Il cantautore e pianista di Urbino è pronto a farsi scoprire al grande pubblico. Stiamo parlando di Raphael Gualazzi, grande talento di pura classe e musicalità pronto ad esplodere sul palco di Sanremo 2013. Se da una parte Gualazzi ha puntato sulla seduzione, su una ballata d’effetto con “Sai (Ci basta un sogno)” dall’altra vi è un brano come “Senza Ritegno” più “duro” con sfumature jazz che si tuffano in un sottofondo di rock.
Raphael Gualazzi è uno dei pochi che porterà sul palco due brani che sono profondamente diversi fra loro. “Senza Ritegno” è una pura sperimentazione derivante dalla mente geniale di Gualazzi che nel corso del tempo si è fatto conoscere ad un pubblico ricercato che immediatamente lo ha eletto come un emblema. Manca però il grande pubblico, quello che riconosce un artista dal volto, dal nome, prima ancora che dalla musica.
Il palco di Sanremo 2013 può sicuramente permettere questo salto. Ritornando a “Senza Ritegno” quello che colpisce ancora una volta è la profonda cura del testo e il messaggio derivante arriva dritto dritto all’ascoltatore. Ci troviamo davanti ad un tema importante, ad un tema quale il ritegno, l’etica in una sfaccettatura profonda. Il brano non vuole criticare o puntualizzare ma mira a raccontare una storia “Senza Ritegno”.
Senza Ritegno
(R. Gualazzi)
Ti guardo e non puoi tentarmi
Dipinta di un’immagine che non apprezzerò
Se parli non puoi ascoltarmi
La magra educazione che diffondi fuggirò
Le mani non puoi scottarti
La fiamma si fa labile nell’insensibile
Mi guardi e non vuoi pensarci
Ma sei solo un disegno se non puoi decidere
E vorrai
E vorrai
E vorrai
Vorrai…
E vorrai ridere chiedendo delucidazioni
Ma fuori, a piede libero, ne abbiamo milioni
Ti sparo nelle gambe e divento cristiano
Dopotutto non è male se mi sento più umano
Ricordati le favole che hai già vissuto
La pace vulnerabile di ogni minuto
Che vivere e ridere, non è abbastanza
Mentre imbianco l’uomo nero, tu prendi
Coscienza!
Ed ora
Ora sai
Hai visto coi tuoi occhi
E pianto con i miei
Non c’è vergogna se non quella di una cieca
Acquiescenza per viltà, per viltà
Ma lascia che sia più tardi
L’inutile lamento che non costruisce mai
Portami nei miei sbagli
Che mai ne avrò bisogno
Come in questo vivere
Qui non si tratta di una libera denigrazione
Ma di rendersi partecipi di ogni ragione
Per vivere, ridere, decidere e sognare
E mi ricordo quella volta che volevo volare
E non aspetto le tue regole neanche un
Minuto
Propongo i sogni liberi di chi ti ha creduto
Leggere e scrivere non è abbastanza
Mentre sbianca l’uomo nero tu prendi
Coscienza
Na-na-na-na-na…
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