Benvenuti ad un nuova puntata della nostra rubrica The Passenger, rubrica che ogni settimana vi propone una nuova realtà musicale emergente italiana. Questa settimana vi presentiamo i Miriam in Siberia, una band hard/psych rock alla ricerca dell’incontro tra psichedelia e chitarre distorte. Formatisi nel 2005 in Campania, i Miriam in Siberia esordiscono con un EP gratuito ed omonimo che viene promosso in download gratuito su MySpace. Nel 2009 esce “Il Suono del Phon“, disco rock scuro ed introverso, dove le chitarre cattive si fondono con una vena alquanto malinconica. Il disco apre però a nuove possibilità stilistiche che si manifestano poi in “Vol. 2” del 2011, registrato in analogico nei Red House Studio di Senigallia e masterizzato da Salt Mastering, New York, un viaggio analogico tra sonorità hard rock degli anni ’70, folk psichedelico e groove profondi ed oscuri: il disco, pubblicato in vinile 7 pollici più cd, è molto influenzato dalla nuova leva psych-rock canadese e americana e si compone di pezzi spacerock e dalla vena marcatamente progressive. Una mistura così complessa e particolare rischierebbe di essere ridotta dalle parole di quelli che non siano le persone stesse che l’hanno composta, e per questo motivo lasciamo la parola direttamente ai Miriam in Siberia.
A tu per tu con i Miriam in Siberia
Il progetto The Passenger nasce per indagare ogni settimana su cosa bolle di nuovo nella pentola della musicale italiana. Abbiamo posto qualche domanda ai Miriam in Siberia che ci hanno parlato di come sia nata la loro musica e di come la stessa incontri spesso realtà musicali a volte completamente differenti.
1. La vostra musica guarda in qualche modo al passato, alle sonorità degli anni ’60 e ’70, all’hard rock e al folk psichedelico, ispirandosi a gruppi come Black Mountain e Black Keys ma anche Black Sabbath e Led Zeppelin. Come fate a conciliare queste due anime?
Forse non siamo mai stati a nostro agio con quello che facevamo, fino a “Vol. 2”, quando abbiamo visto gente come i Black Mountain, abbiamo capito che quel sound poteva essere attualizzato e che quella era la nostra vocazione (per così dire). Non direi che sono due anime separate, più che altro adesso non ci vergogniamo affatto a passare per retrogradi ma anzi cerchiamo di comporre musica con un retaggio più ampio.
2. Nella vostra carriera avete suonato con gruppi come Zion Train, Disco Drive, My Awesome Mixtape, Songs for Ulan, 24 Grana, Virginiana Miller, A Toys Orchestra e ‘A67. Gruppi e scelte musicali molto differenti tra loro. Come vi siete trovati in questi contesti musicali, alcuni dei quali così differenti dal vostro?
Principalmente ci si incontra ad i festival, sotto l’ombrello di indipendenti non ci si trova poi male. Mi ricordo che con i Disco Drive ci divertimmo molto, il loro batterista mi fece suonare la sua batteria, era un Ludwig del ’67 che non ti dico. Con i 24 Grana abbiamo suonato in una serata a Casal Di Principe, era uno dei nostri primi concerti. Ho un bel ricordo anche dei A Toys Orchestra, che abbiamo incontrato all’Atellana Festival ai tempi del loro secondo album. Con i My Awesome abbiamo suonato in un lab collegato al mai troppo compianto Six Days Sonic Festival a Guardia Sanframondi, epico festival campano. I concerti si tenevano su una rocca medievale, per cui la strumentazione doveva essere trasportata a braccia su per le infinite scale. Me la ricordo come una serata dove c’era veramente l’impressione di stare facendo una qualche cosa di valore.
3. Dopo il vostro primo disco “Il Suono del Phon” ed il più recente “Vol. II”, quali sono i progetti futuri dei “Miriam in Siberia”?
Ci siamo ritrovati in studio tempo fa per comporre nuovi pezzi, stiamo sperimentando modalità compositive diverse: entriamo in studio senza un’idea definita, facciamo più jam ed improvvisazioni e quelle che ne vien fuori lo levighiamo. In passato eravamo legati ad un forma canzone più tradizionale. Comunque sia da questa modalità stiamo seguendo la linea di “Vol. 2”: fare due dischi di seguito dove non cambiamo tutto sarà per noi un’esperienza nuova… Stiamo anche sperimentando con la lingua, forse pubblicheremo qualcosa in inglese. Il formato potrebbe essere un EP digitale, o forse un altro vinile 7 pollici.
“Il suono del phon” e “Vol. II”: l’ascolto e il commento
Innanzitutto vi proponiamo l’ascolto delle canzoni dei Miriam in Siberia sia mediante il loro sito ufficiale, dove troverete un lettore con molti brani della band, che attraverso il sito della band su Soundcloud.
Dopo il primo ascolto alcune canzoni colpiscono subito per la loro musicalità e per il forte richiamo al progressive degli anni ’70 di gruppi come Osanna e Nova (forse non a caso una delle canzoni più belle si chiama “Nova2“): le chitarre si fondono perfettamente con il synth e con l’organo, facendoci fare un salto nel tempo considerevole, quando la prima PFM si formava.
La musica dei Miriam in Siberia non è mai banale o artificiosa, e quando si prende delle pause dall’hard rock di pezzi come “Moog Stomp” o “La fine del giorno” (pezzo che potete scaricare gratuitamente) queste sono capaci di scaturire pezzi come “I fiori di Eleusi“, pause che ci fanno capire che i Miriam in Siberia riescono a suonare anche in ambienti acustici senza perdere nulla della loro bravura, utilizzando in pieno il potenziale del genere che hanno scelto, destreggiandosi a meraviglia tra chitarre distorte, organi a pieno volume e voce distorta.
Il loro genere musicale è un po’ retro, ma l’abilità tecnica e le idee presenti nei brani riescono a scavalcare questo apparente divario e mostrano un gruppo in piena salute capace anche di affrontare temi sociali senza distorsioni ma dicendo la propria (come “Fede e ragione” e “Servi e servitori“).
Alla fine non possiamo che non consigliarvi in maniera decisa ed energica l’ascolto di una band come i Miriam in Siberia, un gruppo capace di suonare con grande perizia e capace di coinvolgere con il loro hard rock psichedelico moderno ma d’annata, un gruppo che rinverdisce i fasti del prog rock italiano. Un gruppo da ascoltare.
Formazione:
Nando Puocci: voce, chitarra
Oreste d’Angelo: chitarra, Fender Rhodes, organi Farfisa, synths
Luciano Corvino: basso
Costantino Oliva: batteria