Unmask: “Sophia Told Me”. La recensione

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Unmask - Sophia Told Me - artwork
Unmask - Sophia Told Me - artwork

La musica è l’arte dei suoni, e in quanto arte viene praticata da tempo immemore, sin dai tempi dell’antica Grecia. All’antica Grecia affidiamo il significato di Sophia, che significa sapienza, e dal termine sapienza partiamo per parlare degli Unmask. Ciò che costa fatica e sudore ad una band è senza dubbio un album auto prodotto che vedrà le vette delle classifiche e colonizzerà le radio e i lettori di tutti solo grazie al grande sforzo e alla tenacia della stessa band. Per Aristotele la sapienza è l’unione di scienza e intelletto, e da questo semplice postulato noi possiamo immergerci in un viaggio infinito attraverso le varie definizioni della stessa parola, che attualmente, parlando di XXI secolo, potrebbe esprimersi come libertà di parola, libertà di pensiero e di espressione. Volendo abbandonare discorsi più grandi, partendo dalla parola sapienza, gli Unmask tornano a distanza di qualche anno per riproporre la loro fatica più grande, e per ripresentarsi al grande pubblico con la rivisitazione in chiave progressive del successo dei Massive Attack “Teardrop“, del 1998. “Sophia Told Me” è la partenza ma anche il ritorno della band, che, attraverso pochi giri di parole, con melodie pulite e scandite riesce a parlare di progressive rock senza scadere nel banale e nelle cose ormai viste e riviste. Il genere appartiene a tutt’altra epoca, ma questo ultimamente è relativo perché l’amore per un genere musicale e la quasi perfezione con la quale viene concepito va al di là di tutte le convenzioni temporali. Il progressive degli Unmask è come se fosse la perfetta evoluzione di più elementi fusi insieme, cresciuti e sbocciati, ma che portano vivi gli elementi tipici del genere come la durata dei pezzi superiore alla tradizionale traccia dei tre minuti, il continuo cambiamento dei tempi, delle tonalità, gli assoli che si alternano a intensi momenti musicali e la propensione a trasformare ogni brano in un’opera d’arte. La tracklist del disco è davvero ricca di sfumature, e progressive, ambient, piccoli momenti di hard rock e un po’ di psych convivono armonicamente per dare un risultato più unico che raro. Ovviamente si sta parlando di panorama emergente italiano, dunque non è un giudizio che ha valenza assoluta, ma nella categoria sembrano esprimere al meglio ciò che hanno da dire,  dove falliscono miseramente altri.

Unmask - Sophia Told Me - artwork
Unmask – Sophia Told Me – artwork

Be Twin(s)” è il singolo d’esordio e rappresenta un brano ricco dei molteplici caratteri della musica degli Unmask: parte su di un prog quasi hard e si lascia andare ad intermezzi tranquilli dal canto estremamente pulito e un nervosismo musicale controllato. “Maybe Tomorrow” si pone dei quesiti percepibili dal tappeto di melodie abbastanza impaziente, ma che alla fine si piega all’insopportabile ansia dell’attesa. “All I Need” è il tranquillo racconto incattivito quasi ambient, infastidito da qualche chitarra accennata. Indiscusso protagonista è il canto, il grido d’aiuto e lo sfogo. Nella versione (Reprise) a chiudere simbolicamente il brano è un assolo di chitarra che riprende in ritardo con la voce di Sophia, accompagnata da un mood sognante e un’atmosfera onirica. “Voice of Hush” comincia con una timida ambient che tranquillamente evolve in una parentesi rock triste e tormentata, accompagnata da qualche sfumatura synth. “Sleepless Night” è il momento misterioso reso delicato dalla seconda voce femminile, che si alterna a pesanti riff di chitarra, e che lontanamente, soprattutto all’inizio del brano, ci riporta un po’ ai Tool. “Forest Spirits” è l’esempio vivente del progressive di “Sophia Told Me“, che segue l’assolo strumentale di “Walking” quasi alla fine dell’album. Prima di collocare un prodotto musicale nell’alternative bisogna decidere rispetto a cosa acquisisce questa connotazione, e nel caso degli Unmask è sicuramente collocabile nell’alternative rock rispetto a tutta quella confusione che ultimamente viene osservata nel panorama discografico. La cover di Teardrop non è altro che la ciliegina sulla torta, è la testimonianza che l’amore per un genere musicale va al di là di tutto e che in alcuni momenti risulta essere una chiave di lettura per la realtà. Gli Unmask interpretano la musica con gli occhi del progressive, e nel caso di Teardrop non si smentiscono e non ci lasciano ascoltare l’ennesima fotocopia, ma solo la rivisitazione di uno dei brani più famosi della formazione trip-hop. “Sophia Told Me” si riveste di una luce nuova e di sonorità che non passano mai di moda, ma che si ripropongono come il rinnovamento musicale all’interno di un panorama ormai stufo della solita minestra.

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