Radiohead: “A Moon Shaped Pool”. La recensione

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A Moon Shaped Pool” è il nono disco dei Radiohead. Ogni uscita discografia della band di Oxford porta con sé un carico emotivo capace di devastare gli animi dei seguaci più accaniti, ma è capace anche di dividere e di innescare forti polemiche. I Radiohead fanno parte di quella schiera di band che non ha mai smesso di assorbire sempre sound nuovi sperimentando e producendo album differenti dai precedenti ma allo stesso tempo maledettamente contaminati da tutto il proprio pregresso musicale. Il brano scelto per lanciare “A Moon Shaped Pool” dopo un silenzio web durato qualche giorno è stato “Burn The Witch“, un’inquietante parentesi che lasciava intendere un ritorno alle lande aride, cattive e inquietanti di “Hail To The Thief“, il concept album più intriso di politica della storia dei Radiohead.

Archi violenti, vocalizzi di Thom come non li sentivamo da qualche anno fanno intendere che la band ha pensato ancora una volta a curare nei minimi particolari tutti gli intervalli di un disco che si è prospettato sin dall’inizio il disco dell’anno. Sebbene fossero chiari i segnali di apertura musicale nel primo brano del disco, a suggerirci un cambio di involucro melodico è proprio la struggente “Daydreaming” in cui coesistono l’inquietudine, la dolcezza, la paura lo spaesamento e la liberazione. Ci basta davvero l’ascolto di pochissimi brani per capire come quel rock spigoloso di cui i Radiohead si sono sempre fatti sani portatori si sia fatto da parte lasciando spazio ad atmosfere più ammorbidite complice la collaborazione con la London Contemporary Orchestra. L’intro di “Deks Dark” ci ricorda un po’ l’odio per i matrimoni da parte di Yorke manifestato in “A Punchup at a Wedding“, ma lo sviluppo del brano nella sua seconda parte al pianoforte ci allarga l’orizzonte e ci riporta direttamente sulla strada della contaminazione classica e da soundtrack di “A Moon Shaped Pool”. Delicata e struggente, una carezza violenta ma schiva, questa è “Desert Island Desk” una ballata molto vicina a Nick Drake per ispirazioni e melodie, un vero e proprio attimo di respiro riflessivo. Un brano come “Ful Stop” è il momento onnipresente nel disco dei Radiohead: moderno, distorto, inquietante e sporco; in “Hail To The Thief” un brano come “The Gloaming” rappresenta nel miglior modo l’idea di astonishment reincarnatasi poi in “Ful Stop“. “Glass Eyes” continua il discorso cominciato con Daydreaming: lenta, confusa, assuefatta, è una romantica suite intrisa di archi così prepotentemente presenti. L’arrivo di “Identikit” spiazza, è il brano che non ti aspetteresti e che sembra essere direttamente uscito da “In Rainbows”, contaminato da Kid A e influenzato da “Hail to the Thief“, è un continuo crescendo e un violento passaggio da una dimensione matematicamente scandita da strumenti musicali ad una dimensione onirica e sfumata.

Radiohead - A Moon Shaped Pool | Facebook

Compiuto e Coerente, “A Moon Shaped Pool” è il disco che ci aspettavamo, il giusto successore di dischi come “The King Of Limbs” e “In Rainbows” fatti di sperimentazione pura. I Radiohead negli anni sono diventati sempre più pervasivi, ogni disco è come se fosse pensato a ricoprire completamente ogni cosa, plasmando la realtà e la nostra esistenza ad ogni ispirazione presente nella genesi del disco. Un perfetto esempio di musica contemporanea, il nuovo album dei Radiohead raccoglie ispirazioni anche dalle composizioni di Philip Glass, ai più attenti sembrerà di scorgere piccole digressioni durante l’ascolto.

Il brano “The Numbers” a tratti ricorda molto Feist e “Present Tense” subito dopo è un interessante momento musicale sussurrato, pizzicato e desiderato. Ci troviamo quasi verso la fine e “Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief” disturba la tranquillità e la leggerezza avvertita precedentemente, ma ci scuote e ci catapulta direttamente ai tempi di Kid A. In ” A Moon Shaped Pool è presente la versione di “True Love Waits“, poesia in musica portata live la prima volta dai Radiohead nel 1995 e mai registrata. E’ diventata intima, dolce ed edulcorata, meno acerba, è un canto d’amore non più gridato al mondo ma sussurrato al cuore, con momenti di inquietudine ma con barlumi di speranza. Un brano concepito decenni addietro aspetta solo il momento giusto per essere registrato in studio, e il momento di “True Love Waits” è finalmente arrivato con “A Moon shaped pool“.

I Radiohead riescono sempre ad attivare circuiti emotivi tenuti a freddo per troppo tempo. Lo studio delle melodie nei minimi particolari e la scelta della ricerca della peculiarità è sempre stato un marchio di fabbrica dei Radiohead. Il pensiero di Thom Yorke e compagni sembra essere chiuso ermeticamente in ogni angolo di “A Moon Shaped Pool“. In un tempo relativamente breve i Radiohead sono passati da “Hail o The Thief” a “In Rainbows” e “The King Of Limbs” dando uno scossone melodico non indifferente. Inevitabile paragonare l’uscita attuale con i lavori precedenti, i Radiohead riescono sempre ad apportare una rivoluzione alle loro composizioni, ma in qualche modo non snaturano la struttura del loro DNA, in fondo intriso di sperimentazione ma tanto ancorato al vecchio e amato rock. Nonostante le escursioni elettroniche di Mr. Yorke e i percorsi solisti dei membri della band la vera ricchezza è stata sempre tornare indietro dai propri compagni per poter fare delle proprie influenze solitarie un tesoro da cui attingere e lasciarsi ispirare. Il fil rouge melodico non viene mai toccato, è presente il tanto affezionato 5/4, i ritmi sincopati e contrappunti melodici.

I Radiohead sono la band per eccellenza del nuovo che avanza, riescono sempre a darci un album che non guarda al passato, anzi, è tutta la musica che abbiamo sempre immaginato per il futuro. Quello dei Radiohead è un programma cominciato più di 25 anni fa, e ad oggi risulta essere più attuale che mai, senza stancare né ripetersi.

Nonostante non sia un disco di inediti è assolutamente un buon prodotto musicale, contiene brani già eseguiti, ma mai registrati sintomo che aspettavano solo di sfociare nella giusta ispirazione.

And true love waits / In haunted attics / And true love lives / On lollipops and crisps”

2 COMMENTS

  1. Mix tra Hail To The Thief e in Rainbows.
    Una lagna continua lunga 11 canzoni, ma è marchiata Radiohead: non possiamo mica bocciarla!

    • Ciao Mad,
      io la vedo invece come una questione di gusti che, nelle recensioni, è sempre molto soggettiva.
      Nelle nostre recensioni abbiamo stroncato album e accettato le critiche di chi, di parere diverso dal nostro, ci dava dell’incompetente.
      Saluti

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