I Filter, gruppo di rock industriale nato nel 1993 dall’idea di Richard Patrick, chitarrista dei Nine Inch Nails ai tempi di “Pretty hate machine”, dopo due anni dal disco precedente “The trouble with angels” ha dato alle stampe il suo nuovo album, “The sun comes out tonight”.
I Filter di oggi sono formati da Richard Patrick (voce e chitarre), Phil Buckman (basso, cori), Jonathan Radtke (chitarre) e Jeff Friedl (batteria) ed hanno elaborato a dovere l’abbandono del progetto da parte dell’altro membro storico Brian Liesegang, chitarrista e programmatore: la band, forte della sua storia (legata a singoli come “Take a picture” e “The best things“) e forte di molte collaborazioni avute nel corso degli anni soprattutto con il mondo del cinema (“X-Files”, “The Crow: City of Angels”, “Spawn”, “Tomb Raider: The Cradle of Life”, “The Stepfather” e “The Great Gatsby”) ha sfornato questo nuovo album, composto da 12 canzoni per 46 minuti di musica.
Il disco è aperto da “We Hate It When You Get What You Want“, singolo che è stato disponibile in free download per un tempo limitato e mostra come la lezione dei NIN sia stata appresa e digerita bene da Patrick: ci troviamo di fronte a industrial rock di un certo livello. Livello che è confermato da “What Do You Say“, singolo scelto inizialmente per la promozione dell’ultima fatica dei Filter.
“Surprise“, il brano successivo, è davvero una sorpresa, visto che abbandona l’industrial per riprendere alcune tematiche musicali pop-rock che i Filter hanno già dimostrato in questi anni di saper padroneggiare (basti pensare al successo di “Take a picture”), ma è l’emozione di un momento, visto che già con la title-track ritorniamo nel campo del rock duro e crudo, con voci graffianti ed effettate, chitarre distorte e batterie impazzite.
L’industrial, come già detto prima, sembra essere il filone conduttore del disco, insieme a qualche spruzzata di alternative metal, senza mai dimenticare quel pizzico di melodia che rende il tutto più digeribile all’ascolto: ascoltare per credere “It’s got to be right now”, “Burn it” e “This finger’s for you”, dal vago sapore rock anthem grazie alla batteria e alle chitarre inneggianti.
Per essere un disco di industrial non mancano le citazioni all’autolesionismo (“Self inflicted“) ma ci sono anche momenti più melodici (“First you break it“) ed altri più particolari dove l’elettronica fa capolino con decisione (“Take that knife out of my back“) o dove troviamo inaspettatamente un pianoforte solitario e la voce di Patrick finalmente libera da effetti ed elettronica che parla di sé (“It’s my time“). Il disco si conclude con la melodica “It’s just you“, dal sapore squisitamente pop e che ricorda in certi momenti Rod Stewart.
Il nuovo lavoro dei Filter, creatura di Patrick, è un buon disco dove la trama principale, ovvero l’industrial, viene impreziosito da episodi di volta in volta pop, elettronici, rock o metal, ma senza mai snaturare più di tanto la storia di questa band: la lezione appresa anni fa alla corte di Re Trent Reznor non è stata dimenticata e “The sun comes out tonight” ne è una dimostrazione. Il disco potrà piacere o non piacere ma il suo valore nel complessivo è indiscutibile a mio avviso: i primi due brani (scelti anche come singoli) hanno fatto bene il loro lavoro e portano a comprare un album che non dice una sola bugia sulla sua natura.
Mi permtto di dissentire su alcune cose,Brian Liesegang ha lasciato la band dopo il tour del primo album ovvero Short Bus,non compare nel secondo ovvero Title Of Record,quindi non centra nulla con le composizioni di brani come Take A Picture o The Best Things,visto che il chitarrista e collaboratore era Geno Lenardo.
Saluti.