Punkreas: “Il lato ruvido”. La recensione

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A due anni di distanza da “Radio Punkreas” esce “Il lato ruvido“, nuovo disco dei Punkreas, storica band del punk rock italiano, grazie al sostegno di tre etichette indipendenti (Canapa Dischi, Rude Records e Garrincha Dischi): la band ha fatto questa scelta sia per poter lanciare il suo album in un ambito internazionale ma anche per mantenere inalterata la propria identità e preservare le proprie scelte artistiche.

Registrato e prodotto da Riccardo Parravicini al Mam Recording Studio, con le voci riprese e prodotte da Ale Bavo presso lo stesso studio, mixato da Riccardo Parravicini e Ale Bavo e masterizzato da Giovanni Versari a La Maestà Mastering, in questo disco i Punkreas, ovvero Cippa (voce), Paletta (basso elettrico), Noyse (chitarra elettrica), Andrea “Endriù” Botti (chitarra elettrica) e Gagno (batteria) hanno deciso di mettere a frutto un periodo di rinnovato e fertile entusiasmo tornando al proprio passato, come spiegano loro: “Con questo disco abbiamo semplicemente cambiato marcia e l’abbiamo fatto ripartendo da quello che, in fin dei conti, è sempre stato il nostro lato migliore: il lato ruvido.”

La band ha deciso di suonare questo disco in maniera diretta e istintiva senza aiuti elettronici e utilizzando delle registrazioni in presa diretta per poter catturare al meglio l’essenza primordiale e ruvida del gruppo sposandola con un linguaggio musicale contemporaneo e moderno senza per questo rinunciare alla proverbiale sincerità del gruppo (basti pensare a brani del passato come “Terzo Mondo” e “Voglio armarmi“) per un disco al vetriolo dove la melodia la fa come sempre da padrona.

Ma ora veniamo al disco, composto da dodici canzoni e che si apre con “Salta“, canzone quasi manifesto dei Punkreas che furono: velocità, sudore, chitarre a tutta e testa diretti, senza filtri di sorta. Ed è quasi un piacere riascoltare un miracolo musicale, quasi come se una macchina del tempo musicale ci avesse riportato indietro di molti anni, quando il punk italiano era ancora un fatto embrionale e si cominciava a vedere il pogo ai concerti. I Punkreas, oltre ad essere diretti e sinceri, sono anche molto abili nel descrivere la società di oggi e tutte le sue ansie e incongruenze, come in “Mediterraneo coast to coast“,  o come in “Dal tramonto all’alba“, che racconta la storia di chi scopre di non dover avere più paura di se stesso.

cover punkreas il lato ruvido
Punkreas – “Il lato ruvido” – Cover

In fuga“, canzone che vede la partecipazione dei Lo Stato Sociale, è un racconto ironico di un cervello in fuga alla ricerca di un padrone degno e che non si riduca a schivizzarsi davanti alla televisione o che si accomuni alla massa. L’occhio dei Punkreas è sempre lucido e attento sulla realtà attuale, come dimostra la canzone successiva, “Mi piace“, storia di un social network addicted che scopre accidentalmente la via per disintossicarsi e che usa il punk-ska per divertire e far riflettere. La title track è forse la canzone “peggiore” del disco ed è anche quella più “di pancia” e di denuncia, dove il gruppo mette alla berlina i professoroni dell’ultima ora che pontificano senza conoscere la realtà.

800588605” è il numero verde dell’ACAD, associazione nata per segnalare gli abusi delle forze dell’ordine e ottenere supporto, ed è anche il nome della canzone con cui i Punkreas denunciano gli episodi di abuso in divisa tristemente noti nella cronaca di oggi, mentre in E tu cosa vuoi?” la band grida lo smarrimento di questo mondo dove sono caduti gli schemi interpretativi e dove le diversità si fanno meno marcate e più difficili da decodificare: “Modena Milano” vede la partecipazione dei Modena City Ramblers e vira verso l’irish punk e collega idealmente due mondi così diversi in una sorta di gemellaggio artistico che sono certo scatenerà i fans durante i live.

Con “Condannato alla realtà” il gruppo si scaglia contro il mondo dei talent show e contro chi decide di mettere il suo futuro artistico e personale nelle mani di giudici improbabili quando oggigiorno conta solo l’istante di celebrità mentre con “Va bene così” si vede una cosa rara in un disco dei Punkreas, ovvero la partecipazione di un rapper, in questo caso di Shiva, per questo inno moderno alla classe operaia. Il disco si conclude con “Picchia più duro“, brano in cui per la prima volta i Punkreas affidano il testo ad una persona esterna alla band, lo scrittore e sceneggiatore Tito Faraci, ma la cui musica rimane fedele alla linea dettata da anni.

Il lato ruvido” è un disco da prendere o lasciare: i Punkreas hanno deciso di tornare alle loro origini musicali per un “back to basics” che affascinerà i loro fan storici e colpirà molti ragazzi di oggi. La formazione milanese ha deciso di tornare indietro nel tempo e ritrovare le ragioni che hanno permesso una così alta longevità ad un gruppo punk in Italia, fenomeno già abbastanza particolare di suo. I Punkreas hanno definito loro stessi questo disco come “una ripartenza” e si sono affidati al loro lato più sincero e diretto (quello “ruvido”, appunto), senza compromessi o giri di parole, puntando il dito contro le storture della società ma al tempo stesso proponendo delle soluzioni per liberarsi dalla melassa ideologica in cui sono immersi i nostri cervelli. Perchè una fuga è ancora possibile, basta semplicemente alzare lo sguardo e vedere con occhi nuovi (e ruvidi) il quotidiano.

 

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