I Ministri: “Per un passato migliore”. La recensione

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Copertina Ministri

Per affrontare la recensione del quarto disco dei Ministri ci siamo presi del tempo proprio per metabolizzarlo al meglio e poter giudicare dopo numerosi ascolti. “Per un passato migliore” è uscito creando un grande scompiglio nell’underground italiano.

I Ministri sono sicuramente una delle band più rappresentative dell’Italia d’oggi, sempre in chiave musicale alternative-rock. Insieme agli Afterhours, Teatro degli Orrori, Verdena e un’altra manciata di band, i Ministri si inseriscono in quella culla della grande qualità made in Italy dedicata però non ad un pubblico di massa ma a quella fetta di pubblico che molto spesso ascolta band internazionali, che guarda oltre quello che ci viene proposto continuamente dalle radio o dai meccanismi pubblicitari.

In questi ultimi anni, però, questo tipo di band ha raccolto ancor più pubblico rispetto agli anni precedenti, forse perché la pessima situazione in cui verte l’Italia ha spinto le persone a ricercare una musica reale, forse non felice ma quanto meno vera. I sold out degli Afterhours e proprio gli ottimi consensi che stanno ricevendo i Ministri in tour non possono essere altro che due esempi di questo avvicinarsi sempre più a quella fetta di musica italiana cosiddetta “alternativa” prima rilegata a sottogruppo per pochi ora diventata un fenomeno ben consolidato, di cui si parla quasi quanto la “musica per tutti”.

Dicevamo, “Per un passato migliore”, quarto album dei Ministri, è stato pubblicato il 12 marzo 2013 dalla GodzillaMarket, in licenza con la Warner Music. Il disco si compone di 13 tracce ed immediatamente è diventato l’album del 2013 per quanto riguarda il settore “alternative rock”. Prodotto da Tommaso Colliva, personaggio che ricorre spesso quando si tratta di ottimi prodotti musicali, il disco è stato registrato nel periodo novembre-dicembre 2012 presso le Officine Meccaniche di Milano. Il tour, come dicevamo, sta già riscuotendo un ottimo successo ma questo era fin da subito prevedibile. Basta ascoltare il disco e si capisce immediatamente il suo successo. Ricordiamo che I Ministri sono formati da: Davide Autelitano (voce e basso), Federico Dragogna (chitarra) e Michele Esposito (batteria).

I Ministri | Pagina Facebook
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I Ministri – “Per un passato migliore”, track-by-track

In Italia (forse anche nel resto del mondo ma non credo) vige quella regola per cui se una band (in questo caso i Ministri) realizzano un disco rock completo, in grado di piacere anche ad un pubblico un po’ meno ristretto rispetto ai precedenti dischi, automaticamente diventa troppo di massa e quindi “scartato” a priori da tutti gli “indie” convinti. Fermiamoci un attimo. Non apprezzare un disco come “Per un passato migliore” solo perché “piace a troppa gente” sarebbe un grande, grandissimo sbaglio. I testi dei Ministri sono fra i più interessanti, curiosi, avvolgenti e vividi attualmente presenti in Italia.

Tracklist:

  1. Mammut
  2. Comunque
  3. Le nostre condizioni
  4. La pista anarchica
  5. Stare dove sono
  6. Spingere
  7. Se si prendono te
  8. Caso umano
  9. Mille settimane
  10. I tuoi weekend mi distruggono
  11. I giorni che restano
  12. La nostra buona stella
  13. Una palude

Si parte con “Mammut” che spinge verso un heavy rock con un ritornello però che risulta profondamente melodico: “ma uno di noi si sbaglia uno di noi si schianterà con la stessa voglia e con la stessa rabbia”. Fin dalla prima traccia si comprende l’assetto ben organizzato dei Ministri; il trio ormai suona insieme da diversi anni ma soprattutto ha macinato una serie cospicua di concerti che ha permesso ai componenti di suonare ormai con una sicurezza percepibile. Fin da subito. La seconda traccia Comunque” è stato il brano che ha avuto l’onore di presentare al grande pubblico “Per un passato migliore”. Il brano è un’accusa, come molte delle canzoni contenute nel disco. Supportata da un testo che mette in evidenza il frivolo ruolo del denaro, “Comunque” risulta essere un manifesto vero e proprio della band.

