Il tema delle nuove politiche commerciali riguardo il panorama discografico e musicale è sempre un argomento all’ordine del giorno.
Trent Reznor ha deciso di parlarne durante una conferenza all’Università della California “Going it Solo: Music, Marketing and the Web”, intervistato da David Byrne ospite e moderatore d’eccezione insieme a Josh Kim.
Il leader dei Talking Heads proprio in queste ultime settimane sta promuovendo il libro “How Music Works”, lavoro autoprodotto nel quale narra le sue esperienze nel campo della musica, e come i suoi molteplici aspetti abbiano subìto una metamorfosi nel tempo, grazie a nuovi strumenti di creazione, di condivisione e nuovi metodi di produzione.
Il leader dei Nine Inch Nails ha approfittato delle tematiche per parlare riguardo il suo ritorno alle “Major Labels”.
Dopo una vita da ribelle, discograficamente parlando, Trent Reznor ha ben pensato di produrre il nuovo EP degli How to Destroy Angels (di cui è leader e creatore) in uscita per la metà di Novembre con una famosissima etichetta discografica. La stranezza di questa scelta viene subito argomentata e chiarita in questa occasione proprio dal cantante e produttore americano, il quale racconta questa “simpatica esperienza”:
“Nel 2009 eravamo per una data a Praga coi Nine Inch Nails e tutto quello che vedevo erano solo volantini dei Radiohead, che avrebbero suonato nel nostro stesso locale sei mesi dopo. Ho fatto così un giro in un negozio di dischi nella stessa città e ho cercato il nome della mia band: non solo in quel negozio non compariva la sezione del nostro genere musicale, ma non trovai nessun disco dei Nine Inch Nails, segno che in una città come quella la mia band non era mai stata presente. “
Al di là dei gusti discutibili del proprietario del negozio di dischi, l’osservazione è davvero giusta.
Trent Reznor ha sempre pensato che la miglior pubblicità fosse il popolo della rete, e dando sempre vita a lavori autoprodotti avrà forse peccato un po’ di presunzione. Affidarsi ad una major di successo vuol dire collaborare con team che si occupa di pubblicità e diffusione, cura l’immagine dell’artista e gli assicura una diffusione musicale impeccabile.
La verità è che un musicista come Trent ha sempre avuto l’istinto paterno verso le sue creazioni e ha sempre voluto parlare in prima persona lasciando decidere i suoi seguaci riguardo la sua musica. Ad oggi bisogna però riconoscere, come lui stesso sostiene, che la possibilità di dribblare i meccanismi della discografia è riservata solo a chi si è costruito un nome e una popolarità nel tempo, e che gruppi piccoli appena emergenti sono svantaggiati da questo punto di vista soprattutto per l’aspetto economico.
Il beneficio di controllare il destino del tuo prodotto musicale è senz’altro un gran vantaggio, ma necessita anni di esperienza e un corposo seguito di fan.
Inoltre ammette che il lavoro con la grande casa discografica sia stato “piacevolmente piacevole” e che forse continuerà su questa strada, il che non esclude la possibilità in futuro di boicottare ulteriormente le etichette.
Di certo Trent Reznor non ha fatto riferimento ad un gruppetto emergente per quanto riguarda il suo cambio di rotta, i Radiohead hanno da sempre adottato una politica indipendente, riscuotendo successi oltre le aspettative di tutti, ma è anche vero che godono dei benefici di una delle band più amata di sempre. Magari il leader dei Nine Inch Nails avrebbe dovuto farsi due conti e affidarsi alle sapienti mani di Thom Yorke per le sue esigenze di marketing, ma dischi come Pretty Hate Machine non sono di certo facili e melodiosi come quelli della band inglese.
La video testimonianza amatoriale della chiacchierata tra Trent Reznor e David Byrne è apparsa su Youtube , inoltre vi ricordiamo che il 13 Novembre sarà disponibile il nuovo EP “An Omen” degli How to Destroy Angels.