Perché Bruce Springsteen è l’unico e il solo

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© Facebook / Bruce Springsteen

Di Bruce Springsteen ce n’è soltanto uno e piace pure a chi non l’ha mai ascoltato. La musica, si sa, può essere magica e fa bene all’anima e al corpo, se vi sembra una frase fatta andate a vedere un concerto del Boss e poi ditemi se non avevo ragione. Sarà come avere gli stessi effetti di benessere che può offrire una spa, però uscendone sudaticci e con le gambe stanche, ma è tutta vita e attenzione, rischia di creare dipendenza.

La prima volta che ho visto Bruce Springsteen era allo stadio Franchi di Firenze, quella notte è venuto giù un diluvio memorabile, sia per la quantità d’acqua che per il fatto che mi sono convinta, dopo anni e anni di concerti, di non aver visto mai niente di simile. E non perché ci fossero stati spettacoli pirotecnici, particolari scenografie o coreografie, ma perché Bruce Springsteen è un animale da palco e tra tutti quelli visti fino ad ora, nessuno è mai stato come lui e al secondo giro ne ho avuto la conferma definitiva. Non è solo per il “semplice” fatto che arrivi a suonare fino a quattro ore, uscendone illeso, sorridente e fresco come le rose, che quando suona la mezzanotte lui pare che sia appena uscito di casa per una passeggiata rilassante, e invece aveva ai suoi piedi migliaia di persone esultanti e in delirio. Non è solo questo e forse a parole non si potrà mai spiegare che cosa sia davvero vedere un live del boss e della E-Street Band, un gruppo di fenomeni come pochi altri in circolazione. Quasi quattro ore di pura goduria, non ci sono il caldo, le zanzare nè le bollette da pagare, il lavoro arretrato, le beghe condominiali, il ragazzo o la ragazza che vi ha lasciato, tradito quello/a per cui vi stavate disperando fino a poco prima che partisse “Land of Hope and Dreams”. Nemmeno il vostro primo amore vi ha fatto battere il cuore come quando all’improvviso, alle cinque del pomeriggio, si sente risuonare “Growin’ Up” e tutti iniziano a correre.

Bruce Springsteen è inarrestabile ed ha una cosa che manca a molti altri artisti: è generoso. Si concede, anima e corpo, al suo pubblico, alla folla in delirio fatta di creature sognanti, che sperano di avere la loro possibilità di salire sul palco e stargli accanto per qualche minuto. Perché mica tutti i grandi ti fanno salire sul palco per ballare con loro, non si buttano tra le mani festose che vanno a tempo di “Sherry Darling“. Migliaia di voci per uno spettacolo indimenticabile, fatto di pezzi memorabili e tributi, iniziato ancor prima che il sole tramontasse e che sarebbe potuto durare anche il triplo del tempo e nessuno, ci metto la mano sul fuoco, si sarebbe mosso da lì. Merito di una band di grandi talenti che funziona benissimo e che ha un rapporto di perfetta sintonia con Bruce, il nostro caro Bruce, che ci fa sembrare tutti i sogni possibili, quando sul palco c’è lui ogni cosa è possibile.

Un grande grazie, quindi, a questo re del rock nato negli USA, nato per correre, ma anche all’organizzazione e alla passione di Claudio Trotta di Barley Arts, che organizza i concerti con l’amore di chi ai concerti ci è andato parecchio e non si è dimenticato come si vivono. Rimane sullo stesso livello del pubblico in festa, senza scordarsi quale sia la vera priorità: la musica buona, quella fatta bene, uno show pulito e un’organizzazione impeccabile in una Milano che in Italia di certo si distingue da questo punto di vista. Per questo, cari lettori, se nella vita non siete mai andati a un concerto, se avete ascoltato sempre tutt’altro, se siete andati a centinaia di concerti ma non a un concerto di Bruce Springsteen, ve lo assicuro, non avete ancora visto niente.

Bruce Springsteen, la scaletta del 3 luglio a Milano

Pre-show:

– Growin’ up

Concerto:

– Land of Hope and Dreams

– The ties that bind

– Sherry Darling

– Spirit in the Night

– My Love Will Not Let You Down

– Jackson Cage

– Two hearts

– Independence day

– Hungry heart

– Out in the Street

– Crush on You

– Lucille (cover di Little Richard, eseguita per la prima volta nel “The river tour 2016”)

– You Can Look (But You Better Not Touch)

– Death to My Hometown

– The River

– Point Blank

– Trapped (cover di Jimmy Cliff)

– The promised land

– I’m a Rocker

– Lucky Town

– Working on the Highway

– Darlington County

– I’m on Fire

– Drive All Night

– Because the Night

– The Rising

– Badlands

Bis 1:

– Jungleland

– Born in the U.S.A.

– Born to run

– Ramrod

– Dancing in the Dark

– Tenth Avenue Freeze-Out

– Shout (cover degli Isley Brothers)

Bis 2:

– Thunder Road

2 COMMENTS

  1. Cara Elide, ognuno di noi “springsteeniani”, vuole condividere la propria passione con gli altri, perché di questo si tratta, di condivisione.
    Leggo spesso di fan che si ritengono “più”fan degli altri….bene io credo che ci sia qualcosa di più profondo e serio. Ho iniziato ad ascoltare Bruce all’età di 13 anni nel 1976…Backstreet mi fulmino. Un grande amore, l’adolescenza e la vita di paese dettero ala Sua musica un modo particolare di entrare nella mia vita e da allora è rimasta come impressa nel mio sangue come un sigillo. Io da lontano ho condiviso la gioventù di Bruce in quei fine anni 70, lo sentivo e lo sento ancora oggi come un fratello maggiore, come uno di casa. E la sensazione che provo ad ogni concerto è quella di aver salutato mio fratello il pomeriggio uscendo insieme da casa e di avergli detto : ” ci vediamo stasera a s.siro….” God bless Bruce & ESB.

  2. Caro Paolo, grazie per il tuo commento. Credo che la musica, come molte altre cose, perda molto senso senza la condivisione. Quindi grazie anche a te, per essere un portatore sano di springsteenianità!

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