Diciamo la verità, la serata cover di Sanremo è la più divertente tra tutte le cinque, e anche quest’anno, come nelle ultime edizioni del festival lo spettacolo non delude. I big in gara si sono esibiti in una cover di un brano che in qualche modo ha segnato la storia della musica italiana, poche scelte azzardate, alcune bizzarre, altre “giggione” e anche un’auto-celebrazione, insomma ce n’è per tutti i gusti.
La terza serata di Sanremo inizia, come la scorsa, con lo scontro tra i 4 giovani che sperano in un posto per la finalissima di domani. Il primo round tra Miele e Francesco Gabbani in un primo momento va a Miele salvo poi (circa un’ora dopo) rettificare il risultato a favore di Gabbani in quanto per un errore tecnico in Sala Stampa non erano stati conteggiati tutti i voti. Seconda sfida tra Michael Leonardi e Mahmood, quest’ultimo si impone sul collega.
Primo big in gara Noemi e la sua versione di “Delicato” è la carica giusta per aprire la serata, non a caso l’interpretazione della rossa ex coach di The voice è la cover vincitrice del primo gruppo. I Dear Jack portano sul palco il Quartetto Cetra e la loro “Un bacio a mezzanotte“, sicuramente Leiner notevolmente più in forma rispetto al debutto ma non gridiamo al miracolo. Gli Zeroassoluto riescono a “zeroassolutare” anche “Goldrake” di Actarus. “Amore senza fine” di Pino Daniele è il brano scelto da Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, ma i due non riescono a creare una giusta sinergia nel duetto.
Secondo gruppo guidato da Patty Pravo che si “auto coverizza” un brano del suo repertorio, “Tutt’al più” con l’aiuto del rapper Fred De Palma. Elegante e in super in forma Patty Pravo porta a casa un secondo tributo da parte del pubblico, ma questa volta, con un suo brano, giocava in casa. Prova positiva anche per Alessio Bernabei che accompagnato da Benji e Fede presenta la sua versione di “A mano a mano” di Cocciante. Grinta e determinazione per “Amore disperato” proposto da Dolcenera, arrangiamento opinabile a mio avviso. A svegliare, divertire ed emozionare è Clementino che azzarda “Don Raffaè” di De Andrè, in una eccellente teatrale, ed il pubblico, non solo dell’Ariston è definitivamente conquistato, ed infatti il rapper vince la manche del secondo gruppo.
Grandi ospiti della serata i Pooh in formazione originale completa (con Riccardo Fogli) per celebrare i 50 anni di carriera e quale miglior modo se non ripercorrendo alcuni classici della loro vita artistica? Piccola Katy, Si può essere amici per sempre, Pensiero, Chi fermerà la musica, Noi due nel mondo e nell’anima, Dammi solo un minuto, Uomini soli sono i brani proposti in un medley che ha fatto ballare e cantare tutti, e non solo all’Ariston.
Terzo gruppo guidato da Elio e le Storie Tese che propongono una cover in italiano della Quinta di Beethoven, nella versione di Murphy ovviamente riscritta dai “geniacci”. Impeccabile Arisa nella sua versione di “Cuore” di Rita Pavone. Ma a suonare la carica nuovamente all’Ariston è Rocco Hunt con “Tu vo’ fa l’americano” e come cattura il palco facendolo suo il giovane rapper di Salerno, pochi in questa edizione del festival. Bellissima ed emozionante versione de “Il mio canto libero” di Francesca Michielin, prova ampiamente superata per la giovane cantante che, al termine dell’esibizione si libera di tutte le emozioni in un abbraccio con Carlo Conti, ma contro Rocco Hunt nulla si può.
Quarto gruppo con Neffa per l’occasione con i Bluebeters per “O Sarracino” di Renato Carosone ma in chiave bluebeat/ska. Valerio Scanu decide di presentarsi per la prima volta in pubblico al pianoforte per una versione più intima di “Io vivrò senza te” di Lucio Battisti. Niente, il ragazzo anche questa volta tecnicamente impeccabile ma non riesce proprio ad abbattere il muro che lo separa dal pubblico. Irene Fornaciari invece decide di cimentarsi in “Se perdo anche te” di Gianni Morandi rivisitata in chiave moderna, sufficiente la sua esibizione. I Bluvertigo spogliano completamente “La Lontananza” di Domenico Modugno e la rivestono in una versione elegante e raffinata, a tratti gotica ma molto romantica.
A vincere nel gruppo è la discutibile cover di Valerio Scanu.
Quinto ed ultimo gruppo con Lorenzo Fragola e la sua versione de “La donna cannone”, l’ex vincitore di X Factor porta a casa il compitino ma discutibile la sua scelta di cimentarsi con un brano di De Gregori. Enrico Ruggeri insegna a molti dei giovani colleghi in gara come si cattura il palco di Sanremo divertendosi con un remake de “‘A canzuncella” degli Alunni del Sole. Annalisa esalta ancora il pubblico all’Ariston con “America” di Gianna Nannini; la sua performance è decisa, determinata e rock come non mai a Sanremo. A chiudere il quinto gruppo e la gara delle cover tra i big sono gli Stadio con una versione da brividi di “La notte dei miracoli” di Lucio Dalla accompagnati da Ricky Portera. Gaetano Curreri ci ha regalato uno degli omaggi più belli ed intensi all’indimenticato Lucio, sul finale del brano la voce di Dalla si fonde con quella di Curreri. Grazie Stadio!
Prima di eleggere la miglior cover di Sanremo 2016 c’è ancora spazio per un altro ospite, Hozier, con una versione intensa di “Take me to church”.
Gli Stadio sono i trionfatori della terza serata delle cover, secondo Scanu terzo Clementino; seguono Noemi e Rocco Hunt.