L’indie pop elettronico sincero ed irriverente dei Dagomago

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Questa settimana, per la rubrica The Passenger, abbiamo deciso di presentarvi i Dagomago, formazione giovane che è uscita alla ribalta da poco ma che già sta raccogliendo molti consensi e successi. I Dagomago, ovvero Matteo Buranello (voce), Andrea Pizzato (tastiere, synth, piano e pianola) e Luca Buranello (batteria, batteria elettronica e percussioni) nascono nel 2012 e subito si mettono in risalto con un progetto giovane che nasce in provincia di Biella e che porta subito i nostri tre eroi a Torino alla corte di Davide Diomede e Francesco Del Proposto, meglio conosciuti nell’ambiente come Vina Records. I tre ragazzi si mettono subito all’opera e puntano diretti a registrare la loro prima fatica e ritornano sulle colline biellesi dove si mettono all’opera. Dopo poco meno di due anni viene fuori il loro primo disco “Evviva la deriva” che grazie al singolo “Fuga del cervello” fa notare il gruppo nei canali di grande comunicazione e che li porta prima sulle pagine di XL Repubblica e poi tra i video di MTV New Generation dove vengono messi in rotazione con il video del secondo singolo “Cucinami se vuoi“. Un progetto così particolare e giovane non poteva mancare nella nostra rubrica così attenta alla musica italiana e così abbiamo deciso di fare quattro chiacchiere con i Dagomago e dedicargli lo spazio di quesa settimana.

Dagomago
Dagomago

A tu per tu con i Dagomago

E’ da poco uscito il vostro album d’esordio “Evviva la deriva” e già avete raccolto tantissimo, dall’anteprima su XL di Repubblica alla scelta di MTV New Generation di scegliere il vostro video “Fuga dal cervello” come video Just Discovered. Che sensazioni vi ha dato questa notorietà?

Non crediamo si possa già parlare di notorietà. Sono certamente vetrine importanti che ci hanno dato una buona visibilità di partenza, considerando che la band si è formata solo recentemente e stiamo promuovendo il nostro primo lavoro. L’obiettivo è quello di farci sentire da più orecchie possibili e quindi siamo felici che queste realtà, che contribuiscono alla diffusione della musica indipendente, abbiano voluto darci spazio e farci da megafono. MTV New Generation ha anche voluto l’anteprima del nostro secondo singolo, “Cucinami se vuoi”, e noi gliel’abbiamo concessa con piacere.

Avete descritto il vostro primo disco come un un “elogio all’instabilità e all’indeterminatezza dell’esistenza e del nostro tempo.” Dai testi traspare una generazione che anche se vive nel disagio non rinuncia ai propri sogni. Come vedete la situazione musicale e non italiana?

Dal punto di vista musicale ci sono tanti artisti di grande valore e tante persone che danno tutto per riuscire a tenere viva la fiamma della scena italiana. È bello potersi confrontare con un panorama coraggioso e indomabile che, nonostante le difficoltà, continua a sfornare ottime proposte. Crediamo che questo valga anche per quanto riguarda la situazione italiana più in generale: c’è una parte del Paese che è piena di vita e di voglia di cambiare le cose. Noi vogliamo farne parte e proviamo a raccontare quelle storie. Anche di fronte a momenti di sconforto possiamo trovare la forza per reagire e tornare a essere insieme, una cosa sola, forte di tutte le differenze del caso, ma unica e unita.

La vostra musica si basa sul pop ma non rinuncia alle contaminazioni indie, elettroniche ed elettriche con un vago retrogusto punk-rock. Come nasce il vostro processo creativo? Come avete trovato la vostra dimensione musicale?

Sarebbe bello poter dire che abbiamo già trovato la nostra dimensione musicale, ma non è così. Siamo ancora alla ricerca di un’identità precisa, di un suono che soddisfi al massimo le nostre aspirazioni. Diciamo che ci stiamo lavorando e con le nuove canzoni che stiamo scrivendo ci stiamo avvicinando. Siamo voraci ascoltatori di musica, di molti generi e espressività diverse, il nostro processo creativo inizia proprio dall’ascolto e non ci mettiamo regole, non abbiamo piani da seguire. È sempre la canzone che comanda, noi la seguiamo e proviamo a raccontare quello che vediamo quando guardiamo il mondo. Non sempre ci riusciamo, ma ci siamo qui apposta per provarci.

“Evviva la deriva”: la recensione e l’ascolto

Il primo (ed unico, al momento) lavoro dei Dagomago, “Evviva la deriva“, è stato anticipato da due singoli, “Fuga dal cervello” e “Cucinami se vuoi“, due pezzi molto diversi tra di loro: nonostante il mezzo di comunicazione sia lo stesso (l’indie pop in salsa elettronica) quello che vogliono comunicare è molto differente, con il primo pezzo che parla dei “morti viventi” che ci circondano e delle nostre menti che vogliono scappare dalla realtà che le circonda e con il secondo brano (più accattivante del primo a livello musicale) che parla di relazioni che arrivano alla loro conclusione.

Il disco comincia con il brano molto brano “Male” solo voce e tastiere che svia un poco l’ascoltatore dalla natura del disco soprattutto dopo l’ascolto del pezzo successivo, “Le cabine del telefono“, guidato dal duo chitarra elettrica e xylofono e che parla della noia del quotidiano e delle cose man mano ci lasciano e non esistono più. Dopo le due canzoni usate come singoli arrivano “La vita acida” e “Apprendista a tempo indeterminato“, forse la migliore canzone del disco e che fa un ritratto senza fronzoli e false maschere della generazione odierna che lotta nonostante tutto per i propri sogni.

Il progetto prosegue con “Viva Salsedo!“, canzone dal sapore spagnoleggiante, e con “Maninalto“, prima di approdare ad “IOCNR“, altro brano che parla di realtà e di quotidianeità (“La matematica è semplice/se non hai soldi da spendere/si vive senza grosse pretese/ma non si arriva all’inizio del mese“), di vite adattate ai soldi di cui disponiamo. Il disco è chiuso da due brani che si distaccano un pochino dalla linea generale del disco: “Tenera è la notte” è una canzone molto lenta e quasi tenera nella sua tristezza mentre l’organo hammond di “Non fa male” chiude degnamente questo lavoro.

Anche se si inseriscono nel più grande filone del nuovo cantautorato italiano che richiama alla mente nomi come Lo Stato Sociale, I Cani e Le Luci della Centrale Elettrica, i Dagomago hanno dalla loro un’invidiabile freschezza sia mentale che compositiva e non si preoccupano di raccontare la realtà per quello che è, anche con toni forti o usando termini e parafrasi che molti non userebbero in una canzone. I Dagomago dimostrano di essere a loro agio sia con brani più elettrici e movimentati che con brani più lenti, raggiungendo l’eccellenza a mio avviso con due brani come “Apprendista a tempo indeterminato” e “Tenera è la notte“. Un esordio tutta da gustare per una formazione che siamo sicuri non sparirà nel nulla.

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