Il 27 Gennaio è un giorno pesante, un giorno in cui le nuvole hanno il colore dell’acciaio e ogni parola risulta difficile da collocare. Il 27 Gennaio è un giorno in cui si ricorda, per tenere sempre alla mente le stragi dell’umanità. Probabilmente i più sapranno che 66 anni fa l’armata Russa scopriva l’orrore di Auschwitz; ma un’altra tragedia si consumava 22 anni dopo: era il 1967 quando nella depandance dell’hotel Savoy di Sanremo, Luigi Tenco si toglieva la vita dopo l’eliminazione al Festival.
Capite allora quanto sia difficile trovare oggi le parole adatte per conciliare la memoria di eventi così apparentemente distaccati, ma che ancora oggi risuonano come esplosioni nella coscienza. Non è possibile capire le sensazioni di chi in quei giorni c’era, di chi ha vissuto un dramma che ha coinvolto un pianeta intero. Oppure chi la tragedia l’aveva dentro e si è condannato a rimanere un ricordo struggente, una voce che ancora risuona per la sua sincerità melodica.
Lasciare questa data inosservata, non mi pareva giusto; così ho deciso di commemorare senza rischiare di cadere in una retorica di basso livello, in frasi fatte o altro. Probabilmente oggi il silenzio sarà il miglior modo per affrontare il ricordo, per riflettere e dedicare un’attenzione personale a queste tragedie.
Affido allora il mio pensiero a una delle voci più ricche che la musica italiana abbia mai potuto regalarci: Fabrizio de Andrè.
Lascio che siano le parole di Khorakhané (A forza di essere vento) a guidare la riflessione dedicata alle vittime dell’Olocausto, dedicando personalmente la strofa finale (cantata in concerto sia da Dori Ghezzi che da Luvi de Andrè), in questo cammino verso il ricordo.
“Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna
perché l’aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà
sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali.”
(Traduzione dal testo originale in lingua romanes-khorakhané)
Khorakhané (A forza di essere vento) – Fabrizio de Andrè
Arrivando poi ad estrarre un’altra perla di Fabrizio per far sì che quel talento straordinario qual era Tenco, non smetta mai di risuonare nei nostri pensieri.
“Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento”
(Preghiera in Gennaio)