È uscito da pochi giorni il nuovo album di Miley Cyrus. La popstar ha 28 anni ed una carriera incredibile alle spalle, con questo album sembra aver raggiunto una certa maturità ed è passata a sonorità un po’ più rock rispetto al passato. Un album più maturo rispetto ai precedenti sì, ma con ancora del lavoro da fare. Non è la Miley Cyrus di Hannah Montana e nemmeno quella di Wrecking Ball, non è quella influenzata dalla madrina (e che madrina) Dolly Parton: qui c’è Stevie Nicks, la strega bianca. Nel complesso, “Plastic Hearts” è un lavoro in cui si fondono le passioni musicali di Miley Cyrus, tra brani più aggressivi e altri più malinconici e romantici. Oltre a mostrare l’immagine di una donna indipendente, forte, che non teme il giudizio degli altri e non ha paura di andare avanti, c’è un altro messaggio di fondo. Lo ha già detto chiaramente anche Miley Cyrus, è un pensiero rivolto ai suoi ex, e non è dei più gentili.
2. I duetti
In quest’album, prodotto da Mark Ronson, Miley Cyrus si è data alla pazza gioia con le collaborazioni con i suoi punti di riferimento musicali. In questa nuova era più rock, il battesimo avviene con Stevie Nicks e la fusione di “Midnight Sky” e “Edge of Seventeen”, pezzo cult del primo lavoro da solista per la voce Fleetwood Mac, uscito nel 1982. C’è poi Joan Jett, icona della ribellione degli 80s con The Runaways, sulle quali è basato l’omonimo film con Kristen Stewart e Dakota Fanning. C’è Billy Idol per “Night Crawling”, brano che sa di già sentito e che allo stesso tempo fa molto “club”. Lo stesso vale per “Prisoner”, che ha avuto un successo strepitoso non appena è stata rilasciata. In questo caso l’icona è più contemporanea che mai e si tratta di Dua Lipa, per una canzone che ricorda tantissimo gli anni Ottanta e in particolare il ritornello di “Physical” di Olivia Newton-John.