Roberto Fabbri: “La musica classica può trasmettere contemporaneità”

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Roberto Fabbri

Roberto Fabbri è un orgoglio dell’Italia. Concertista, compositore, autore e didatta è uno dei maggiori esponenti della chitarra classica contemporanea. Roberto Fabbri è un personaggio dalle mille sfaccettature, al suo amore per la musica ha sempre unito altre attività, come quella dell’insegnamento e l’attività editoriale. Le sue oltre 30 pubblicazioni per chitarra sono tradotte in cinque lingue, fra cui il cinese, e distribuite in tutto il mondo da Carisch. Recentemente Roberto Fabbri ha firmato un contratto con l’etichetta Sony Classical dove è l’unico italiano che fa parte dell’esclusivo gruppo di chitarristi classici Sony formato da personalità quali Julian Bream, John Williams, Los Angeles Guitar Quartet e Sharon Isbin. Da alcuni anni, Roberto Fabbri ha deciso di proporre anche la sua musica che, con il passare del tempo, gli ha permesso di realizzare concerti proprio basandosi sui pezzi da lui composti e non guardando sempre alla musica classica del passato.

MelodicaMente ha avuto il piacere di parlare con Roberto Fabbri in una chiacchierata molto interessante: il compositore ci ha spiegato la sua visione di pubblico ma soprattutto quanto è difficile proporre “musica di nicchia” al giorno d’oggi. Prima di passare all’intervista concludiamo ricordando che il 19 Marzo 2013 ci sarà un concerto assolutamente imperdibile all‘Auditorium Parco della Musica di Roma, Sala Petrassi, dove Roberto Fabbri si esibirà con il suo quartetto di chitarra ma sarà presente anche un quartetto d’archi, The Four Flowers String Quartet. Il cantautore presenterà al pubblico “Nei Tuoi Occhi”, il suo terzo disco definito come “un album corale”.

Roberto Fabbri
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1. Iniziamo subito dal concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Cosa ci racconta a riguardo? Come sta andando la preparazione?

Sicuramente il concerto all’Auditorium è la data, più che una data. E’ un punto importante sia perché è il concerto nella mia città, dove io sono nato, ho studiato e vivo, sia perché il Parco della Musica è il tempio della musica a Roma quindi è un posto molto importante dove promuovere il mio disco. Questo disco “Nei Tuoi Occhi” è uscito per Sony Classical e il concerto è il disco quindi un concerto corale dove io sarò sia da solo ma anche assieme al quartetto di chitarre e archi. Ci saranno varie emozioni e momenti sonori; cerchiamo di creare un percorso emozionale molto vario.

2. Come proseguono le prove in previsione del concerto?

Diciamo che i musicisti sono gli stessi con il quale ho inciso il disco. Specialmente il quartetto di chitarre è nato quando noi tutti eravamo in conservatorio, avevamo tredici – quattordici anni, quindi non c’è molto da provare, ci sediamo ormai dopo trent’anni, ci diamo uno sguardo e si suona con molta facilità. E’ il lato positivo proprio di ciò perché ci si diverte molto. Il quartetto d’archi invece è nato proprio per questo disco, si chiama The Four Flowers, quattro bravissime musiciste quindi abbiamo provato un po’ di più proprio per creare quel feeling che però, devo dire, si è creato fin da subito. Diciamo, quello del 19 Marzo è più importante come momento in sé ma poi alla fine suonando, facendo molti concerti, seguendo nel tour Franco Battiato, il programma è rodato.

3. Proprio il contratto con l’etichetta Sony Classic immagino sia stato per lei un grande orgoglio. Cosa ci racconta di questa esperienza?

Questo è arrivato dopo i due album solistici “Beyond” e “No Words” dove io presento la mia musica, suonata da me. Questa è una strada un po’ particolare perché solitamente i musicisti di musica classica portano un repertorio consolidato e non il proprio; io suono la mia musica. Questi due dischi, nonostante la nicchia di musica classica e la nicchia di musica strumentale, quindi parliamo della nicchia della nicchia, hanno avuto un discreto successo e già l’anno scorso presentai “No Words” al Parco della Musica e fece sold out, anche questo dette una spinta notevole ai miei pezzi. Essi sono arrivati alla Sony Classical che hanno richiesto un appuntamento proprio con il mio produttore e si sono mostrati incuriositi dalla mia proposta musicale e mi ha chiesto di entrare nella scuderia Sony. Questo è stato un grande orgoglio perché entrare nella principale major con un prodotto originale, mio, è la chiave di volta di tutto un percorso iniziato tanti anni fa e che vede una realizzazione concreta e a grandi livelli.

4. Come è nata la scelta di esporsi mediante la propria musica?

Io, essendo un chitarrista di musica classica, per più della metà della mia vita di musicista ho suonato musiche di altri. Ad un certo momento sentivo che riproporre il programma standard proposto da altri chitarristi non mi appagava totalmente. Un primo step è stato quello di chiedere a grandi musicisti di scrivere pezzi per me, compositori per chitarra molto rinomati però io parallelamente avevo anche le mie musiche. Anche questi pezzi scritti da altri non andavano propriamente nel verso dove io volevo andare. Perché comunque ognuno scrive un pezzo con una propria lettura, con un proprio messaggio musicale, io invece volevo lanciare un mio messaggio. Credo che la musica classica possa trasmettere la contemporaneità, anche nella chitarra. Attingendo dall’universo musicale che ci circonda e filtrandolo attraverso il background di musicista classico si può trovare una via contemporanea più contestualizzata. Io vedevo che i compositori di musica classica rimanevano nel loro ambito d’appartenenza, molte volte cercando l’approvazione degli stessi chitarristi più che del grande pubblico. Io volevo uscire fuori da questo e allora piano piano avevo iniziato ad elaborare un mio percorso musicale che timidamente presentavo nei concerti, uno o due pezzi e il resto era dalla musica dell’Ottocento fino ad oggi. Questi pezzi sono aumentati sempre più fino a quando sono nati i dischi e ho eliminato tutto il resto.

