The National, bis di “Trouble Will Find Me” a Roma

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Puntualissimi a distanza di un anno i The National riabbracciano Roma dopo la data di Ferrara, nell’ambito di un ricco tour estivo. I The National sono riusciti a guadagnarsi un’importante reputazione per quel che riguarda la realtà musicale mondiale, sono apprezzati e promossi a pieni voti su più fronti, arrivano sul palco a fare il loro compito con lode, e devastano il pubblico anche nell’animo.

Non è un’espressione esagerata, è solo un modo per dire che il genere della band di Matt Berninger custodisce un cuore gotico, come un piacevole sacrificio che solo con una sensibilità d’animo riesce ad essere percepito. Sebbene siano grandi rappresentati del genere indie rock riescono in qualche modo a dare un valore aggiunto a tutto il loro lavoro, complice la perfezione stilistica, la ricchezza musicale e il pathos che musicisti e leader mostrano sempre più fieri ogni volta durante i loro live.

Matt Berninger  - The National Roma ©Melodicamente
Matt Berninger – The National Roma ©Melodicamente

Si parte con lentezza, con un’inedita parte acustica molto apprezzata, per ricaricarsi poi nell’energico crescendo musicale tipico dei The National. Era il 2004 quando Cherry Tree veniva apprezzato, e a distanza di 10 anni il suo fascino e brani come “Wasp Nest“, “All The Wine” sfoderata nel bel mezzo di una scaletta movimentata, e “All Dolled Up In Straps” godono ancora di una magia inconfondibile. La loro non è una semplice riproduzione, è molto di più, è musica allo stato puro, e si percepisce anche solo ascoltando ad occhi chiusi. Indipendenti nel pensiero e nell’impronta, Matt Berninger e compagni portano sul palco un’insieme di stili e passioni il cui risultato non può che essere un concerto degno di tale nome, in una cornice come quella dell’Auditorium, che visivamente racchiude il pubblico in un grande abbraccio musicale. Meravigliarsi della loro perfezione al primo incontro è sicuramente lecito, mai ci si aspetterebbe di farlo al secondo o addirittura al terzo appuntamento con un loro show. Il live si sviluppa in un continuo crescendo, in un continuo essere rapiti da quella magnetica forza che solo un fondo di disperazione riesce a trascinare via per scaraventarci in un’inquietante sensazione di confusione e spaesamento.

Una setlist ricchissima di brani di successo perfettamente strutturata, che pian piano si schiude proprio come un fiore per mostrare alla fine una corolla variopinta e profumata, proprio come i brani che si sono susseguiti nel live meraviglioso dei The National.

La verve di Matt Berninger aiuta a tenere scena, la sua passione per una buona bottiglia di vino lo trascina in un turbinio di emozioni che lo porta a non cantare più le così belle parole del brano “Graceless” e lo lancia in una posizione fetale ai piedi della batteria, quasi a chiedere perdono agli ultimi accordi. Il pubblico non riesce a stare seduto e sin dagli inizi si prostra ai piedi di un palco che non si sviluppa in altezza ma si estende fino a cuori di chi impaziente attende il momento del suo brano preferito.

The National Roma ©Melodicamente
The National Roma ©Melodicamente

Il live diventa quasi una collaborazione, i gemelli Dessner catturano l’attenzione nonostante la dinamicità in background di Berninger, di fiati e percussioni, così orchestrali degni di uno show tanto rock, nonostante di violenze ce ne siano ben poche se non nell’animo. Commossa, la folla di Roma ancora una volta accoglie le escursioni in platea di Berninger soprattutto nella movimentata “Mr.November“. L’atmosfera giusta viene creata in attimi musicali come “England“, brano che cala un sipario di colori freddi e fluttuanti su una folla incantata da un piano in sottofondo e una voce calda e baritonale nonostante i fumi dell’alcol.

La bellezza in questo caso non è solo negli occhi di chi guarda, ma è nell’animo di chi ha avvertito e ha ascoltato quei brani nei momenti particolari di vita vissuta, e per una volta li ha portati in pubblico spogliandosi di qualsiasi congettura e mettendo a nudo la sensibilità e la tenerezza dell’essere umano.
Con molto piacere i National vengono apprezzati dal pubblico nostrano, e la band sembra ricambiare. “Vanderlyle Crybaby Geeks” chiude un momento solenne, cala il sipario su uno show meraviglioso, crea un momento intimo e lascia cantare il pubblico accompagnato da un Matt Berninger sfinito ma contento di aver trasmesso almeno un piccolo frammento del suo conflitto interiore.

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