Edith A.u.f.n.: “Edith A.u.f.n.”. La recensione

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Edith Aufn - "Edith aufn" - Artwork

Gli Edith Aveva Un Fondo Nichilista, abbreviati come Edith A.u.f.n., dopo ben otto anni di musica insieme hanno dato alle stampe il loro primo disco omonimo per la Seahorse Recordings. La band abruzzese, di Chieti per la precisione, da quasi due lustri suona una musica che coniuga essenzialità ed immediatezza e lo si avverte subito nel loro disco, composto da dieci tracce per 31 minuti scarsi di musica. Ma il minutaggio basso non vi colga in inganno, perché nonostante il poco tempo questo è un disco “pieno”.

Edith A.u.f.n“, infatti, più che un album è un percorso lento e costante in quel grande mistero che è la vita, nel suo mutare, nel suo divenire, nel suo crescere e nel suo perdersi ogni tanto, parlando di tutto e di nulla, della vita e della maturazione, dei sentimenti e delle emozioni ma in un modo del tutto particolare e personale.

Il disco (prodotto, mixato e masterizzato da Paolo Messere all’Eye & Ear Studio) ci mostra il suo carattere sia dall’iniziale “Tram tram“, dal forte sapore pop improntato molto fortemente verso il progressive rock ed il post rock come dimostra il secondo brano “Gwen“, dalle atmosfere ricorrenti ed inquietanti.

Mezz’ora” con le sue pochissime parole e “Mesmer” con la sua melodia ricordano molto un certo movimento musicale italiano degli anni ’90 che ebbe negli Interno 17 la sua massica espressione, un rock lento e sporco ma capace di colpire dritto al cuore con le sue note e con le sue parole.

Operai” (col suo inizio pigro), “Haiku” e “7 Ore” (una delle canzoni migliori del disco) mostrano  il vero valore  della band marchigiana, in attesa di ascoltare “Nel selvatico“, il brano più lungo del disco e uno dei più maggiormente riflessivi, quasi una dedica d’amore alla propria terra.

Edith Aufn – “Edith aufn” – Artwork

L’album prosegue con “Una volpe“, un brano che non aggiunge né toglie nulla al lavoro complessivo, e termina con l’anglofona “Capture“, brano voce effettata e chitarra cortissimo che chiude tutto.

Il disco di esordio degli Edith A.u.f.n. (premesso il particolare campo musicale in cui il gruppo si avventura e il lungo lavoro di preparazione che si percepisce all’ascolto) non riesce a lasciare nell’ascoltatore una particolare emozione. Fermo apprezzando la qualità musicale del progetto, “Edith A.u.f.n.”  potrebbe dare di più ma sembra fermarsi ad una soglia di ascolto senza riuscire a scendere in profondità di primo acchitto. Bisogna sentirlo più volte prima di apprezzarlo e lasciare che i brani rimangano impressi in memoria.

Formazione:

Matteo Dossena: voce e chitarre
Enrico Legnini: chitarre
Ivano Legnini: basso e contrabbasso elettrico
Graziano “lospiritosanto” Zuccarino:batteria
Ivana Bevilacqua: flauto traverso, xilofono, nocette

 

1 COMMENT

  1. Ho avuto l’occasione di ascoltarli dal vivo a Grosseto la settimana scorsa, mi ha veramente colpito la cura e la maturità dei tappeti musicali che supportano dei testi molto interessanti. Veramente bravi!

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