E’ da pochi giorni uscito “Wrong crowd“, secondo disco del talentuoso cantautore britannico Tom Odell, anticipato dal singolo “Magnetised” che ha totalizzato finora 8.5 milioni di streaming su Spotify e 2.8 milioni di visualizzazioni del video. Tim Odell è stato scoperto da Lily Allen e con il suo album d’esordio “Long way down” aveva già venduto un milione di copie e si era aggiudicato il prestigioso Ivor Novello Award nel 2014 come miglior compositore dell’anno, ricevendo nel contempo apprezzamenti da songwriters del calibro di Elton John, Billy Joel e Rolling Stones che lo hanno invitato ad aprire il loro concerto a Hyde Park a Londra.
Prodotto da Jim Abbiss (Arctic Monkeys, Kasabian, Adele), “Wrong Crowd” è il secondo album da studio del cantautore inglese, e verrà pubblicato in edizione deluxe e in vinile: per comporre questo disco Odell ha lasciato l’Inghilterra per approdare a New York per trovare maggiore ispirazione, come lui stesso dice: “All’inizio, le canzoni che scrivevo parlavano di isolamento, del tentativo di inserirsi, di diventare adulti. Ho iniziato a guardarmi indietro e dentro, utilizzando me stesso come punto di partenza ma lasciando l’immaginazione libera di seguire una storia. Mi sono immaginato la musica come colonna sonora… La splendida immagine delle erbacce che crescono intorno all’albero e lo soffocano ne La sottile linea rossa di Mallik, dell’uomo che distrugge la natura, dimenticandosi che ne fa parte. Tutto questo ha iniziato a toccare delle corde dentro di me. L’album segue la storia di un uomo prigioniero della sua infanzia. La agogna, desidera la natura, l’innocenza nel mondo perverso in cui vive. È una storia di fantasia, ma va da sé che le emozioni e le sensazioni le ho provate personalmente. Le storie comunque sono elaborate ed esagerate. Volevo creare un mondo con uno spiccato senso della realtà, come in un film di Fellini.”
Da sempre appassionato di cinema, durante il suo soggiorno newyorkese Tom ha ampliato il suo enorme interesse per il film come forma d’arte, utilizzando le pellicole di Won Kar Wai, Paolo Sorrentino, Terrence Mallik, Wim Wenders e Fellini come sfondo per il suo album. Il disco di Odell, composta da undici canzoni per 47 minuti di musica, si apre con la title-track, che mostra il gusto estetico di Odell nella scelta delle canzoni e della musica: lo stile di Odell si evince subito dopo dal singolo “Magnetised” che ricorda vagamente nel cantato i Coldplay e che parte piano per diventare trascinante soprattutto nel ritornello.
Con “Concrete” si mostra una tendenza presente in quasi tutto il disco, ovvero il crescendo sonoro del duo basso-batteria molto pop che viene bilanciato dall’uso dei cori gospel: questo effetto si sbilancia in una canzone come “Sparrow” dove il ritmo tribale costringe Odell ad alzare troppo la voce. “Constellations” e “Still getting used to being on my own” invece mostrano un Odell più uguale a se stesso, con un pop tutto pianoforte e voce e con un grande lavoro di scrittura che richiama alla mente Billy Joel. Nella seconda canzone poi Odell riesce a superarsi e porta il suo pop un gradino più in alto, richiamando alla mente i Supertramp grazie ad uno stile più blues e boogie.
L’orchestra la fa da padrona in “Silhouette“, brano dance pop che richiama i migliori anni ’80 e che riporta alla mente Billy Joel. I riferimenti americani sono molto presenti anche in “Jealousy“, uno dei pezzi migliori del disco, dove la base musicale è straordinaria e il pianoforte lascia lo spazio ad una fantastica chitarra acustica ritmica. Dopo un pezzo così dolce, ecco che arriva il rock molto duro di “Daddy“, una canzone che coglie l’ascoltatore come un pugno allo stomaco sia con la musica che con il testo che parla di abusi in famiglia.
“Here I am” è prevista come secondo singolo e riporta Odell in un territorio per lui familiare, quello del pop & soul, dove fanno sempre capolino gli anni Ottanta e dove anche qui troviamo un crescendo che porta il suono sempre più in alto. Il disco si chiude con “Somehow“, un pezzo cantato e suonato con la classe di un veterano della musica, dove la chitarra, il pianoforte e gli archi formano il sottofondo perfetto per la voce di Odell che svaria tra falsetto, cantato lieve e potenza. Nella versione deluxe del disco, che contiene “She don’t belong to me”, “Mistery”, “Entertainment” e “I thought I knew what love was”, forse i brani aggiunti tolgono bellezza al disco, sembrano semplici riempitivi quando sarebbero bastate ampiamente le undici canzoni dell’album per l’ascoltatore medio.
Tom Odell è cresciuto molto dai suoi esordi e ha cercato di far maturare il suo pop rendendolo più adulto soprattutto con l’uso dei cori e del soul (cori, atmosfere, organi, archi). L’uso massiccio del pianoforte fa ben sperare per quanto riguarda l’esperienza live che sappiamo essere uno dei punti di forza del musicista inglese. Con i soli undici brani a disposizione della versione standard, “Wrong crowd” è un disco maturo, ben suonato e ben cantato, che però manca in alcuni tratti di personalità, come se il fatto di non essere molto conosciuto come songwriter al pari di altri “menestrelli moderni” come James Blake o James Bay pesi nella scrittura dei testi e delle canzoni. Questa cosa incide alla fine sull’intero disco che sembra più un percorso di consolidamento del pubblico che lo aveva amato e acclamato con il primo album e che troverà confermate le sue certezze con questo nuovo disco. Per un qualcosa di più, per un volo pindarico verso nuove frontiere della musicalità di questo interessantissimo ragazzo credo dovremo aspettare un altro disco.