Justin Timberlake: “The 20/20 Experience”. La recensione

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Artwork "The 20/20 Experience" Justin Timberlake

In Italia uscirà il prossimo 19 Marzo: “The 20/20 Experience” è uno degli album più attesi di quest’anno, che segna il ritorno alle scene di Justin Timberlake. Fin dalle note del primo estratto “Suit & Tie” aveva dato segnali positivi sulla qualità di questo nuovo lavoro, segnali che trovano conferma con l’ascolto.

In “The 20/20 Experience” ritroviamo il Timberlake che avevamo lasciato sette anni fa, ma spogliato di certi fronzoli ed orpelli che avevano teso ad appesantirne il sound. Arrangiamenti basici, linee armoniche semplici e sommariamente lineari, che danno però modo a questo artista di tirare fuori il meglio delle proprie doti interpretative. Un album che gioca costantemente sul confine tra tenerezza e sensualità, tra suoni elettronici e naturali, suoni freddi e caldi. Poche tracce, appena dieci, ma tutte intense e dalla durata media di cinque minuti ciascuna.

“The 20/20 Experience” track by track

La traccia che apre “The 20/20 Experience”, “Pusher Love Girl”, è estremamente rappresentativa di Justin Timberlake: qua troviamo espressa a pieno quella fusione di funk e r’n’b che si sposa divinamente con la sua voce ed il suo stile. Il ruolo di introduzione che le viene affidato, in qualità di prima traccia, viene svolto alla grande. Fin da qui si prevede che sarà un ottimo album.

“Suit & Tie” è il brano che ha anticipato l’intero album. Un brano tipico di questo artista, in cui il falsetto, ormai diventato suo tratto distintivo, si mescola alla voce decisamente più calda di Jay-z. Un gioco di contrasti ad effetto del tutto vincente.

Atmosfera bollente per “Don’t Hold The Wall”: percussioni che sostengono l’intera linea armonica ricordano i tamburi che accompagnano la danza del ventre. Tocco esotico e sensuale, che trova sua massima espressione nel bridge, in cui Justin Timberlake rispolvera i suoi bassi migliori. Peccato, perché sul finale il brano scende in un arrangiamento dancereccio che spezza l’atmosfera ad alto tasso erotico che si era creata fino a quel momento.

Artwork "The 20/20 Experience" Justin Timberlake
Artwork “The 20/20 Experience” Justin Timberlake

Un’introduzione in pieno stile Barry White, voce profonda e calda che sussurra nelle orecchie. Con  “Strawberry Bubblegum” “The 20/20 Experience” conferma di essere un album che punta a giocare con le atmosfere: arrangiamento essenziale, forte uso dell’elettronica, fino al cambio repentino di stile nella parte finale della canzone. Stesso schema del brano precedente, ma con un risultato decisamente migliore.

In “Tunnel Vision” per la prima volta dall’inizio dell’album sentiamo finalmente la voce naturale di Justin Timberlake: presenza imponente della batteria, i giochi di cori e controcanti rendono il brano ancor più interessante, gli archi dell’inciso lo completano con un effetto estremamente armonico.

“Spaceship Coupe”, traccia numero sei dell’album, comincia così: “I wrote this song for you”. E chi non vorrebbe sentirsi rivolgere una frase del genere? E chi non vorrebbe sentirsi dedicare un brano come questo? Ancora un brano sensuale ed intrigante, con tanto di gemiti poco prima della fine. Sicuramente la traccia di “The 20/20 Experience” che Justin Timberlake più si sarà divertito a scrivere ed incidere.

Dobbiamo ringraziare “That Girl”, che ci permette di fare un salto indietro nel tempo e scivolare veloci alla fine degli anni ’70 con un funk reso sbarazzino e totalmente centrato nel 2013 da quella componente elettronica, che compare nell’inciso, e fa da filo conduttore tra le varie tracce dell’album.

Una vera botta di energia con “Let the Groove Get In”. Ritmi tribali dal sapore arabeggiante risvegliano l’ascoltatore dopo una serie di tracce dal sound più soffuso. Dal boudoir ci si sposta alla sala da ballo e il divertimento è assicurato. Bello il gioco di contrasti di sonorità dato dall’inserimento improvviso del pianoforte.

“Mirrors” è il brano più tradizionale della tracklist. Se togliamo la linea dei bassi, che dà corpo a tutta la canzone, ci sembra di tornare ai tempi dei Boyz II Men. La si può classificare come la ballad dell’album, niente da invidiare alle sorelle che la precedono e la seguono: a darle quel pizzico di originalità che le manca ci pensa il modo di cantare di Justin Timberlake, sempre riconoscibile.

Ci saluta così, con una ninna nanna dolce, quasi sussurrata, che conduce delicatamente l’ascoltatore all’addio dalla “The 20/20 Experience” per riportarlo con i piedi per terra. “Blue Ocean Floor” è la conclusione che non ti aspetti, ma perfetta per questo album.

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