5. Come vive un musicista il diverso contatto con il pubblico in base proprio ai luoghi? Nota delle differenze fra Italia, Europa ed il resto del mondo oppure sostanzialmente no?

La cosa che salta di più agli occhi è la diversità di pubblico. A seconda delle latitudini il pubblico risponde in diverso modo, ciò è fantastico. Il pubblico del Sud America, Latino, è molto caloroso quindi al concerto interagisce molto, fa tantissimi applausi, si fa sentire in modo rumoroso. Il pubblico americano si entusiasma, a volte anche troppo, sono molto coinvolti. In Nord Europa sono invece molto più composti, quindi se tu gli dici che sono tre pezzi loro aspettano compiti e poi fanno l’applauso finale. Invece in Cina sono curiosi, hanno molta curiosità, fanno molte domande, anche sugli aspetti tecnici. E’ bella la diversità proprio dei diversi tipi di pubblico, questo mi affascina molto.

6. Per quanto riguarda il panorama musicale italiano, lei reputa che sia in crisi oppure no?

La musica strumentale in Italia non ha mai avuto vita facile. L’Italia ha avuto dei grandissimi chitarristi anche nell’Ottocento che hanno trovato la loro fortuna all’estero ma non in Italia. L’Italia era sempre interessata alla musica vocale e questo non è di certo cambiato nel corso del tempo. C’è questa propensione per la musica vocale. La musica strumentale ha una grande tradizione in Germania e in Spagna, dove sono stato recentemente. Mi è stato commissionato un concerto proprio per commemorare il 25° anniversario della morte di Andrés Segovia ed era presente il secondo canale della tv spagnola e l’ha mandato in televisione. C’è addirittura proprio una cultura televisiva diversa: la domenica mattina c’è un programma tv che manda musica classica. Questo da noi è impensabile, musica classica strumentale in televisione. Lì c’è una educazione del pubblico. Il pubblico non è che non è educato ma se tu non gli fai conoscere delle cose, non le conosce quindi non le può apprezzare ma se tu gliele fai conoscere forse, qualcuno, le apprezza. Chiaramente noi viviamo una situazione in Italia dove tutto ciò che non è legato alla parola ha difficoltà ad essere veicolato. E’ una sfida doppia perché io lavoro nella nicchia della nicchia. Devo dire però che perseverando si iniziano a vedere i risultati, vedasi Sony Classical. Vuol dire che qualcosa sta cambiando.

7. Lei ha all’attivo oltre 30 pubblicazioni per chitarra tradotte in cinque lingue. Come nasce il bisogno di pubblicare qualcosa per gli altri?

Il bisogno nasce dalla stessa passione per la musica in quanto la vuoi trasmettere anche agli altri. Io mi ero accorto che in Italia, quando ho iniziato questa esperienza editoriale, stiamo parlando di una ventina d’anni fa, non c’erano metodi diversificati per le diverse età. C’era solo un metodo che veniva usato sia che lo studente avesse 6 anni sia che ne aveva 20 o 40. Ho iniziato questo percorso proprio partendo da una didattica divisa per età che ha avuto grande successo, da qui le traduzioni anche in cinese. Nasce dalla passione di voler trasmettere l’amore proprio per la musica e la chitarra. 

8. La stessa passione che poi l’ha portata a diventare un docente?

La stessa passione, sì. L’insegnamento è qualcosa di imprescindibile dal mio essere musicista. A me piace moltissimo insegnare perché, quando uno sale sul palco ha l’applauso del pubblico, l’insegnamento porta proprio soddisfazioni nel vedere, specialmente in giovani allievi, l’entusiasmo e la voglia che nasce dall’aver capito e quindi rimettere in pratica quel concetto. E’ lo stesso tipo di gratificazione, quel bambino che ha capito ciò che tu gli hai insegnato. Qualche giorno fa a “Saremo Famosi” ho portato un bambino di 11 anni ed era felicissimo. Per me quella è una soddisfazione enorme, come se avessi suonato io. 

9. Ultima domanda che riguarda i suoi tre dischi. Punti in comune e di diversità?

Sicuramente rappresentano un percorso che si è evoluto. I primi due sono prettamente solistici perciò c’è quindi ancora il mio retaggio di chitarrista classico. Piano piano ho cercato di arrivare più all’aspetto melodico ed esaltare proprio queste melodie, cercare di mettere insieme, come diceva Mozart, le note che si amano. Questo è esploso nel terzo disco “Nei tuoi occhi” dove la ricerca di una bella melodia è affiancata proprio da suoni più vistosi e vari. In questo disco c’è anche il concerto che ho scritto per la commemorazione di Segovia perciò ci sono anche questi sei brani, sonorità diverse con più ampio respiro. I primi due dischi sono più intimistici mentre il terzo è un disco corale con tanta musica e tanta musica diversa. 

 

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