3 Doors Down: “Us and the night”. La recensione

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Il gruppo musicale alternative rock statunitense dei 3 Doors Down è da poco tornato sulla scena musicale con un nuovo disco, “Us and the night“, che segue di ben cinque anni il precedente “Time of my life” e che è stato registrato dal produttore Matt Wallace (Faith No More, Maroon 5) ai Rivergate Studios di Nashville.

La formazione, guidata dal cantante Brad Arnold e che vede come suoi componenti i chitarristi Chris Henderson e Chet Roberts (che sostituisce il chitarrista Matt Roberts, andato via per motivi di salute), il bassista Justin Biltonen (chiamato a sostituire Todd Harrell, uno dei fondatori del gruppo, espulso dopo essere stato incriminato di omicidio stradale) e il batterista Greg Upchurch, è attiva dal 1996 e dal suo primo singolo di successo “Kryptonite” sono passati tantissimi anni, conditi da altri notevoli successi (“Here Without You“) e anche da attvità extramusicali. Infatti i 3DD, come i Simple Plan, si sono dedicati al sociale, fondando nel 2003 la The Better Life Foundation (TBLF), una fondazione il cui scopo principale è aiutare i bambini in difficoltà e grazie alla quale sono riusciti ad aiutare la regione del Golfo del Mississippi, loro patria di origine, dopo l’Uragano Katrina.

La band ha suonato dal vivo insieme a gruppi come Lynyrd Skynyrd, Shinedown, Alter Bridge, Staind, Hinder, Switchfoot, Tracy Lawrence, Sara Evans, Daughtry, Megadeth, Nickelback, Three Days Grace, Breaking Benjamin, Seether, Mentors e ZZ Top e dall’inizio della propria carriera ha venduto oltre 20 milioni di dischi in tutto il mondo. Un gran bel risultato, non c’è che dire.

Ora, dopo cinque anni di silenzio, il gruppo americano torna con un nuovo disco composto da undici tracce per quasi 38 minuti di musica e che si apre subito con uno dei pezzi migliori del disco, “The broken“, un inno rock ad alto impatto energetico che subito predispone bene l’ascoltatore sia per la musica che per il testo. Subito dopo troviamo “In the dark“, brano dalla chitarra aggressiva e da una base di basso molto ben bilanciata che parla di donne e di dolorie che è stato scelto come singolo di lancio del disco, e “Still alive“, pezzo breve ma intenso con un interessante intreccio tra le chitarre e il cui riff di chitarra nel bridge dà una bella spolverata a tutte le band che si ispirano al rock anni 80.

3DD Us and the night
3 Doors Down – “Us and the night” – Cover

Believe it” è una canzone che si fa notare soprattutto per il testo, davvero molto intenso e personale, come spesso Arnold fa (“Everybody’s got a right to change / I didn’t say that I would / Sometimes you have to do your own thing / And I think that I should” /”Tutti hanno diritto di scegliere/Non ho detto che avrei dovuto/ Qualche volta devi fare ciò che è meglio per te/E io penso di averlo fatto”). “Living in your hell” parte con un suono ruvido e pesante e la batteria promette (e mantiene) un suono potente e preciso per un’altra canzone dal forte impatto rock. A rallentare il ritmo del disco ci pensa “Inside of me“, introdotta da un assolo di pianoforte e che accompagna la voce di Arnold con un un accompagnamento orchestrale per l’immancabile pezzo melodico alla 3 Doors Down.

I Don’t Wanna Know” spariglia le carte del disco grazie alla sua nota completamente latina iniziale che viene portata a fondersi con il rock grazie anche alla linea dettata dalla batteria per un buon mix tra i due stili, canzone che in questi anni il gruppo ha portato spesso ai concerti: “Pieces of me” è invece un tipo di brano che i 3DD fanno spesso, ovvero la chitarra acustica che accompagna la voce per poi sprigionare la chitarra elettrica, il tutto immerso in un’atmosfera di malinconia e nostalgia. Il disco ritorna sull’alveo del rock con “Love is a lie” ma anche stavolta con qualcosa di diverso, grazie al suo beat molto particolare ed al suo testo molto diretto.

L’album si avvia alla conclusione e troviamo come penultimo brano la title-track, caricata a molla con le chitarre elettriche e che porta l’ascoltatore a ciondolare la testa a tempo canticchiando il ritornello “Let’s enjoy the ride..” Il disco si conclude con “Fell from the moon,” canzone aperta da un pianoforte molto emozionale e che prosegue con un rock molto piacevole e cadenzato per una canzone molto intricata e che ha un suo punto di forza nel contrasto tra le voci per una fine da ricordare.

Us and the night” ha ricevuto recensioni contrastanti in America: c’è chi ha visto questo disco come un ricordo di quello che sono riusciti ad essere i 3 Doors Down style al momento dei loro esordi e chi invece ha visto questo album come un ennesimo fallito tentativo di riproporre il genere grunge rock rimanendo però incastrati in una serie di scelte musicali retoriche e ridondanti. Dal mio punto di vista “Us and the night” è un buon disco rock con alcuni spunti molto interessanti (“The broken” e “Living in your hell“) immersi in un mare magnum di rock suonato bene ma che non fa gridare al miracolo musicale. Si nota un certo tentativo della band di evolvere nel proprio stile ma si ricade sempre nella classica forma musicale dei 3 Doors Down, il che non è un male, ma può suonare stucchevole per chi aveva sperato anni fa in un gruppo rivelazione e ora si trova invece ad ascoltare un buon gruppo rock mainstream come ce ne sono tanti altri. Da questo punto di vista i cinque anni di assenza dalle scene musicali non hanno giovato molto alla band del Mississippi. Peccato.

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