“Le nostre condizioni” parte con un mood molto pesante e un heavy rock già ascoltato in “Mammut”. Appena entra la voce come protagonista, la canzone cambia radicalmente spegnendo quel lato “heavy” per diventare molto più orecchiabile. La voce di Davide è perfetta in questo tipo di canzoni dove è il testo a farla da padrone. Una voce limpida, chiara che s’insinua nell’ascoltatore. “La pista anarchica” è una classica ballata rock che invita a seguire una pista anarchica, totalmente inventata. Un invito ad agire, a non stare fermi su se stessi: “hai mai visto un leone passare la sua vita a guardare i documentari sui leoni?”

Ministri - Per Un Passato Migliore
Ministri – Per Un Passato Migliore

Dopo la pausa calma e riflessiva di “La pista anarchica” si passa a “Stare dove sono” che prosegue sullo stesso ritmo. Il ritornello è però maggiormente condito da un piglio più rock, più esasperato rispetto a “La pista anarchica”. Ancora una volta ci troviamo immersi in un ottimo cantautorato esaltato dall’impianto ritmico dei Ministri. Arriviamo al secondo singolo scelto ossia “Spingere” che propone un mood accattivante, immediato e tutto sommato semplice ma di sicuro effetto. Superiamo la metà del disco con “Se si prendono te” un ottimo momento cantautorale. Da ascoltare tutto d’un fiato. “Caso umano” riprende in mano le redine del rock esasperato dove “caso umano” viene ripetuto all’unisono.

Si passa a “Mille settimane” che si tinge di tonalità punk. La voce di Autelitano diventa esasperata, la canzone assume toni estremi e quello che emerge è un brano che certamente è creato per la dimensione live. Da notare che in mezzo a questo frastuono emerge uno dei ritornelli migliori dell’intero disco “Tanto più in là non riesco a guardare / Il mio infinito è diviso in settimane / Lo sfondo cambia il resto è uguale…”

Decima traccia “I Tuoi Weekend Mi Distruggono”, la prova cantautorale più riuscita dell’intero disco. Il testo è una vera e propria perla, bisognerebbe riportarlo tutto, dalla prima parola all’ultima. Una canzone toccante, emozionante, con un testo sopraffino. Ci avviamo verso la conclusione con “I giorni che restano” che riprende lo stesso ritmo di “Spingere”.

Quando ci si avvicina al termine di un album solitamente il ritmo cala e le ultime tracce sono un riempitivo. Ciò non accade con i Ministri che regalano al pubblico due altre prove all’altezza. “La nostra buona stella” è un altra prova acustica cantautorale, ma con un ritmo più serrato e sostenuto anche se tutta l’attenzione è concentrata sul testo. Una ballatona da cantare a squarciagola. Si conclude con “Palude” che è uno dei brani più particolari dell’intero disco perché rappresentativo di tutto il concept su cui “Per un passato migliore” si basa.

Concludendo, il disco non propone una sperimentazione, non propone nulla di nuovo ma è veritiero, puro, potente. Da quando l’ho acquistato è perennemente in repeat e questo, probabilmente, è già sinonimo di acquisto più che azzeccato. I Ministri sono ritornati indietro nel tempo, sono ritornati al trio basso, chitarra, batteria, sono ritornati alla loro essenza e personalmente non potrebbero piacermi di più. Non sempre la sperimentazione è sinonimo di qualità, non sempre la sperimentazione dà origine ad un prodotto buono. “Per un passato migliore” rappresenta la rabbia di tutti noi, di tutti quelli che si sentono sprofondare in questo futuro ben poco roseo. I Ministri e “Per un passato migliore” sarebbero stati perfetti per gli anni Novanta, non avrebbero di certo sfigurato ma anzi avrebbero strappato voti eccelsi. Personalmente, non posso far altro che premiarli. E’ un disco sincero, libero, convincente.

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