cover

In God’s House” introduce al matrimonio vero e proprio e alla tragedia, la scomparsa di Joe, e la canzone assume note drammatiche: la drammaticità si accentua in “Honeymooning Alone” che si apre con il suono dell’incidente stradale e che apre all’inquietudine con delle atmosfere alla Portishead. “Sunday Love” è forse la canzone più radiofonica del disco, che si potrebbe prendere anche a parte da tutto il contesto del disco ed ascoltare singolarmente senza che perda niente della sua forza espressiva.

Dopo queste due canzoni si apre la fase più sperimentale del disco: “Never Forgive the Angels” e “Close Encounters” vivono delle stesse atmosfere rarefatte e quasi celestiali, come piccole preghiere moderne, mentre “Widow’s Peak” è una narrazione dura e cruda che scava nel dolore della donna e porta quasi al limite, a quel “Land’s End” dove la donna sembra trovare improvvisamente un attimo di pace. Questa seconda parte del disco è più curata musicalmente, come si nota in “If I Knew“, e perde parte della spontaneità che l’ha caratterizzato nella prima parte ma ne guadagna in estetica e complessià, come mostrano anche le due canzoni finali “I Will Love Again” e “In Your Bed”.

Che dire… “The bride” è un disco molto ostico sia per il progetto musicale che per quello lirico: costruire un concept album su un tema come la morte di uno sposo e il dolore della sposa è roba dura, difficile da scrivere e da musicare ma soprattutto da far digerire musicalmente parlando. Quello compiuto da Khan è un lavoro eccellente, bellissimo e tremendo, crudele e oscuro, una piccola serie di ballate molto intriganti sia per il soggetto che per la musica usata e che mostrano tutto il suo talento nella fase compositiva. E’ un disco ambizioso e pieno di talento ma che è quasi incomprensibile se ascoltato a pezzi o se si pescano canzoni qui e là, proprio per la sua natura di concept album. Questo è il suo unico limite, in quanto è un lavoro eccelso e che permette a Bat for Lashes di definirsi artista a tutto tondo. “The bride” è una bellissima, complessa e straziante esperienza di ascolto, un cammino nel dolore inatteso che ti porta la vita fino alla rinascita e alla comprensione. Complimenti.

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