Cosmo, la canzone d’autore che viene dal futuro

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Cosmo - Disordine - Artwork

Quando gli parli di grande successo Cosmo vola basso e preferisce rimanere umile rispetto a quello che è successo negli ultimi mesi. Nell’era del 2.0 se ce l’hai fatta su internet sei arrivato ovunque, ed è così che dopo l’approvazione del popolo della rete il giovane Cosmo viene ribattezzato nuovo cantautore italiano. La mossa intelligente è però riproporre il vecchio modo di fare la “canzone” mista a qualche escursione che di cantautorato ha poco e niente. Se per caso notate qualche nota psichedelica in tutta la produzione di Cosmo state tranquilli, non avete esagerato con gli alcolici, è così per davvero. I Drink To Me hanno dato i natali a quello che all’anagrafe porta il nome di Marco, ma che ormai per tutti noi è Cosmo. A metà strada tra Animal Collective da edulcorare e cantautori vecchio stampo, è così che Cosmo appare colorato e sensibile, e bisogna assolutamente provare per credere.

Cosmo ©  Francesco Serasso (photo and editing)
Cosmo © Francesco Serasso (photo and editing)

A Tu per Tu con Cosmo

Cosmo è la reincarnazione del cantautorato italiano misto ad una svirgolata moderna di musica synthetica.
Chi ti ha spinto a fare tutto questo meraviglioso “disordine” musicale riscuotendo grande successo?

Beh, di “grande successo” non credo si possa parlare, almeno per il momento! Ciò che mi ha spinto a farlo è quello che da sempre mi motiva: la voglia di sperimentare all’interno di una matrice pop. Questa volta l’ho fatto in italiano, parlando maggiormente di me stesso. Il mio percorso come produttore e musicista aveva bisogno di una prova del genere. Personalmente ne sono soddisfatto, ma il merito è anche di Andrea Suriani, con cui ho co-prodotto il lavoro (lui l’ha anche registrato, mixato e masterizzato).

Il tuo feeling con i Panda parte da Gold Panda e finisce al famoso Panda Bear degli Animal Collective. La lisergica camminata musicale psichedelica era già stata priorità dei Drink To me,
ma nel tuo progetto solo hai coltivato il genere in maniera diversa, ammorbidendolo e rendendolo più affine al powerpop. La discografia italiana è sommersa dai fenomeni hip hop e rap, secondo te è pronta ad aprirsi ad un nuovo genere, come il tuo, che a livello internazionale ha già preso piede tanto tempo fa?

Sinceramente non lo so. Il mio auspicio è di poter contribuire ad una “modifica di linguaggio” nella tradizione musicale italiana. Se certi suoni e un certo tipo di produzione prendessero sempre più spazio nella nostra grammatica musicale ne sarei felice. Potrei quasi dire che il mio sogno non è tanto avere successo, quanto poter lavorare abbastanza a lungo nella musica da diffondere sempre di più un approccio musicale come il mio. Non sarei nè il primo nè l’ultimo a farlo, ma vorrei contribuire anche io.

Disordine è in realtà un album molto ordinato sia melodicamente che concettualmente, e la tua carriera solista è iniziata rendendo omaggio a Battisti e Battiato. Come continuerai a muoverti in musica dopo questo successo quasi inaspettato?

Beh, questo non lo so ancora. Se avrò davvero il successo di cui parli probabilmente mi prenderò una breve vacanza riflessiva. Perchè, sai, gli artisti lavorano ogni giorno, ogni minuto. È stancante…

 

Cosmo - Disordine - Artwork
Cosmo – Disordine – Artwork

 

Cosmo: “Disordine”. L’ascolto

Per niente disordinato, il disco di Cosmo è piuttosto un esempio di chi è stato catapultato nel 2013 da una dimensione futura tutt’altro che popolata da navicelle sospese in aria. Malgrado la sua umiltà accentuata Cosmo sembra aver fatto centro, perché in mezzo a tutte quelle pretenziose proposte musicali, la semplicità melodica e soprattutto lirica è quella che in realtà ruba i cuori di tutti. Niente di più semplice, un disco colorato, immediato e accattivante, anche se probabilmente non è stata questa la priorità di Cosmo. Partito da un’idea di cantautorato e arrivato a partorire un disco quasi d’avanguardia Cosmo è destinato ad arrivare lontano. Per scaramanzia bisogna volare bassi, ma bisogna anche riconoscere che attualmente comprendere le esigenze del pubblico non è cosa facile. Un ritorno ad un sentimento tribale e ad un continuo desiderio di tornare alle cose semplici seppur avanzando a grandi passi nel processo evolutivo, sembra essere condizione necessaria in “Disordine”. D’impronta elettronica e di scrittura assai pura e semplice il disco scorre via in poche mosse, le stesse mosse con le quali spazzerà via i fenomeni fittizi della musica contemporanea.

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