Massimo Priviero, “Ali di Libertà” per festeggiare 25 anni in musica

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C’è chi si chiede che fine abbia fatto il buon e vecchio rock, c’è chi si domanda se in Italia esistono artisti capaci di dare un’anima al genere rock, e c’è chi invece si impegna e dà vita all’arte musicale. Massimo Priviero è tra quelle persone che da anni cerca di dare una nuova luce alla sua idea di rock, cambiando continuamente e rinnovandosi, rimanendo però fedele alla sua filosofia musicale e alle sue ispirazioni. Cantautore e compositore, negli anni Priviero ha donato il suo contributo a numerose band, e ad oggi, festeggiati i 25 anni di carriera si dedica al suo progetto solista, con l’uscita “Ali di Libertà“. Un capitolo discografico importante quest’ultimo perché si fa testimonianza di tempi difficili, ma si fa portavoce anche della produzione musicale di Priviero diventando un vero e proprio album autobiografico. Una carriera che merita di essere esplorata conoscendo a fondo l’animo e la filosofia di un cantautore del genere, quale migliore occasione di farci parlare direttamente da lui in un’intervista?

Una carriera lunga, tante band messe in piedi e tanti generi esplorati, con quale atteggiamento e come si affaccia alla discografia italiana Massimo Priviero?
Con la necessità di essere sempre un uomo libero e vero. Il più che mi è possibile. Senza mode e senza conformismi. Lontano dal nulla che spesso ci circonda, essendo io stesso quello che scrivo, che non è solo musica, ma anche un modo di stare al mondo.

Il rock e il blues ti scorrono nelle vene, Bruce Springsteen Bob Dylan e Neil Young sono tra le tue influenze, il rock di oggi cosa apprende dal rock di una volta?
Le strade maestre che ho seguito tanti anni fa, durante la mia giovinezza, sono ancora le luci migliori. Che a loro volta ne seguivano altre. Continuo a considerarle un esempio per tante generazioni. L’arte migliore non ha età e non passa di moda ma segna il cammino da percorrere che scavalca lo scorrere del tempo.

Massimo Priviero - Ali di Libertà - Artwork
Massimo Priviero – Ali di Libertà – Artwork

Il messaggio che mandi con la tua musica è sempre evocativo, “Alzati in piedi” è un messaggio alle giovane leve che sempre più frequentemente si lasciano abbattere da una realtà disperata, come pensi di poter essere d’esempio a chi si affaccia per la prima volta al mondo della musica?
Quel che cerco di più è far arrivare forza esistenziale. Anche quando trovi lacrime sulla tua strada. L’unico esempio che provo a dare sta proprio in questa necessità di forza e nel fatto di non essermi mai perduto. In questo senso, la promessa che ho fatto tanti anni fa a chi mi segue è stata mantenuta. Pur tra i tanti errori che posso aver fatto. Nelle cose giuste e in quelle che non rifarei. Cerca forza dentro te stesso, trovala e costruisci la tua strada, a prescindere da quel che chiamano successo, che non è mai il vero valore con cui si misura un’esistenza.

Il rock non è solo aggressività e durezza ma è anche intimo momento esplorativo come dimostri durante le tue performance, come ti abbraccia la musica e come ti lasci andare nella bellezza di tale arte?
Seguendo il flusso emotivo. Aggressività, commozione, struggimento, solitudine, desidero di condivisione. Tutto può essere tradotto nella musica e nelle parole che scrivi. Da sempre. L’importante è che non resti in superficie e che non tratti la musica da sfondo distratto della tua giornata. Questo non mi sarebbe accettabile.

“Ali di libertà” festeggia il tuo quarto di secolo musicale, è una raccolta dei pensieri musicali che hai messo insieme fino ad ora o è una nuova pagina della tua musica?
Non credo di aver mai fatto un album così autobiografico. E me ne sono accorto per strada. Canzone dopo canzone c’era sempre di più un filo rosso che legava tutto. Pezzi di vita che si legavano. Ecco, il desiderio più grande è che questi pezzi di vita siano condivisi e che chi mi segue trovi dentro pezzi della propria vita. Vita che spero il più possibile libera e il più possibile vera.

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